SPUNTO DIDATTICO SU COME AVVIENE L’ESPANSIONE DEL PROMONTORIO NORD AFRICANO

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SPUNTO DIDATTICO SU COME AVVIENE L’ESPANSIONE DEL PROMONTORIO NORD AFRICANO

Scritto da Andrea Corigliano, fisico dell’atmosfera
tratto da CENTROMETEO

Non servono chissà quali manovre per incentivare il promontorio nord africano a occupare il Mediterraneo. Il deserto del Sahara, in fin dei conti, si trova a due passi da noi e di conseguenza il cammino che deve intraprendere la massa d’aria subtropicale continentale per raggiungerci è relativamente breve. Lo diventa ancor di più nel periodo estivo che cade attorno al solstizio, quando la radiazione solare raggiunge l’apice dell’intensità e del potere riscaldante. Il calore, che si accumula nei bassi strati sui suoli desertici e che poi viene trasmesso gradualmente anche a quelli superiori, va sostanzialmente a gonfiare soprattutto la media e bassa troposfera, la cui forma può essere paragonata a quella di un palloncino pieno di aria rovente, con temperature che superano anche i 30 °C a circa 1500 metri.

Mappa per illustrare la nascita del promontorio

Se questo palloncino per un qualche motivo viene compresso da un lato, subisce sul lato opposto una espansione semplicemente perché l’aria contenuta al suo interno si conserva: se viene tolta da una parte deve finire da un’altra parte. È allora facile intuire come una reiterata dinamica atmosferica che imposta il flusso portante dai quadranti nord-occidentali – per via dell’azione congiunta tra la circolazione ciclonica atlantica e quella anticiclonica delle Azzorre – diventi proprio quella forza che va a comprimere il palloncino e quindi quella forza in grado di sollecitare il promontorio nord africano a espandersi verso nord quando basta per portarsi dietro la parte più avanzata della massa d’aria molto calda presente sull’entroterra algerino e tunisino.

L’angolo di inclinazione con cui opera la compressione determina ovviamente la traiettoria dell’espansione mentre l’intensità con cui la forza schiaccia da un lato il palloncino stabilisce in pratica l’intensità dell’avvezione, cioè dell’aria calda trasportata: in parole povere, questi sono i dettagli che saranno analizzati nei prossimi giorni per arrivare a scrivere la previsione.

NOTA – Il bello di una pagina che ha come scopo solo quello di provare a sviluppare un po’ di cultura in questo campo è quello di non dipendere dai click. Per questo motivo, è mia intenzione non tornare su questo argomento fino a quando il quadro meteorologico, confermato anche negli aggiornamenti odierni come linea di tendenza, non sarà definito e quindi fino a quando non ci sarà la possibilità di caratterizzarlo per scendere nei dettagli, partendo dai contorni.

Ricordo a tutti i lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!

Andrea Corigliano, fisico dell’atmosfera

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