GLI EFFETTI DELL’IRRUZIONE GELIDA NEL NORD AMERICA SULL’OCEANO ATLANTICO E IN EUROPA: UNA CICLOGENESI ESPLOSIVA E UNA MARCATA AVVEZIONE DI ARIA CALDA SUBTROPICALE

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GLI EFFETTI DELL’IRRUZIONE GELIDA NEL NORD AMERICA SULL’OCEANO ATLANTICO E IN EUROPA: UNA CICLOGENESI ESPLOSIVA E UNA MARCATA AVVEZIONE DI ARIA CALDA SUBTROPICALE –

GLI EFFETTI DELL’IRRUZIONE GELIDA NEL NORD AMERICA SULL’OCEANO ATLANTICO E IN EUROPA: UNA CICLOGENESI ESPLOSIVA E UNA MARCATA AVVEZIONE DI ARIA CALDA SUBTROPICALE

di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera

L’irruzione di aria gelida di origine artico-continentale, che sta interessando il Nord America, è da poco giunta sulle coste statunitensi orientali e si appresta a proseguire la propria corsa verso levante sorvolando l’Oceano Atlantico. Come sempre, ne danno testimonianza le immagini satellitari (fig. 1) nel mostrare la nuvolosità che si sviluppa nel momento in cui la massa d’aria molto fredda, scorrendo su una superficie oceanica più calda, si riscalda dal basso, diventa instabile e genera queste nubi a sviluppo verticale che si dispongono in filari, come se fossero piante di vite.

Sospinta da intense correnti occidentali, l’estesa massa d’aria proseguirà il proprio movimento mitigandosi gradualmente man mano che conquisterà l’aperto Oceano (fig. 2): entro mercoledì 22 si troverà all’incirca a metà strada tra il Nord America e le coste occidentali europee che nel frattempo saranno interessate da una modesta saccatura atlantica, poco avvezza a entrare sul bacino occidentale del Mediterraneo e destinata a sfilare verso nord-est da giovedì senza non prima aver esposto le nostre regioni a blandi flussi di aria umida. Sarà questa evoluzione a determinare proprio sul nostro bacino un primo trasporto di aria subtropicale, in parte di origine marittima e in parte di origine continentale, che aprirà una fase caratterizzata da temperature superiori alle medie climatologiche del periodo. Un secondo contributo all’aumento termico proverrà proprio dalle conseguenze della permanenza, in Oceano, della massa d’aria gelida in uscita dagli Stati Uniti. Il flusso molto freddo giunto sull’Oceano si troverà infatti a stretto contatto con l’aria calda subtropicale tanto da creare un intenso gradiente termico orizzontale, quantificabile sul piano isobarico di 850 hPa – cioè a circa 1500 metri – anche di oltre 20 °C. Questa dinamica comporterà in quota una netta accelerazione della corrente a getto polare e la formazione di un’area potenzialmente ciclogenetica, cioè propensa a fabbricare centri di bassa pressione.

A tal proposito, l’innesco e lo sviluppo di una depressione sarà repentino nella seconda parte della settimana, tanto che tra mercoledì e giovedì i centri di calcolo prevedono la formazione di un ciclone di tipo esplosivo in possibile avvicinamento alle coste occidentali europee, anche se al momento non è ancora possibile avere una previsione affidabile della sua traiettoria (fig. 3). Parliamo di ciclogenesi esplosiva perché, secondo le prime stime elaborate dai centri di calcolo, si ritiene che la struttura ciclonica possa raggiungere una pressione minima che potrebbe essere inferiore ai 945-950 hPa a seguito di un approfondimento del vortice anche di 40-50 hPa nell’arco delle ventiquattro ore a cavallo delle due giornate appena menzionate: questa evoluzione incentiverà così la risalita di una nuova e probabilmente più intensa avvezione di aria calda verso la nostra penisola e l’area europea in genere.

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