ONDATA DI CALORE MARINA: UNA SITUAZIONE DA MONITORARE IN VISTA DEI MESI AUTUNNALI
Scritto da Andrea Corigliano
tratto da CENTROMETEO
La persistenza di condizioni anticicloniche di origine nord africana ha avuto ripercussioni non solo sull’andamento della temperatura dell’aria che abbiamo registrato e che stiamo ancora registrando nelle nostre città nel corso di questa lunga fase più calda del normale, ma anche sull’accumulo di calore della superficie marina che circonda l’Italia. L’assenza di rimescolamento verticale della massa d’acqua per via di uno stato del mare prevalentemente calmo ha infatti permesso che anche il Mediterraneo si riscaldasse lentamente per raggiungere temperature che, sui bacini attorno alla penisola, sono per lo più comprese tra 28 e 30 °C, con picchi superiori concentrati soprattutto sul Tirreno meridionale (fig. 1).
Si tratta di valori che denotano uno stato termico dei nostri mari caratterizzato da anomalie positive tra i 2 °C e 5 °C (fig. 2) e che quindi risultano significative per comprendere come la nostra superficie marina si trovi in condizioni di surplus energetico. Questo stato termico andrà monitorato nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi, nella speranza che questo «bollore» si attenui. Se da un lato il fattore astronomico ci verrà incontro grazie alla minore incidenza ed efficienza della radiazione solare, dall’altro c’è da tenere in considerazione che in assenza di eventi perturbativi importanti – capaci di smuovere prepotentemente la massa d’acqua – la perdita di calore sarà lenta perché, come è noto, il mare ha un’elevata inerzia termica.
Bisognerà quindi vedere in quale situazione arriveremo in autunno perché un bacino più caldo del normale è sicuramente in grado di immettere in atmosfera una quantità di vapore acqueo superiore a quella che immetterebbe in caso la superficie marina avesse temperature tipiche del periodo. La circolazione atmosferica in ingresso alle nostre latitudini si troverebbe infatti esposta a ricevere una maggiore quantità di materia prima e quindi potenzialmente in grado di produrre più acqua precipitabile dalle nubi.
In altre parole, il Mediterraneo sta attualmente conservando un potenziale energetico che potrebbe essere messo a disposizione delle correnti atmosferiche. Avere questo potenziale a disposizione non è per il momento garanzia per la formazione di fenomeni estremi perché una superficie marina più calda del normale rappresenta solo uno dei tanti tasselli che si devono incastrare nel puzzle di un eventuale disegno atmosferico di stampo autunnale in arrivo tra ottobre e novembre, cioè nei due mesi più critici per la formazione di questo tipo di fenomeni: basti pensare, per esempio, ai temporali autorigeneranti.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell’atmosfera