Periodi di freddo e caldo estremi più frequenti entro il 2100
I più colpiti saranno i Paesi in via di sviluppo
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Gli sbalzi estremi di temperatura sono bruschi cambiamenti dal caldo al freddo o viceversa (fonte: Sijia Wu, Ming Luo, Manqing Shi) – RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli sbalzi estremi di temperatura, con il passaggio da periodi di caldo torrido al freddo e viceversa, stanno diventando sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico e si prevede possano aumentare entro il 2100.
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e guidato dalla cinese Sun Yat-sen University.
I ricercatori guidati da Sijia Wu e Ming Luo hanno analizzato i dati globali dal 1961 al 2023 e li hanno poi combinati con i modelli climatici per comprendere la possibile evoluzione del fenomeno. I risultati indicano che tutto il mondo dovrebbe prepararsi ad inversioni di temperatura sempre più intense, rapide e frequenti e che a risentire di più delle conseguenze saranno i Paesi in via di sviluppo con popolazioni molto numerose, che risultano da 4 a 6 volte più esposti rispetto ai Paesi industrializzati.
Gli sbalzi estremi di temperatura consistono in bruschi cambiamenti dal caldo al freddo o viceversa, che avvengono nell’arco di massimo di 5 giorni. La sfida maggiore che pongono sta nel tempo estremamente limitato per potersi adattare alla variazione, e ciò amplifica gli effetti negativi su salute umana, ecosistemi, infrastrutture e agricoltura. Ad esempio, l’Europa ha vissuto un evento particolarmente intenso nell’aprile 2021, quando l’improvviso crollo delle temperature ha causato danni diffusi soprattutto alle colture.
I dati analizzati evidenziano inoltre che, a partire dal 1961, oltre il 60% delle regioni globali incluse nell’analisi ha sperimentato un aumento nella frequenza, nell’intensità e nella rapidità delle inversioni di temperatura: Europa occidentale, Sud America, Africa e Asia Sud-orientale le aree più interessate.
I ricercatori osservano che se le emissioni di gas serra non si ridurranno, gli sbalzi estremi continueranno ad aumentare in frequenza, intensità e rapidità per tutto il secolo, mentre i danni risulterebbero limitati in caso di azioni volte a contenere le emissioni.