Scoperte 128 nuove lune di Saturno: è un record nel sistema solare

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Scoperte 128 nuove lune di Saturno: è un record nel sistema solare

I satelliti appena osservati, di forma irregolare e di piccole dimensioni, orbitano a grande distanza e si aggiungono ai 146 già noti, ponendo domande sulla loro origine
di Celeste Ottaviani
www.lescienze.it

Questa immagine scattata dalla sonda Cassini della NASA il 29 luglio 2011 mostra cinque lune di Saturno: Giano, Pandora, Encelado, Rea e Mimas (© NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute) ()

Rea, Epimeteo, Encelado. E ancora, Titano, Teti, Iperione. Ma non solo. Ci sono anche Ijiraq, Kiviuq e Paaliaq. Queste sono solo alcune delle lune di Saturno, ma la lista potrebbe andare avanti ancora e ancora, per un totale di 274 satelliti. Un gruppo di astronomi guidato da Edward Ashton, dell’Istituto di astronomia e astrofisica dell’Academia sinica di Taiwan, ha infatti annunciato di aver scoperto 128 nuove lune che orbitano attorno a Saturno, che vanno ad aggiungersi alle 146 già conosciute. Un numero di satelliti naturali che supera quello di qualsiasi altro pianeta del sistema solare: da Mercurio e Venere che non ne possiedono alcuno, passando per la Terra con la sua singola Luna, ai due di Marte, per arrivare ai 16 di Nettuno e i 28 di Urano, fino ai 95 di Giove.

Ma, se la nostra Luna ha un diametro di 3475 chilometri, i satelliti rilevati grazie al telescopio Canada-France-Hawaii, situato sulla cima del vulcano Mauna Kea sull’isola Hawaii, hanno dimensioni molto più contenute. Come riportato in un articolo che verrà pubblicato sulle “Research Notes dell’American Astronomical Society”, i corpi osservati hanno diametri di circa 2-4 chilometri, sono irregolari e si muovono attorno al pianeta con orbite distanti, spesso in senso contrario le une rispetto alle altre.


Caratteristiche che anche i satelliti già conosciuti presentano. Un esempio è Iperione, una luna oblunga dal diametro pari all’otto per cento di quello del nostro satellite e dalla superficie tutt’altro che liscia, ma ricoperta di crateri molto profondi che le fanno assumere un aspetto simile a quello della pietra pomice.

Dopo due decenni di ricerche, con le prime osservazioni effettuate già nel 2004-2007, le lune sono state ora ufficialmente riconosciute dall’International Astronomical Union (IAU), l’autorità che assegna i nomi ai pianeti, agli asteroidi, alle stelle e agli altri corpi celesti e che ne fissa definizioni uniformi.

“Le nuove lune sono lontanissime da Saturno, arrivano a distanze di circa 15 milioni di chilometri, spesso presentano orbite retrograde o con grandissime inclinazioni rispetto al piano degli altri satelliti. Si tratta di oggetti, molto probabilmente asteroidi catturati da Saturno, che si sono scontrati frammentandosi in corpi più piccoli. Anche la composizione è molto varia”, ha riferito Marco Romoli, professore associato del Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Firenze e membro della International Astronomical Union.

“Ma tutto ciò non ne determina l’esclusione o meno dall’essere riconosciuti come lune da parte della IAU”, ha sottolineato Romoli. A oggi l’International Astronomical Union non ha emesso delle risoluzioni in merito a una definizione di luna, come, per esempio, è stato fatto per i pianeti, in passato.

“Pertanto il dibattito è ancora aperto, ma la convenzione che implicitamente è stata adottata finora è quella di classificare come satelliti tutti gli oggetti con dimensioni superiori a un chilometro di diametro”, ha spiegato l’esperto che ha proseguito evidenziando come il limite nelle dimensioni sia fondamentale “per distinguere le lune da corpi di piccole dimensioni e polveri come quelle che invece formano gli anelli del pianeta”.

Il grande numero di satelliti ha spinto gli astronomi anche a chiedersi perché Saturno abbia così tante lune, molte più di Giove, nonostante quest’ultimo sia più grande e più vicino alla fascia degli asteroidi. Come ha spiegato Andrea Cimatti, professore ordinario di astronomia del Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Bologna, le ipotesi elaborate fino a ora sembrano essere due.

“Molte delle piccole lune scoperte orbitano in gruppo, suggerendo un’origine comune abbastanza recente che gli autori dello studio collocano attorno a 100 milioni di anni fa. Pertanto, una spiegazione al gran numero di satelliti potrebbe trovarsi proprio nella ‘giovane’ natura di questi oggetti che si sarebbero formati da collisioni tra corpi più estesi, a seguito delle quali alcuni detriti sarebbero rimasti in orbita attorno al pianeta”, ha commentato Cimatti. “Ed è proprio questa origine recente che permetterebbe di spiegare il gran numero di lune: se questi detriti fossero stati generati da impatti più antichi, oggi non apparirebbero così concentrati, ma sarebbero dispersi in regioni più ampie o addirittura scomparsi.”

L’altra ipotesi avanzata dai ricercatori, invece, giustifica il grande numero di corpi celesti sostenendo che queste scoperte possano essere dovute, almeno in parte, a quello che Cimatti ha definito un bias osservativo.

“Per via della sua distanza dalla Terra, Saturno può essere osservato più facilmente di quanto si riesca a fare con Giove”, ha aggiunto Cimatti. “I telescopi che lo inquadrano sono infatti capaci di ‘fotografare’ in un solo colpo, una regione di spazio più ampia attorno al pianeta, facilitando anche l’osservazione di eventuali satelliti più lontani.”

“Catturando ampie immagini della porzione di cielo attorno al pianeta è possibile vedere tutto quello che avviene al suo interno”, ha riferito il professore. Dall’analisi della posizione in funzione del tempo degli oggetti identificati, ha spiegato, si può poi convertire il movimento che vediamo in un moto tridimensionale, con parametri orbitali che ci permettono di capire dove sono effettivamente localizzati e come orbitano questi oggetti intorno a Saturno. “Ciò consente di riconoscere la presenza di lune, ma anche di separarle da eventuali altri corpi, come asteroidi che potrebbero trovarsi nella stessa area osservata.”

Secondo gli autori della ricerca, studiare le dinamiche delle numerose lune di Saturno potrebbe aiutare a capire meglio anche l’origine degli anelli che lo circondano, ma non solo. “Questi risultati ci permettono di riflettere su quanto ci sia ancora da scoprire e da comprendere anche nel nostro stesso sistema solare, così vicino a noi”, ha concluso Cimatti.

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