NELLA PROSSIMA SETTIMANA LA SCISSIONE DEL VORTICE POLARE E UN NUOVO EQUILIBRIO TRA LE FIGURE BARICHE A SCALA EMISFERICA
NELLA PROSSIMA SETTIMANA LA SCISSIONE DEL VORTICE POLARE E UN NUOVO EQUILIBRIO TRA LE FIGURE BARICHE A SCALA EMISFERICA
di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera
Nel corso della prossima settimana la distribuzione della pressione atmosferica sul nostro emisfero subirà una modifica significativa a grande scala. La causa è da ricercare in un’azione a tenaglia che sarà operata dall’anticiclone delle Aleutine sull’Oceano Pacifico – cioè del campo anticiclonico che è l’analogo di quello delle Azzorre in Oceano Atlantico – e dalla figura di alta pressione che sta caratterizzando la dinamica del tempo in Europa con i valori barici più elevati, tra i 1050 e i 1055 hPa, tra la Finlandia e la Russia. In pratica, i due sistemi si comporteranno come due morse che strozzeranno il Vortice Polare sulla sua sede di origine obbligandolo alla rottura in più circolazioni depressionarie secondarie che andranno a collocarsi tra il Canada, l’Oceano Atlantico e la Siberia (fig. 1).
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I risvolti del tempo europeo dipenderanno dalla circolazione atlantica e da quella siberiana, separate alle alte latitudini proprio dal campo di alta pressione che si insedierà al Polo al posto della circolazione ciclonica del vortice polare spodestato dalla sua dimora naturale. Questa dinamica permetterà da un lato una parziale retrogressione del vortice gelido siberiano verso la penisola scandinava e i paesi dell’est europeo e, dall’altro, una possibile estensione verso il nostro continente del raggio d’azione del flusso perturbato atlantico, caratterizzato da aria più mite e umida. Gli anticicloni polari sono il segno tangibile di una circolazione ciclonica troposferica che si trova in difficoltà e che, proprio perché sloggiata dalle alte latitudini, finisce per condizionare le dinamiche atmosferiche più a sud rispetto alle aree che sarebbero di sua competenza: è proprio da queste situazioni che si originano le ondate di freddo più organizzate, dirette lungo i meridiani. Ma… quali meridiani? Non tutti ovviamente, dal momento che l’evoluzione ondulatoria dei flussi portanti alterna risalite di aria calda a discese di aria fredda. Inoltre, più si trova a sud la meta da raggiungere, maggiore è la strada da percorrere e più alto è il numero di tasselli che si devono incastrare per incanalare il freddo verso le basse latitudini, come per esempio il Mediterraneo.
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Nel nostro caso di analisi, le caratteristiche salienti della nuova circolazione sottolineerebbero al momento la presenza di un debole canale anticiclonico sull’Oceano Atlantico settentrionale e di una tesa corrente zonale sull’area delle Azzorre, come conseguenza della probabile fuoriuscita dal Canada di una parte della circolazione ciclonica qui presente, a seguito della scissione del vortice troposferico di partenza (fig. 2). Dando quindi credito alle elaborazioni fisico-matematiche odierne, i settori centro-meridionali europei si troverebbero al confine tra le circolazioni indotte dai due sistemi depressionari e, sempre ad oggi, verrebbe meno una maggiore espansione meridiana della circolazione gelida perché non ci sarebbe un solido contributo dell’Anticiclone delle Azzorre nel tenere saldamente in piedi, rinforzandolo, quel debole canale anticiclonico di cui abbiamo appena parlato. Sarà quindi ancora lunga la strada per riuscire a capire quale sarà il disegno barico più probabile perché durerà ancora a lungo il gioco degli equilibri tra i diversi protagonisti: spetterà come sempre ai ricalcoli fornirci informazioni sempre più attendibili, man mano che ci addentreremo nella seconda decade di febbraio.