ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA PREVISIONE DEI TEMPORALI
Scritto da Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera
Tratto da Centrometeo
C’è ancora molto da imparare quando si consultano o si leggono le previsioni del tempo. Siamo arrivati al punto che se il temporale non si verifica davanti al numero civico della via in cui abitiamo, in automatico siamo di fronte a una «previsione sbagliata». La strada che ci ha condotti fin qui è iniziata nel momento in cui le previsioni del tempo «spiegate» sono state sostituite da previsioni automatiche che comodamente consultiamo sui nostri cellulari e che ci dicono, con «precisione», il giorno e l’ora in cui cadranno 12.4 millimetri di pioggia e avremo una temperatura di 18.8 °C.
Ve lo dico in modo schietto: questa non è meteorologia, è oroscopo! Per comprendere lo stato del tempo che fa è indispensabile capire la condizione meteorologica in cui quello stato del tempo si forma ed evolve. E, per farlo, bisogna dedicarci un po’ di tempo. Bisogna avere un po’ di sete di conoscenza per rendersi conto dei limiti che si porta dietro un’analisi di uno stato instabile dell’atmosfera come quello di questi giorni, da cui poi deriva un bollettino. Abbiamo detto che la situazione meteorologica di questi giorni sarebbe stata caratterizzata dall’evoluzione in «goccia fredda» di una modesta saccatura nord atlantica.
Conosciamo la differenza tra le condizioni atmosferiche che sono apportate da una «goccia fredda» e quelle che invece dipendono, per esempio, dal passaggio di una perturbazione? Lo sappiamo che una «goccia fredda» non è una perturbazione organizzata in sistemi frontali (caldo, freddo e occluso), capace di portare precipitazioni a tappeto nel corso della sua evoluzione? Se non si parte da queste nozioni di base, non si potrà mai capire da dove deriva l’incertezza di cui è affetta una previsione perché, a seconda di ciò che si vuole prevedere, questa incertezza cambia e diventa più o meno condizionante. Ci dobbiamo abituare a questa caratteristica, anche se viviamo in una società che pretende solo certezze. In meteorologia le certezze non esistono, altrimenti non si chiamerebbero «previsioni del tempo». Abbiamo parlato di temporali diffusi.
Che cosa significa? Che sarebbe stato molto probabile assistere alla formazione di fenomeni sulla maggior parte dell’Italia, anche a più riprese nel corso del giorno: nella giornata di ieri, tra la penisola italiana e quella balcanica e su parte dell’Europa centro-orientale sono state registrate all’incirca 240.000 fulminazioni e, a guardare bene, sono state davvero limitate le aree in Italia in cui non si è verificato un fulmine (fig. 1). La diffusione del fenomeno è indice di marcata instabilità dell’atmosfera che localmente ha prodotto fenomeni di forte intensità, come le cronache hanno riportato per la giornata di ieri e per quella di oggi.
A tal proposito la caratteristica estrema, che si quantifica in nubifragi stazionari, violente raffiche di vento e grandinate, non è per tutti i sistemi temporaleschi perché, per natura, più il fenomeno è estremo e più è localizzato. Ed è quindi impossibile, per fortuna, che tutti ne siano coinvolti.Un sistema temporalesco si forma ed evolve per interessare una parte di una provincia e lasciare a secco un’altra parte: possono cadere anche 50 millimetri a casa mia e appena 2 millimetri o nulla a pochi chilometri di distanza.
Funziona da sempre così e funzionerà sempre così. E, per quanto si siano fatti dei grandi passi avanti nel prevedere questo tipo di fenomeni, non si arriverà mai a poter dire che il temporale inizierà alle ore 16.05, terminerà alle 17.18 e scaricherà 61.8 millimetri di pioggia nel mio comune. Ciò che sembra una «previsione precisa» non è altro che una forzatura colossale dell’uso di un modello numerico che va ben oltre un serio e corretto approccio scientifico del problema che si vuole provare a risolvere: prevedere con esattezza un temporale. Questo problema, come tanti altri nell’ambito delle previsioni del tempo, non può avere una soluzione precisa, ma sempre approssimata: facciamocene una ragione.
Un esempio chiaro per capire la distribuzione spaziale di una struttura temporalesca ci viene fornito per esempio dalla situazione osservata alle ore 14.30 di oggi, lunedì 19 agosto (fig. 2). È ben chiara la circolazione ciclonica in atto e l’evoluzione delle celle temporalesche che si generano di continuo attorno al minimo, senza però interessare a tappeto tutte le regioni. Quei temporali passeranno in alcune aree lasciando a secco altre; poi altri sistemi si formeranno in una zona X per interessare magari le aree che prima erano state saltate e sfiorare quelle che erano state interessate dai temporali precedenti. Le combinazioni sono infinite. Concludo con un consiglio: cerchiamo di ampliare i nostri orizzonti visivi e conoscitivi. Magari, invece di consultare le applicazioni sul cellulare, sarebbe più opportuno imparare a leggere una mappa radar, capace di mostrarci la situazione in atto per intuire l’evoluzione da quel momento a pochi minuti dopo (link al primo commento).
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell’atmosfera