PERPLESSITÀ E INCERTEZZE SUL PROSIEGUO DELL’AUTUNNO

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PERPLESSITÀ E INCERTEZZE SUL PROSIEGUO DELL’AUTUNNO

PERPLESSITÀ E INCERTEZZE SUL PROSIEGUO DELL’AUTUNNO

di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera

Due eventi atmosferici hanno lasciato e stanno lasciando il segno sul bacino centrale del Mediterraneo: stiamo facendo riferimento alla «burrasca di fine estate» che negli ultimi giorni ha visto l’ingresso della prima saccatura pilotata direttamente dalle correnti atlantiche e all’imminente irruzione di aria fredda marittima, in parte artica e in parte polare, che dal punto di vista termico farà parlare di sé per il sensibile calo termico e per le temperature minime che si registreranno tra sabato e domenica quando la depressione si sarà in parte allontanata, il vento si sarà calmato e quindi si avranno le condizioni ideali per permettere all’aria fredda di depositarsi al suolo soprattutto dove il cielo si presenterà sereno nelle ore notturne.

Con buona probabilità si aprirà poi una fase atmosferica caratterizzata da una nuova figura barica che, tra il 16 e il 20 settembre, vedrà la formazione di un ponte anticiclonico che si estenderà dall’Oceano Atlantico alla Russia europea e che isolerà sul Mediterraneo centrale la circolazione depressionaria in formazione nelle prossime ore. La nostra penisola si troverà così sotto l’azione di una goccia fredda in quota e di correnti nord-orientali al suolo che continueranno a mantenere condizioni di tempo ancora instabile e caratterizzato da temperature inferiori alla media del periodo, probabilmente in misura meno accentuata rispetto alle significative anomalie negative che sperimenteremo nei prossimi 2-3 giorni. In generale possiamo quindi affermare che, tra le condizioni meteorologiche che abbiamo già vissuto e quelle che avremo probabilmente almeno nei prossimi 7-10 giorni, la dinamica atmosferica darà certamente una sferzata alle condizioni estive, anche ben sopra le righe, che abbiamo vissuto fino alla settimana scorsa.

L’aria fredda che inizierà a depositarsi nei bassi strati, favorita sempre più dall’allungamento delle ore notturne, è certamente uno dei segnali di un autunno che avanza. Questo segnale, tuttavia, non potrà da solo far nascere la nuova stagione in tutto e per tutto, ma dovrà essere seguito da tanti altri tasselli che dovranno incastrarsi come in un puzzle per far assumere alla dinamica atmosferica delle nostre latitudini connotati via via più tipici del periodo autunnale. Ed è proprio a questo punto che, a mio modesto avviso, arrivano le perplessità sul come potrebbe proseguire la nuova stagione, ormai giunta quasi al debutto anche dal punto di vista astronomico.

Non vorrei, infatti, che questa fase particolarmente vivace che si è aperta e che proseguirà almeno fino alla fine della seconda decade di settembre rappresenti poi, a conti fatti, solo una parentesi un po’ più lunga che si apre e poi si chiude all’interno di un contesto in cui si scrive e si parla troppo spesso di anticicloni e di temperature superiori alla media climatologica. Non vorrei che quello che vivremo nei prossimi giorni si rivelerà poi solo uno strappo a quelle nuove «regole» della dinamica del tempo che ormai conosciamo bene e che si presentano di frequente e a lungo: non sarebbe la prima volta, anche perché pare che questo comportamento del tempo sia ormai diventato negli ultimi anni il leitmotiv di tutte le stagioni. È questa perplessità che mi frena nel ritenere che questa fase molto fresca che sta entrando, dai connotati per certi aspetti anche autunnali, possa essere considerata come la prima «tempesta equinoziale» capace di traghettarci nella nuova stagione.

Oggi, per come tende a comportarsi la dinamica atmosferica, ci troviamo probabilmente in tempi molto anticipati per etichettare questo impulso nord atlantico in questo modo. In secondo luogo, guardando più avanti e spostandoci verso ottobre, l’evoluzione del tempo sembra ormai dimostrare che non è più garantita una certa consequenzialità di ingressi di saccature organizzate da ovest come dovrebbe accadere per parlare di «tempeste equinoziali» perché l’avanzamento a scatti delle fasi perturbate non depone più per un segnale atmosferico improntato ad una accentuata variabilità atmosferica alle nostre latitudini.

NOTA – Queste sono solo considerazioni e valutazioni personali: non costituiscono una previsione di ciò che ci aspetterà dopo il 20 settembre che, come sempre, valuteremo strada facendo

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