Alcuni vermi che vivono nella zona di Chernobyl hanno sviluppato un “super potere”
Alcuni scienziati hanno scoperto che i vermi che vivono vicino a Chernobyl hanno sviluppato un nuovo “superpotere”: sembrano essere immuni alle radiazioni
di Germana Carrillo
www.greenme.it

Dalle rane nere ai lupi a una nuova specie di cane, l’esposizione alle radiazioni ha visto molti animali che vivono vicino a Chernobyl subire delle vere e proprie mutazioni. Ma un recente studio mostra che non tutti gli animali nella zona di esclusione avrebbero risposto in questo stesso identico modo.
Secondo la ricerca pubblicata su PNAS Proceedings of the National Academy of Sciences, i vermi che vivono vicino a Chernboyl avrebbero piuttosto sviluppato un “superpotere” tale per cui sembrano essere immuni alle radiazioni.
Si tratta dei nematodi della specie Oscheius tipulae, i vermi microscopici raccolti nella CEZ, la zona di esclusione di Chernobyl, uno dei luoghi più radioattivi al mondo, che con questa scoperta offrono un nuovo sguardo sull’adattabilità della vita: nonostante le condizioni estreme, insomma, non mostrerebbero segni di danni genetici.
Lo studio
Gli scienziati hanno raccolto centinaia di nematodi – minuscoli vermi del suolo – prelevandoli tra terra, lettiera e frutti in decomposizione. Tornati in laboratorio, con l’aiuto di contatori Geiger per monitorare i livelli di radiazione, hanno sequenziato i genomi di 15 esemplari provenienti dalla CEZ e li hanno messi a confronto con quelli di nematodi della stessa specie raccolti in angoli lontani del pianeta: Filippine, Germania e Stati Uniti.
Il risultato? Semplicemente sorprendente: i nematodi di Chernobyl non mostravano tracce di riarrangiamenti cromosomici né mutazioni attribuibili alla radioattività. Ma non è tutto: i ricercatori hanno anche testato la resistenza dei vermi ai danni al DNA, cercando di capire se l’esposizione dei loro antenati a radiazioni avesse forgiato una sorta di “super-scudo” genetico. Da qui è emerso che nessuna correlazione tra la loro resistenza e i livelli di radiazione vissuti dalle generazioni precedenti.
Una scoperta che ribalta ogni previsione: nonostante l’ambiente estremo, il DNA dei nematodi resta sorprendentemente stabile. La ricerca apre nuovi orizzonti sulla capacità della vita di adattarsi, resistere e persino prosperare in condizioni che credevamo insostenibili. Un piccolo grande promemoria che la natura trova sempre il modo di risorgere, anche dove l’uomo ha lasciato cicatrici profonde.