Il “Sole nero” causò la fine delle grandi piramidi egizie?
Un’eclissi totale di Sole interprepata come un cattivo presagio
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D’improvviso il giorno si fa buio come la notte, sopra il delta del Nilo.
Gli occhi si alzano al cielo e scorgono il disco del Sole che scompare a tradimento dietro quello della Luna. E’ il primo aprile del 2471 a.C. e l’inquietudine serpeggia tra gli abitanti dell’antico Egitto. Sta succedendo qualcosa che cambierà per sempre il loro rapporto con il cielo e le divinità. E’ l’eclissi totale di Sole, un evento astronomico tanto drammatico quanto imprevisto che potrebbe aver rivoluzionato le pratiche funerarie dell’Antico Regno segnando la fine dell’era delle grandi piramidi: a ipotizzarlo per la prima volta è l’archeoastronomo Giulio Magli del Politecnico di Milano, in uno studio condiviso sulla piattaforma arXiv.
Ancora una volta è nel cielo che si va cercando la spiegazione di uno dei tanti misteri dell’Antico Egitto, quello del declino delle grandi piramidi arrivato con l’ultimo faraone della quarta dinastia, Shepseskaf. Il suo breve regno (durato probabilmente tra i quattro e i sette anni) ha infatti segnato una svolta epocale rispetto alla tradizione dei suoi predecessori, che avevano costruito le grandi piramidi di Dahshur e Giza (inclusa la Grande Piramide di Cheope) portando l’architettura egizia al suo apice.
“Shepseskaf fece delle scelte rivoluzionarie per il suo monumento funerario, che sembrano un rifiuto esplicito della tradizione solare stabilita dai suoi predecessori”, afferma Magli. La tomba del faraone, infatti, non era una piramide, ma una massiccia struttura rettangolare con estremità rialzate, ispirata ai santuari arcaici di Buto, un sito sacro del delta del Nilo. Inoltre, la tomba non era visibile da Heliopolis, centro del culto del Sole.