Tanto lunga da coinvolgere quasi tutte le leggi della Fisica. Una storia avventurosa, insomma, quella di un fiocco di neve, storia che parte da lontano e che grosso modo potremmo sintetizzare così. Un giorno le correnti occidentali che incessantemente percorrono il pianeta alle medio-alte latitudini, disturbate da una catena montuosa, iniziarono a zig-zagare lungo i meridiani. Le onde si amplificarono progressivamente nel verso Nord-Sud nell’arco di 2-4 giorni.
Fig.1 – Le correnti occidentali
Fig.2 – Ondulazione delle correnti occidentali
E’ così venne trascinata verso Sudfino a 35-40 gradi di latitudine, l’aria fredda del circolo polare che fino a qualche giorno prima ruotava in senso antiorario intorno al polo Nord.
La storia che volevamo raccontarvi sarebbe potuta finire qui e l’evento sarebbe passato inosservato.
Ma quel giorno la storia ebbe un seguito. Infatti dopo appena 1-2 giorni su quell’immenso lago di aria sfuggita dal circolo polare iniziarono a scorrere correnti di aria calda subtropicale. Le masse d’aria calda, si umidificarono nello scorrimento a contatto con la superficie dell’Oceano Atlantico e, non appena venne a contatto con il muro di aria fredda, spesso 4-6 km, fu costretta a scivolarvi sopra, salendo via via più in alto.
Fig.3 – Aria calda al di sopra della colata di aria fredda
In tal modo nell’espansione nell’ascesa verso pressioni via via minori, l’aria si raffreddò tanto che iniziò a condensare in nubi il surplus di vapore. Le nubi così generate sono fredde (a temperatura sotto zero), perché appunto immerse nell’ambiente a temperatura negativa della irruzione fredda. Le nubi fredde sono un mixing di microscopici cristalli di ghiaccio e da goccioline liquide (droplets) di 20-30 micron circa, le quali restano allo stato liquido nonostante l’ambiente sia a temperatura sotto zero (fenomeno sopraffusione)
Ma di nuovo la nostra storia poteva finire qui, con una molte nubi ma senza precipitazioni.
Però quel giorno l’aria in ascesa era molto umida tale da generare nella nube molti cristalli di ghiaccio e di droplets, una condizione ideale perché i cristalli di ghiaccio tendano ad accrescersi a spese del vapore sottratto all’ambiente circostante e alle goccioline di nube. E così venne alla luce un cristallo di neve.
Fig.4 – Cristallo di neve
Per di più quel giorno le correnti ascendenti erano intense cosicché i molti turbolenti dentro la nube facilitarono l’incontro dei singoli cristalli di neve fino a formare il fiocco di neve il quale, divenuto troppo pesante, uscì dalla base della nube, diretto verso terra.
Ma ecco che di nuovo la storia poteva interrompersi qui perché quel giorno il fiocco avrebbe dovuto attraversare uno spesso strato a temperatura sopra zero cosicché ebbe il tempo di sciogliersi prima di toccare terra, trasformandosi in pioggia
Ma invece quel giorno nell’attraversare lo strato freddo lasciato dall’irruzione di aria polare, non fece in tempo a fondere perché il fiocco era grande e veloce e/o perché lo strato freddo attraversato era sotto zero.
E così la storia ebbe un lieto fine perché dopo il primo fiocco, ancora un altro raggiunse il suolo e poi ancora un altro e così via , finché una bianca coltre nevosa non ricoprì le vie, le case e i prati.
La magia questa volta ha avuto successo ma se pensate quanti ostacoli ha dovuto superare il fiocco di neve per vedere la luce e per poi raggiungere il suolo, possiamo dire che la neve è un vero miracolo della natura.