La più grande estinzione di massa della Terra mostra che cosa succede quando El Niño va fuori controllo

0

La più grande estinzione di massa della Terra mostra che cosa succede quando El Niño va fuori controllo

Circa 252 milioni di anni fa sul nostro pianeta si verificò la più grande estinzione di massa di sempre, finora attribuita ai gas serra prodotti da intense attività vulcaniche. Un nuovo studio mostra invece che a quel caos climatico si aggiunse un enorme evento meteorologico El Niño nel principale oceano del mondo
di Alex Farnsworth, Alex Farnsworth, David Bond e Paul Wignall/The Conversation
www.lescienze.it

Sulla Terra di 250 milioni di anni fa c’era un unico supercontinente: la Pangea (©Mark Garlick/Science Photo Library) ()

Circa 252 milioni di anni fa, il mondo si è improvvisamente riscaldato. In un periodo geologicamente breve di decine di migliaia di anni, il 90 per cento delle specie fu spazzato via. Persino gli insetti, che raramente vengono toccati da eventi del genere, subirono perdite catastrofiche. L’estinzione di massa del Permiano-Triassico, come è noto, è stata la maggiore delle “cinque grandi” estinzioni di massa della storia della Terra.

Gli scienziati hanno generalmente attribuito la colpa dell’estinzione di massa ai gas serra rilasciati da una vasta rete di vulcani che ricoprirono di lava gran parte dell’odierna Siberia. Ma la spiegazione vulcanica era incompleta. Nel nostro nuovo studio, dimostriamo che un enorme evento meteorologico El Niño nel principale oceano del mondo si è aggiunto al caos climatico e ha portato alle estinzioni che si sono diffuse in tutto il globo.

È facile capire perché sia stata data la colpa ai vulcani. L’inizio dell’estinzione coincide quasi perfettamente con l’inizio della seconda fase del vulcanismo nella regione nota come Trappo Siberiano. Questo ha portato a piogge acide, alla perdita di ossigeno negli oceani e, soprattutto, a temperature superiori ai livelli di tolleranza di quasi tutti gli organismi. È stato il più grande episodio di riscaldamento globale degli ultimi 500 milioni di anni.

Tuttavia, per i sostenitori di questo scenario di estinzione apparentemente semplice, c’erano domande in sospeso: quando i tropici divennero troppo caldi, perché le specie non migrarono semplicemente verso latitudini più fresche e più elevate (come sta accadendo oggi)? Se il riscaldamento è stato improvviso e rapido, perché le specie terrestri si sono estinte decine di migliaia di anni prima di quelle marine?

Ci sono stati anche molti casi di eruzioni vulcaniche di portata simile e persino altri episodi di rapido riscaldamento, ma perché nessuno di questi ha causato un’estinzione di massa altrettanto catastrofica?

Il nostro nuovo studio rivela che gli oceani si sono riscaldati rapidamente in tutte le latitudini medie e basse del pianeta. Normalmente, allontanandosi dai tropici, la temperatura si raffredda, ma non questa volta. Semplicemente, in troppi luoghi il caldo è diventato troppo per la vita.



Un mondo incline agli estremi
Usando un programma informatico all’avanguardia, siamo stati in grado di simulare le condizioni meteorologiche e climatiche di 252 milioni di anni fa. Abbiamo scoperto che, anche prima del rapido riscaldamento, il mondo sarebbe stato soggetto a temperature e precipitazioni estreme.

Questa è la conseguenza della formazione di tutte le terre emerse in quel periodo in un unico grande supercontinente, la Pangea. Ciò significava che i climi che vediamo oggi al centro dei continenti – secchi, con estati calde e inverni gelidi – erano amplificati.

Temperatura superficiale (°C) del mese più caldo durante il picco di calore dell’estinzione di massa Permiano-Triassico, 252 milioni di anni fa (©Università di Bristol e Università cinese di geoscienze a Wuhan)

La Pangea era circondata da un vasto oceano, la Panthalassa, la cui superficie oscillava tra periodi caldi e freddi nel corso degli anni, proprio come il fenomeno El Niño nell’Oceano Pacifico di oggi. Tuttavia, una volta iniziato il vulcanismo siberiano di massa e aumentata l’anidride carbonica nell’atmosfera, questi El Niño preistorici divennero più intensi e durarono più a lungo, grazie alla capacità dell’oceano Panthalassa, più grande, di immagazzinare più calore.

Questi El Niño ebbero un profondo impatto sulla vita sulla terraferma e diedero il via a una sequenza di eventi che resero il clima sempre più estremo. Le temperature si fecero più calde, soprattutto ai tropici, e grandi siccità e incendi causarono la morte delle foreste tropicali.

Questo, a sua volta, fu negativo per il clima, poiché gli alberi immagazzinavano meno anidride carbonica e ne rilasciavano di più nell’atmosfera, portando a un ulteriore riscaldamento e a eventi El Niño ancora più forti e più lunghi.

Questi eventi El Niño più forti fecero sì che le temperature estreme e la siccità si spingessero al di fuori dei tropici, verso i poli, con conseguente morte della vegetazione e rilascio di una maggiore quantità di anidride carbonica. Nel corso di decine di migliaia di anni, le temperature estreme si diffusero su gran parte della superficie del mondo. Alla fine, il riscaldamento iniziò a danneggiare la vita negli oceani, in particolare i piccoli organismi alla base della catena alimentare.


Durante l’apice della crisi, in un mondo che si stava già riscaldando a causa dei gas vulcanici, un El Niño avrebbe fatto aumentare le temperature medie di altri 4 °C. Si tratta di più di tre volte il riscaldamento totale che abbiamo causato negli ultimi secoli. A quel tempo, il clima influenzato da El Niño avrebbe visto regolarmente picchi di temperatura diurna sulla terraferma di 60 °C o più.

Il futuro di El Niño
Negli ultimi anni El Niño ha provocato importanti cambiamenti nei modelli di precipitazioni e di temperatura, nel Pacifico e anche oltre. Un forte El Niño ha contribuito a far registrare temperature record nel 2023 e nel 2024.

Fortunatamente, questi eventi durano in genere solo pochi anni. Tuttavia, in aggiunta al riscaldamento causato dagli esseri umani, anche questi El Niño su scala ridotta potrebbero essere sufficienti a spingere i fragili ecosistemi oltre il loro limite.


Si prevede che El Niño diventerà sempre più variabile con il cambiamento del clima, anche se dobbiamo notare che gli oceani devono ancora rispondere completamente agli attuali tassi di riscaldamento. Al momento non si prevede un’altra estinzione di massa come quella di 252 milioni di anni fa, ma quell’evento fornisce un’istantanea preoccupante di ciò che accade quando El Niño va fuori controllo.

Gli autori
Alex Farnsworth è ricercatore associato senior in meteorologia all’Università di Bristol, nel Regno Unito
David Bond è scienziato paleoambientale all’Università di Hull, nel Regno Unito
Paul Wignall è professore di paleoambienti alUniversità di Leeds, nel Regno Unito

Share.

Leave A Reply