Ma saremo davvero colpiti da un asteroide?

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Ma saremo davvero colpiti da un asteroide?

Scoperto un mese fa, l’asteroide 2024 YR4 ha una probabilità per ora minima ma non nulla di impatto con la Terra nel 2032. Ma questa probabilità potrebbe diventare ancora più piccola con ulteriori osservazioni. E se proprio dovesse caderci sulla testa, il danno che 2024 YR4 potrebbe procurare è di tipo locale, di certo non globale come quello che portò all’estinzione dei dinosauri
di Emiliano Ricci
www.lescienze.it

Illuatrazione dell’l’asteroide 2024 YR4 (©ESA) ()

Dai fumetti di Asterix sappiamo che l’unica paura dei Galli è quella che “il cielo ci cada sulla testa”. Ma, come conclude sempre il capo del villaggio Abraracourcix, “che cada è certo, ma domani no di sicuro!”. Potremmo dire che in queste sagge parole si cela una verità scientifica inaspettata: la probabilità che un asteroide cada sulla Terra esiste, ma il quando è una questione ben diversa. Ecco perché la scoperta di oggetti come 2024 YR4 – in traiettoria apparentemente minacciosa per il nostro pianeta – ci ricorda quanto sia fondamentale il monitoraggio continuo del cielo.

L’asteroide 2024 YR4 è infatti un oggetto near-Earth (NEO) che ha recentemente attirato l’attenzione della comunità astronomica e degli esperti di difesa planetaria a causa della sua possibilità, seppur minima, di impattare con la Terra. Scoperto il 27 dicembre 2024 dal telescopio Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System (ATLAS), in Cile, dalle prime osservazioni risulta che abbia un diametro stimato tra 40 e 100 metri, posizionandolo nella categoria degli asteroidi di dimensioni medio-piccole.

Rischio di impatto nel dicembre 2032
L’asteroide segue un’orbita allungata (eccentrica) attorno al Sole, con un periodo orbitale di poco superiore a quattro anni terrestri. Il problema è che, calcolandone l’orbita, i sistemi di tracciamento automatizzato, tra cui quelli operati dal Center for Near-Earth Object Studies (CNEOS) della NASA e dal Near-Earth Object Coordination Centre (NEOCC) dell’Agenzia spaziale europea (ESA), hanno identificato una probabilità minima, ma non nulla, di impatto con la Terra il 22 dicembre 2032. A oggi, nel momento in cui scriviamo, la probabilità stimata di impatto è approssimativamente pari a 1,3 per cento, valore che posiziona l’asteroide in testa alla cosiddetta risk list, ovvero la speciale classifica che elenca i corpi del sistema solare con la probabilità più alta di collisione con il nostro pianeta.


Questo significa anche che – rovesciando la prospettiva – abbiamo quasi il 99 per cento di probabilità che passi solo vicino, magari dando spettacolo in cielo, come certamente accadrà con l’asteroide Apophis, quando il 13 aprile 2029 – esattamente la stessa data in cui era stato inizialmente previsto l’impatto catastrofico con la Terra – farà un passaggio estremamente ravvicinato sopra le nostre teste, battendo il record di avvicinamento di un asteroide di questa taglia (Apophis ha una dimensione stimata di 370 metri). L’asteroide passerà infatti ad appena 31.600 chilometri dalla superficie terrestre, quindi a una distanza minore dell’anello delle orbite dei satelliti geostazionari e a meno di un decimo della distanza media Terra-Luna.

Gli astronomi hanno stimato che durante il passaggio Apophis diventerà visibile a occhio nudo (se osservato da cieli sufficientemente scuri e limpidi), e anche questa circostanza sarà una prima assoluta. Nessun asteroide di queste dimensioni è mai stato visibile a occhio nudo (l’unico asteroide visibile a occhio nudo, in circostanze eccezionali, è Vesta, nella fascia principale, quella compresa fra le orbite di Marte e Giove).

Ma, tornando a 2024 YR4, gli astronomi si sono anche premurati di annunciare subito che questo valore – basato su osservazioni distribuite su un arco temporale di poco più di un mese, quindi con un tratto di orbita tracciato piuttosto limitato – potrebbe variare (naturalmente in meglio!) con ulteriori osservazioni e dati astrometrici più precisi. Dobbiamo quindi preoccuparci? Come per Abraracourcix, anche in questo caso la risposta è duplice: probabilmente sì, ma sicuramente non oggi. Gli asteroidi che passano vicino al nostro pianeta sono numerosi, ma solo una piccolissima percentuale presenta un rischio reale di impatto. Il monitoraggio costante del cielo da parte di osservatori terrestri e missioni spaziali permette di individuare questi oggetti spesso con largo anticipo (come è appunto accaduto per 2024 YR4) e, se necessario, studiare opportune strategie per mitigarne il rischio.


