Ondate di calore in città: quali sono i quartieri più a rischio

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Ondate di calore in città: quali sono i quartieri più a rischio

A partire dal caso di Madrid, un gruppo internazionale di studiosi ha sviluppato un metodo per individuare le zone con il più alto livello di vulnerabilità all’aumento delle temperature basandosi sulla distribuzione di specifici sottogruppi della popolazione come anziani, donne e persone con basso status socio-economico
Fonte: Università di Bologna
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© Università di Bologna ()

Soprattutto in città, le ondate di calore sono un pericolo crescente per la nostra salute. Ma quali sono i quartieri più a rischio? E quali lo saranno in futuro? La risposta arriva da un gruppo internazionale di ricercatori che ha utilizzato Madrid come caso di studio per individuare le zone più vulnerabili all’aumento delle temperature.   Lo studio – pubblicato su Earth’s Future – mostra che il livello di vulnerabilità alle ondate di calore può variare in modo sostanziale all’interno dei centri urbani: un elemento che dipende dalla distribuzione di specifici sottogruppi della popolazione come anziani, donne e persone con basso status socio-economico.   “Per capire come distribuire e dove concentrare le azioni di lotta e mitigazione del cambiamento climatico nelle città è fondamentale avere informazioni dettagliate a livello locale, su singole aree e quartieri”, spiega Raya Muttarak, professoressa al Dipartimento di Scienze Statistiche “Paolo Fortunati” dell’Università di Bologna, tra gli autori dello studio.   “Per questo – aggiunge Iulia Marginean, ricercatrice di CICERO (Center for International Climate Research, Oslo, Norway), prima autrice dello studio – abbiamo sviluppato un metodo che, a partire da una serie di dati spaziali e demografici, permette di prevedere i livelli di vulnerabilità alle ondate di calore con un’elevata risoluzione geografica”.   Oggi sappiamo che l’aumento delle temperature e delle ondate di calore è associato a un aumento delle malattie e delle morti premature. Sappiamo che più di un terzo dei decessi legati alle alte temperature (nel 2023 sono stati oltre 47 mila solo in Europa) può essere attribuito al cambiamento climatico causato dall’uomo. E sappiamo anche che le città sono più calde delle aree rurali circostanti. Se a tutto questo aggiungiamo che le aree urbane diventeranno sempre più popolose e che la popolazione diventerà sempre più anziana, è evidente la necessità di adottare misure efficaci per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.   Per capire quali sono e quali saranno le zone più a rischio, gli studiosi hanno preso in considerazione le principali caratteristiche socio-demografiche connesse a una maggiore vulnerabilità alle temperature elevate. Tra queste, emergono in particolare l’età avanzata, il sesso femminile e un basso status socio-economico.   Il modello è stato poi applicato al caso di Madrid: la Spagna è infatti uno dei paesi europei con il più elevato tasso di mortalità connessa alle alte temperature e la sua capitale è stata colpita anche quest’anno da prolungate ondate di calore.   “Dalla nostra analisi è emerso che ci sono importanti differenze nel livello di vulnerabilità all’aumento delle temperature tra diverse aree della città e anche tra zone diverse di singoli quartieri”, dice Muttarak. “Le popolazioni più vulnerabili si trovano già oggi nelle aree più svantaggiate della città e la loro condizione è destinata a peggiorare nei prossimi anni se non arriveranno interventi mirati per promuovere una traiettoria di sostenibilità in grado di ridurre le dinamiche di vulnerabilità a favore di un cambiamento più uniforme e resiliente”.   Dall’analisi è emerso ad esempio il caso di El Goloso, quartiere periferico a nord di Madrid abitato per il 73% da persone con più di 65 anni: un dato che rende l’area la più vulnerabile alle alte temperature rispetto al parametro dell’età. Se si considera invece lo status socio-economico, sono i quartieri nell’area sud-est della città, ad esempio Villa de Vallecas, i più vulnerabili.   “Per ridurre la vulnerabilità alle ondate di calore è fondamentale seguire un percorso di sviluppo sostenibile che punti a una rapida diminuzione delle emissioni”, conclude Marginean. “In questo contesto, le soluzioni più efficienti sono quelle che coinvolgono in modo mirato i gruppi sociali più colpiti dagli effetti negativi del cambiamento climatico e aumentano la loro capacità di resilienza”, conclude Muttarak   Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Earth’s Future con il titolo “High-resolution Modelling and Projecting Local Dynamics of Differential Vulnerability to Urban Heat Stress”. Per l’Università di Bologna ha partecipato Raya Muttarak, professoressa al Dipartimento di Scienze Statistiche “Paolo Fortunati” e Principal Investigator del progetto ERC-Consolidator POPCLIMA – Population Dynamics under Global Climate Change.

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