TRA DOMENICA E LUNEDÌ UN INCISIVO BREAK TEMPORALESCO METTERÀ FINE ALLA LUNGA E INTENSA ONDATA DI CALDO, MA L’ESTATE NON E’ FINITA
di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera
Tratto da CENTROMETEO
Il lungo periodo caratterizzato dal dominio incontrastato del promontorio nord africano sta per finire. Se nelle ultime 48 ore la cupola anticiclonica è stata appena insidiata da una goccia fredda che si è portata sulle Isole Baleari, tra domani e lunedì sarà una saccatura nord atlantica a chiudere questa lunga fase caratterizzata da un caldo persistente e a tratti anche intenso. Vediamo alcuni particolari di questo cambiamento del tempo che si rivelerà piuttosto incisivo, approfondendo per punti alcune tematiche e facendo alcune considerazioni a riguardo.
L’EREDITÀ DEL PROMONTORIO NORD AFRICANO – La persistenza della figura barica ha permesso un ingente accumulo di calore nei bassi strati dell’atmosfera e sulla superficie marina, la cui temperatura oscilla per lo più tra 28 e 30 °C. Ci troviamo quindi nelle condizioni in cui una massa d’acqua, a causa di una temperatura particolarmente elevata per il periodo, è in grado di immettere più vapore acqueo nei bassi strati dell’atmosfera che, essendosi anch’essi riscaldati, possono incamerarne di più rispetto a una massa d’aria che si trova a temperatura inferiore (legge di Clausius-Clapeyron). Dal momento che il calore (latente e sensibile) è energia, vuol dire che in questo lungo periodo la colonna atmosferica che sovrasta il bacino del Mediterraneo ha incamerato una notevole quantità di energia potenziale, cioè di energia che può essere utilizzata per alimentare i fenomeni atmosferici.
LA DINAMICA ATMOSFERICA CHE LIBERERÀ QUESTA ENERGIA – Sarà proprio la saccatura in approccio tra sabato e domenica al Nord e la sua successiva evoluzione a goccia fredda sulle regioni centro-meridionali (fig. 1) a far sì che questo potenziale energetico diventi linfa soprattutto per i temporali. La conversione avverrà per lo più con la formazione di fenomeni che, proprio per il gran carico energetico da smaltire, risulteranno spesso anche di forte intensità e quindi saranno in grado di generare nubifragi, grandinate e impetuose raffiche di vento (downburst): si tratta di «cascate di aria fredda» che, accompagnate anche da pioggia battente, abbandonano la base delle nubi temporalesche per impattare violentemente al suolo e espandersi a raggera raggiungendo rapidamente velocità anche superiori ai 100 km/h.
LE CONSEGUENZE DAL PUNTO DI VISTA TERMICO – L’ingresso di una massa d’aria relativamente più fresca, con temperature che a 850 hPa saranno all’incirca di 14-16 °C, ci traghetterà in una breve fase caratterizzata da temperature che in quota si porteranno fino a 2-4 °C al di sotto della media del periodo partendo da una situazione attuale caratterizzata da valori sopra la media di circa 3-6 °C (fig. 2). Questo calo termico non avrà però la stessa intensità di quello che si verificherà al suolo perché, laddove i temporali più intensi saranno in grado di rovesciare prepotentemente l’aria fredda presente in quota grazie alle violente correnti discendenti, si potranno anche perdere 10-15 °C in poco tempo: per questo motivo, non sarà improbabile raggiungere anche 18-22 °C in quelle che sono convenzionalmente le ore più calde del giorno e quindi raggiungere per esempio, in questa finestra temporale, la temperatura minima della giornata.
IL FATTORE INCERTEZZA – È noto che il temporale è uno dei fenomeni soggetto a maggiore incertezza previsionale perché è normalmente localizzato nel tempo e nello spazio. In questo caso la situazione è un po’ diversa perché la fenomenologia è supportata da una circolazione ciclonica che appare piuttosto organizzata – soprattutto in quota – e che di conseguenza è capace di dar vita a sistemi temporaleschi anche complessi e strutturati. La questione incertezza, a mio avviso, riguarda questa volta soprattutto eventuali sottostime, da parte del modello, dell’evoluzione delle condizioni atmosferiche di partenza che, come detto, sono stracolme di energia potenziale disponibile. Dal momento che il modello è un semplice simulatore, potrebbe anche accadere che eventuali inneschi sfuggano ai calcoli numerici. Volendo usare una metafora, la situazione atmosferica attuale è simile a una persona che soffre molto il solletico e che basta appena sfiorarla con una piuma per indurla a ridere a crepapelle: la modellistica, in pratica, potrebbe in sostanza non riuscire a simulare correttamente la presenza di questa piuma capace di far ridere a crepapelle… l’atmosfera, cioè capace di indurla a formare la fenomenologia.
L’ESTATE NON È FINITA – Grazie a questa fase instabile e relativamente più fresca vivremo qualche giorno all’insegna di temperature più consone al periodo e quindi all’insegna di un caldo estivo senza eccessi. Non credo però che, alla terza decade di agosto, si possano già archiviare definitivamente dinamiche atmosferiche improntate ancora a fasi anticicloniche subtropicali capaci di alzare ancora l’asticella del termometro fino a 35 °C o poco oltre. Il fattore astronomico darà certamente una piccola mano grazie a una radiazione solare meno incisiva e intensa, ma sappiamo anche che il cambiamento degli schemi di circolazione a cui abbiamo assistito negli ultimi anni può ancora riservare sorprese. Ecco perché, sempre a mio modesto avviso, ho presentato questa fase parlando di «break temporalesco» e non di «burrasca di Ferragosto o di fine estate»: non ne sono ancora convinto. Nei prossimi aggiornamenti proveremo a dare indicazioni sulla probabile localizzazione dei fenomeni: aspettiamo gli ultimi ricalcoli per avere – si spera – un quadro complessivo più affidabile.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell’atmosfera