“L’aspetto interessante di 2024 YR4 riguarda proprio la probabilità d’impatto con la Terra”, spiega a “Le Scienze” Albino Carbognani, dell’INAF – Osservatorio di astrofisica e scienza dello spazio (OAS) di Bologna. “Con le osservazioni disponibili in questo momento, il grado di rischio è -0,58 nella scala Palermo e 3 nella scala Torino, quindi è una situazione che richiede attenzione e l’asteroide necessita di ulteriori osservazioni astrometriche con i telescopi al suolo per determinare meglio l’orbita. Purtroppo 2024 YR4 è in fase di rapido allontanamento dalla Terra, e ben presto sarà talmente debole da non essere più osservabile.”

Due scale per quantificare il rischio
Per quantificare il rischio associato agli asteroidi, gli scienziati si basano infatti su due scale, che prendono il nome delle due città italiane dove sono state rispettivamente presentate per la prima volta: la “scala Palermo” e la “scala Torino”. Basandosi su modelli e osservazioni, gli astronomi hanno valutato la probabilità di impatto di un asteroide sulla Terra, scoprendo che impatti di oggetti come quello di Chelyabinsk, nel 2013, possono verificarsi ogni 70-100 anni, mentre impatti di asteroidi di un chilometro possono verificarsi ogni 500.000 anni circa. È possibile stimare anche la probabilità per un individuo di essere colpito da un meteorite (il meteorite è il frammento che arriva fino al suolo): è pari a circa 1 su 1 miliardo nell’arco della vita. Molto più facile vincere al Superenalotto, dove la probabilità di fare sei è di 1 su oltre 622 milioni.


In ogni caso, non tanto per mettersi al riparo, quanto per poter almeno classificare gli asteroidi in base al potenziale rischio di impatto, gli astronomi hanno ideato un doppio sistema di valutazione. Così, imitando i geologi che, per valutare un terremoto, impiegano la scala Mercalli – dal nome del vulcanologo Giuseppe Mercalli (1850-1914), che la propose nel 1884 – basata sulla fenomenologia osservata, e la scala della magnitudo Richter – dal nome del fisico e sismologo statunitense Charles Francis Richter (1900-1985), che per primo la propose nel 1935 – basata sull’energia rilasciata dall’evento tellurico, anche gli astronomi che si occupano di asteroidi potenzialmente pericolosi hanno creato due scale per la valutazione del rischio da impatto di un asteroide con il nostro pianeta, note in inglese con i nomi di “Torino Scale” e “Palermo Technical Impact Hazard Scale”.

Mentre la prima – nata originariamente come “A Near-Earth Object Hazard Index” – è una scala a passi discreti (da 0 a 10) ideata per comunicare con il pubblico i rischi associati a un possibile impatto, la seconda è una scala continua di tipo logaritmico che combina due tipi di dati – la probabilità di impatto e il rendimento cinetico stimato, ovvero il danno causato – in un unico valore di “pericolo” (hazard, in inglese), che può anche essere negativo, come è appunto quello relativo a 2024 YR4.

“L’asteroide 2024 YR4 ha dimensioni paragonabili a quello responsabile della catastrofe di Tunguska del 1908”, prosegue Carbognani. “Considerato il diametro di circa 350 metri, l’impatto con Apophis sarebbe stato pericoloso, mentre un corpo di classe Tunguska come 2024 YR4 si può ancora gestire, eventualmente evacuando la zona dell’impatto nel caso fosse abitata.” In altre parole, il danno che potrebbe procurare è di tipo locale, sicuramente non globale come quello che portò all’estinzione dei dinosauri. Intanto, le stime preliminari individuano le regioni dove può verificarsi il potenziale impatto dell’asteroide – il cosiddetto “Impact Risk Corridor” – attestate su questa ampia fascia del globo terracqueo: Oceano Pacifico orientale, Sud America settentrionale, Oceano Atlantico, Africa, Mar Arabico e Asia meridionale.


Progressi nella difesa planetaria
Come anticipato, è molto probabile che ulteriori osservazioni riducano a zero il rischio di impatto per 2024 YR4, ma nel caso in cui questo dovesse invece mantenere la Terra come bersaglio, abbiamo visto che negli ultimi anni la scienza ha fatto enormi progressi nel campo della difesa planetaria. Missioni come DART (Double Asteroid Redirection Test) della NASA hanno dimostrato che possiamo deviare la traiettoria di un asteroide con un impatto cinetico, spostandolo quel tanto che basta per evitare un possibile futuro scontro con la Terra.  

Sebbene 2024 YR4 presenti un rischio di impatto molto basso, la sua scoperta evidenzia l’importanza di una vigilanza continua nella rilevazione degli asteroidi e nella difesa planetaria. I prossimi mesi e anni (dopo questo primo passaggio, l’asteroide tornerà a essere visibile nel 2028) forniranno una maggiore chiarezza sulla sua traiettoria, garantendo che possano essere prese misure adeguate in caso di necessità. Con il miglioramento delle tecnologie di rilevamento, la capacità di valutare e mitigare le minacce degli asteroidi diventerà sempre più efficace, rafforzando la preparazione globale contro potenziali impatti futuri.

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