Una luna di Plutone fa luce sui confini del Sistema Solare (VIDEO)
Su Caronte scoperti CO2 e perossido di idrogeno
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Caronte, la più grande luna di Pltone. fotografata dalla sonda New Horizon della Nasa (fonte: NASA da Flickr CC BY-NC 2.0) – RIPRODUZIONE RISERVATA
Dalla più grande luna di Plutone arrivano indizi preziosi per comprendere le caratteristiche dei corpi ghiacciati che si trovano ai confini del Sistema Solare.
Sulla superficie di Caronte sono stati infatti scoperti anidride carbonica e perossido di idrogeno, che vanno così a completare l’identikit chimico di questa luna insieme a ghiaccio d’acqua, composti che contengono ammoniaca e i materiali organici responsabili della colorazione grigia e rossa. La scoperta, basata sulle osservazioni fatte nell’infrarosso dal telescopio spaziale James Webb, è pubblicata sulla rivista Nature Communications e si deve alla ricerca coordinata dall’italiana Silvia Protopapa, che lavora nell’americano Southwest Research Institute.
La luna Caronte è stata ampiamente studiata fin dalla sua scoperta, nel 1978, soltanto adesso è stato possibile scendere a un livello più dettagliato e trovare indizi utili a studiare l’origine dei corpi ghiacciati nella Fascia di Kuiper, dove si trovano Plutone e altri pianeti nani, nonché gli effetti dell’irraggiamento e della scomposizione delle molecole in presenza di luce (fotolisi) sulle loro superfici.
“Al di là dell’orbita di Nettuno esiste una collezione di piccoli corpi celesti che possono essere considerati vere e proprie capsule del tempo, che permettono di gettare uno sguardo sul Sitema Solare primordiale“, ha detto Protopapa all’ANSA. Nello stesso tempo, però, questi oggetti “sono fortemente esposti alle radiazioni cosmiche o a impatti e questi processi possono alterare il loro stato originale. Di conseguenza – ha osservato – una delle principali sfide è trovare composti originali che aiitino a capire la composizione del disco protoplanetario“, ossia il disco di gas e polveri che ha dato origine al Sistema Solare.
“Per questo – ha aggiunto – è Importante capire quali composti , sulla superficie degli oggetti trans-nettuniani, sono rimasti intatti e quali si siano modoficati nel tempo”. Fra questi c’è Caronte e l’attenzione dei ricercatori si è concentrata su questa luna di Plutone perchè è finora l’unico oggetto di medie dimensioni della Fascia di Kuiper del quale sia stata completata la mappa geologica. A ottenerla è stata la missione New Horizons guidata dallo Southwest Research Institute, che ha sorvolato il sistema di Plutone nel 2015: Con un diametro di circa 1.200 chilometri, Caronte ha il vantaggio di non essere oscurato da altri materiali volatili, come metano o monossido di carbonio.
“A differenza di molti degli oggetti più grandi della Fascia di Kuiper – ha aggiunto la ricercatrice – la superficie di Caronte non è oscurata da ghiacci altamente volatili come il metano e fornisce quindi preziose indicazioni su come processi come l’esposizione alla luce solare e la craterizzazione influenzino questi corpi lontani”.
“Tutti questi fattori – ha rilevato la ricercatrice – fanno sì che Caronte possa aiutare a caoire quali materiali siano rimasti intatti e quali si siano modifcati nel tempo”, diventando “un punto di riferimneto per futuri studi”. Questa luna di Plutone offre quindi nuove tessere preziose per “mettere insieme il puzzle dei composti presenti nel disco propolanetario”
Secondo Protopapa i dati suggeriscono che “lo strato superiore di anidride carbonica provenga dall’interno e sia stato esposto alla superficie attraverso eventi di craterizzazione. L’anidride carbonica è nota per essere presente nelle regioni del disco protoplanetario da cui si è formato il sistema di Plutone”.
La presenza di perossido di idrogeno sulla superficie di Caronte indica inoltre che la superficie ricca di ghiaccio d’acqua di Caronte è alterata dalla luce del Sole e dalle particelle cariche di energia del vento solare e dei raggi cosmici galattici. Il perossido di idrogeno si forma a partire da atomi di ossigeno e idrogeno provenienti dalla rottura del ghiaccio d’acqua a causa di ioni, elettroni o fotoni in arrivo.
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