Antartide senza segreti: la nuova mappa del continente nascosto
Grazie a decenni di ricerche e a nuove tecnologie, gli scienziati hanno ricostruito con precisione la topografia nascosta dell’Antartide, rivelando montagne e vallate sommerse e lo spessore reale della calotta glaciale
Di C. Bianchi, S. Urbini e A. Zirizzotti
www.ingvambiente.com
L’Antartide è il continente più remoto e misterioso della Terra. La calotta di ghiaccio, spessa fino a 4,7 km, custodisce informazioni fondamentali per comprendere il clima passato e prevedere le future evoluzioni. Oggi, grazie a un importante sforzo scientifico internazionale, disponiamo della mappa più dettagliata mai realizzata del fondo roccioso antartico: si chiama Bedmap3 ed è il risultato di decenni di studi, rilevamenti e innovazioni tecnologiche.
La nuova mappa è il risultato di una collaborazione internazionale tra numerosi istituti di ricerca, che hanno raccolto e integrato dati acquisiti nell’arco di sessant’anni attraverso rilevamenti radar, sondaggi sismici, immagini satellitari e missioni aeree. Il progetto è guidato dal British Antarctic Survey (BAS) con il contributo di ricercatori di diverse nazioni, tra cui l’Italia. Rispetto alle versioni precedenti, Bedmap3 integra un numero impressionante di dati – oltre 82 milioni di nuove misure – e permette di comprendere meglio il comportamento della calotta glaciale, fornendo strumenti preziosi per prevedere l’evoluzione del clima e il possibile innalzamento del livello del mare.

Lungo la storia della ricerca scientifica in Antartide
Il cammino verso la conoscenza del continente nascosto è stato lungo e complesso, scandito da numerosi progetti internazionali che hanno permesso di ricostruire la storia climatica e geologica dell’Antartide. Fin dagli anni ’80, i ricercatori del Scott Polar Research Institute (SPRI) di Cambridge hanno iniziato a esplorare la calotta glaciale con tecniche radar, rivelando per la prima volta l’incredibile paesaggio nascosto sotto i ghiacci. Le prime mappe glaciologiche e geofisiche pubblicate nel 1983 mostrarono un mondo fino ad allora sconosciuto, con valli, montagne e laghi sepolti sotto chilometri di ghiaccio.
Per approfondire lo studio della calotta e raccogliere informazioni sul clima del passato, sono stati avviati grandi progetti internazionali di perforazione del ghiaccio. Tra questi, EPICA (European Project for Ice Coring in Antarctica), che ha permesso di estrarre carote di ghiaccio contenenti dati climatici risalenti a 800.000 anni fa, e il progetto più recente Beyond EPICA, guidato da un team italiano, che punta a raggiungere un milione e mezzo di anni nel passato. Oltre all’Antartide, programmi simili sono stati condotti anche in Groenlandia, con i progetti GRIP e NGRIP, e sui ghiacciai alpini.
L’evoluzione della ricerca ha portato anche allo sviluppo di sofisticate tecnologie radar per indagare la struttura della calotta glaciale. La capacità del ghiaccio di essere quasi trasparente alle onde radio ha reso possibile il perfezionamento delle tecniche di Radio Echo Sounding (RES), che oggi consentono di mappare con precisione il fondo roccioso e di individuare la presenza di acqua liquida sotto la calotta. Queste tecnologie hanno rivoluzionato la nostra comprensione dell’Antartide, permettendo di scoprire la struttura nascosta del continente e il ruolo dei laghi subglaciali nella dinamica della calotta.
Le nuove scoperte di Bedmap3
I dati raccolti hanno permesso di individuare con maggiore precisione le caratteristiche geomorfologiche dell’Antartide, rivelando dettagli finora sconosciuti. Uno degli aggiornamenti più significativi riguarda la distribuzione dello spessore del ghiaccio: si è scoperto che in molte aree la calotta glaciale è più spessa di quanto si pensasse in precedenza. Inoltre, è stata migliorata la rappresentazione delle catene montuose nascoste sotto il ghiaccio, così come delle vallate e delle fosse tettoniche sepolte.
Un’altra importante revisione riguarda la posizione dello strato di ghiaccio più spesso dell’Antartide. In passato, le stime indicavano il Bacino di Astrolabe, nella Terra di Adelia, come l’area con il maggiore accumulo di ghiaccio. Tuttavia, grazie ai nuovi dati, è emerso che il primato spetta a un canyon senza nome nella Terra di Wilkes (Lat. 76.052°S Lon. 118.378°E), dove l’incredibile spessore di ghiaccio raggiunge i 4.757 m, quasi cinque chilometri di profondità!

