UN INVITO A RIFLETTERE SULLE CONDIZIONI ATMOSFERICHE DI QUESTI GIORNI E DELLE ULTIME SETTIMANE

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UN INVITO A RIFLETTERE SULLE CONDIZIONI ATMOSFERICHE DI QUESTI GIORNI E DELLE ULTIME SETTIMANE

UN INVITO A RIFLETTERE SULLE CONDIZIONI ATMOSFERICHE DI QUESTI GIORNI E DELLE ULTIME SETTIMANE

di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera

Foto di giugno, di luglio, o di agosto? Di nessuno di questi tre mesi: sono foto di questi giorni, di inizio novembre, immortalate in alcune spiagge della Liguria, da Levante a Ponente: c’è chi si crogiola al sole e chi tenta ancora qualche bagno in mare. È una situazione meteorologica che scaturisce dalla presenza di un ingombrante campo anticiclonico che ha preso la scena europea e del Mediterraneo da una settimana e che continuerà a occuparla almeno fino ai primi giorni della seconda decade di novembre seppur con un graduale calo delle temperature che nel corso dei prossimi giorni dovrebbe interessare in modo più diretto le nostre regioni centro-meridionali.

Perché ho deciso di pubblicare queste foto? Per provare a far comprendere che, sempre più spesso, viviamo fasi atmosferiche fuori dal comune che talvolta non consideriamo come tali: una situazione del genere è infatti bollata come «l’estate di San Martino» come se fosse la normalità, ma in realtà non è così. Questa fase anticiclonica ha costruito una configurazione di blocco con durata che potrebbe anche raggiungere le due settimane e rappresenta sicuramente, dal punto di vista climatico, una pesante anomalia della circolazione atmosferica. Posso affermare questo? Sì, posso farlo ma qualcuno potrebbe giustamente dire che abbiamo vissuto in molte aree dell’Italia un periodo molto piovoso e quindi questa lunga pausa è la benvenuta. Ha però anche il diritto di dissentire quell’utente che si trova in una situazione opposta perché nella regione in cui abita la siccità continua a peggiorare la crisi idrica. Dov’è allora, la verità? Sta nel giudizio oggettivo del singolo evento. Perché se da un lato è stato marcatamente anomalo che tra settembre e ottobre in alcune aree abbia piovuto davvero troppo e in altre troppo poco o quasi nulla, è anche vero che risulta altrettanto anomala una fase di stallo atmosferico che dura così a lungo nel pieno della stagione autunnale. Ricordate le nevicate abbondanti sulle Alpi durante la primavera scorsa e in settembre quando la neve si spinse anche al di sotto dei 1500 metri? Di quel manto bianco, a fine agosto non rimase niente a causa dell’ondata di calore che investì anche le alte quote da metà luglio fino agli inizi di settembre. E anche la neve di settembre fuse in pochi giorni, sostituita poi dalle forti piogge che caddero spesso fino a 2500-3000 metri durante la lunga fase perturbata del bimestre settembre-ottobre.

Viviamo ormai un tipo di tempo che va spesso a strappi e ancora una volta questa fase meteorologica costituisce l’ultimo anello che stiamo aggiungendo a questa lunga catena di evoluzioni atmosferiche che oscillano pesantemente da una situazione all’altra, senza vie di mezzo. Sono anomalie che poi alimentano altre anomalie perché la persistenza degli scenari – di «bel tempo» e di «maltempo» – non diluisce l’accumulo e nemmeno il rilascio dell’energia che si verificano rispettivamente nel momento in cui siamo interessati dai due scenari. Conseguenza: entrambi diventano concentrati. È questo importante concetto che facciamo fatica a comprendere: nessuno chiede di sentirsi in colpa se approfittiamo di giornate soleggiate e insolitamente miti. Nessuno chiede si sentirsi in colpa se si risparmia sul riscaldamento nel caso non arrivino ondate di freddo. Sarebbe però istruttivo se iniziassimo a porci qualche domanda in più sull’uso che ne fa l’atmosfera di questa energia che continua a essere incamerata e che permette ancora al bacino del Mediterraneo di essere più caldo della norma. Oppure chiederci che cosa comporta trascorrere un anno senza inverno perché, in fin dei conti, abitiamo immersi in un fluido che condiziona la nostra quotidianità. Proviamo a uscire da una valutazione soggettiva e un po’ egoistica del tempo che guarda solo a quello che a noi è più congeniale e conveniente per abbracciare quella scientifica perché è questa la sola in grado di fornirci la corretta chiave di lettura della dinamiche dell’atmosfera prima e del clima poi.

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