LA CARICA DEGLI EVENTI ESTREMI

0

LA CARICA DEGLI EVENTI ESTREMI

LA CARICA DEGLI EVENTI ESTREMI

Ecco come, un’atmosfera più calda, come quella di questi giorni, può incamerare maggior vapore acqueo
Di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera

Appena due giorni fa, proprio su questa pagina, scrivevamo sulle conseguenze che una circolazione atmosferica bloccata può determinare sullo stato del tempo facendo osservare che le alluvioni che si sono verificate nell’ultimo mese e mezzo in Europa – l’ultima della serie è stata quella avvenuta proprio tra mercoledì e giovedì nella Valle del Rodano – hanno avuto come comun denominatore una circolazione chiusa di bassa pressione impossibilitata a evolvere. All’indomani di una giornata di marcato maltempo che ha interessato parte delle regioni meridionali e l’Emilia Romagna – e in attesa di vedere che cosa ci riserveranno le prossime ore potenzialmente ancora difficili per il settore ionico nella speranza ovviamente che non si verifichino criticità – ci troviamo ancora a parlare di eventi estremi e a osservare le loro conseguenze.

Premesso che la manutenzione del territorio è sacrosanta come peraltro già più volte ho ripetuto, desidero questa volta parlare di queste difficili situazioni facendovi osservare, dati alla mano, come si presenta un fenomeno pluviometrico estremo. È ormai assodato che una pioggia particolarmente intensa si sviluppa solo se l’atmosfera è nelle condizioni di favorire la condensazione del vapore acqueo con il contributo di forzanti orografiche (lo sbarramento di una catena montuosa) e dinamiche (la formazione di linee di convergenza). Dovrebbe essere altrettanto assodato che se il prodotto finale del processo è abbondante, vuol dire anche che la materia prima che ha prodotto le precipitazioni è stata abbondante: in effetti, proprio nella giornata di ieri, in quella circolazione ciclonica presente in prossimità della Sicilia scorreva con le correnti sciroccali un flusso di vapore acqueo caratterizzato da un indice di previsione estrema che indicava proprio questa abbondanza, vale a dire un contenuto di vapore marcatamente anomalo per il periodo (fig. 1).

Laddove le due forzanti menzionate hanno avuto la possibilità di convertire in fenomeni l’abnorme quantità di energia in gioco – la liberazione di calore latente durante la condensazione è infatti anch’essa energia – questi hanno assunto carattere di forte intensità in Sicilia, come in Calabria e in Emilia Romagna. In Sicilia, per esempio, spicca il dato pluviometrico di Siracusa dove sono caduti 165 millimetri di pioggia, contro una media mensile di 135 mm (fig. 2): in pratica, in due eventi separati nello stesso giorno è caduta più della pioggia – per l’esattezza 1.2 volte – che dovrebbe cadere in ottobre. Significativa anche l’intensità che ha caratterizzato i due fenomeni che hanno visto ratei di precipitazione oscillanti tra i 10 e i 16 mm in dieci minuti nelle fasi più intense dei due nubifragi temporaleschi.

Quasi dello stesso tenore è stato anche l’evento che ha interessato l’Emilia Romagna che si trova a contare il quarto episodio alluvionale in poco più di un anno e mezzo. Sebbene la portata sia stata inferiore ai tre episodi precedenti e per quanto il territorio sia ormai stremato perché impossibilitato a reggere continui stress pluviometrici di simile portata, anche in questo caso abbiamo di fronte un caso di precipitazione violenta e concentrata nel tempo, cioè piogge che possono assumere queste caratteristiche solo perché c’è ancora tanta energia in gioco da dissipare. Se prendiamo per esempio la stazione di Pianoro, gestita da ARPAE e collocata sulla collina bolognese, possiamo osservare come 127 mm dei 167 giornalieri registrati proprio ieri siano caduti in appena cinque ore, tra le 20 e mezzanotte: anche in questo caso la cumulata è stata all’incirca doppia rispetto a quella che dovrebbe verificarsi in ottobre.

In poche ore, dunque, la pioggia o il doppio della pioggia di un mese: ecco cosa vuol dire «evento pluviometrico estremo» ed ecco come si può materializzare un surplus di energia. Torniamo così sempre al punto: un’atmosfera più calda, come quella di questi giorni, può incamerare maggior vapore acqueo. Ormai lo sanno anche i muri.

Share.

Leave A Reply