Questa scoperta non solo migliora la nostra conoscenza della struttura geologica del continente, ma fornisce anche nuovi elementi per lo studio della dinamica dei ghiacci e della loro interazione con il fondo roccioso sottostante. Queste informazioni sono cruciali per affinare i modelli che prevedono l’evoluzione futura dei ghiacci antartici. La mappatura dettagliata della base rocciosa consente di identificare le aree più vulnerabili alla fusione, un aspetto fondamentale per valutare l’impatto del cambiamento climatico.
Considerata l’importanza di questa scoperta e il contributo della ricerca italiana nella mappatura dei ghiacci antartici, sarebbe un grande riconoscimento intitolare il canyon senza nome nella Terra di Wilkes al Prof. Ignazio Ezio Tabacco, pioniere della radio-glaciologia in Italia, che ha dedicato la sua carriera allo studio della calotta antartica.

Il contributo di INGV alla ricerca in Antartide
L’Italia ha dato un contributo significativo a questa impresa scientifica. In particolare l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) è attivo da anni nello studio delle calotte glaciali. A partire dal 1997, il gruppo di radio-glaciologia di INGV ha sviluppato il sistema Glacio RADAR, un sofisticato strumento di rilevamento montato su aerei, progettato per misurare lo spessore del ghiaccio con tecnologie radar avanzate.
Durante diverse missioni italiane in Antartide, condotte nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), gli scienziati INGV hanno percorso oltre 36.000 chilometri raccogliendo dati fondamentali per la conoscenza della regione. Le ricerche si sono concentrate soprattutto nella parte orientale del continente, in particolare nelle aree attorno alla base italiana Mario Zucchelli e alla stazione italo-francese Dome Concordia.

I dati raccolti hanno portato a importanti scoperte, tra cui l’individuazione di 14 nuovi laghi subglaciali nella Terra di Wilkes. Questi specchi d’acqua, intrappolati sotto chilometri di ghiaccio, rappresentano un ambiente unico, isolato dal resto del pianeta per milioni di anni.
Grazie agli studi condotti da INGV è stato possibile individuare i siti migliori per il carotaggio del ghiaccio. Questo ha permesso di estrarre campioni preziosi per la ricostruzione del clima degli ultimi 750.000 anni, rivelando dettagli sulle variazioni atmosferiche e sull’alternanza dei cicli glaciale-interglaciale che hanno caratterizzato il passato del nostro pianeta.
I dati raccolti dal Team italiano sono stati condivisi con la comunità internazionale attraverso il progetto BEDMAP e sono disponibili sul sito web ires.ingv.it
Un passo avanti per la ricerca sul cambiamento climatico
La realizzazione della mappa Bedmap3 segna un progresso scientifico di rilevanza eccezionale. Questo strumento di analisi senza precedenti apre nuove frontiere nello studio della calotta glaciale e della sua evoluzione. La sua capacità di fornire una visione dettagliata del paesaggio subglaciale permette di affinare i modelli predittivi e di comprendere con maggiore precisione le dinamiche dei ghiacci. Di conseguenza, contribuisce in modo significativo alla ricerca sulle variazioni climatiche e sull’innalzamento del livello del mare.
L’accesso ai dati di Bedmap3 è aperto alla comunità scientifica internazionale, offrendo una risorsa fondamentale per lo studio del clima globale e delle sue evoluzioni future. Il continente più inesplorato della Terra continua così a svelare i suoi segreti, fornendo informazioni preziose per affrontare le sfide ambientali che ci attendono.
Per approfondire e consultare i dati della ricerca, è possibile accedere al dataset ufficiale disponibile al link:
https://doi.org/10.5285/2d0e4791-8e20-46a3-80e4-f5f6716025d2