Siccità epocale in Sicilia: un quadro meteo estremamente fosco
Le cronache sulla siccità in Sicilia sono drammatiche: quanto (non) si è fatto per prevenire la catastrofe?
In redazione Davide Santini
www.meteogiuliacci.it
Immagini scioccanti di animali che bevono fango, laghi ormai prosciugati e raccolti di grano e foraggio annullati stanno arrivando dalla Sicilia, colpita da un’emergenza meteo dovuta a una siccità senza precedenti. Questi disagi stanno mettendo in ginocchio allevatori e agricoltori in tutto il territorio e presto si ripercuoteranno sull’intera Italia, in quanto la Regione sta subendo un crollo apocalittico della produzione.
Le province più colpite sono Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani, meno emergenziale la situazione a Messina, Catania, Ragusa e Siracusa, sebbene in evidente peggioramento. Ma cosa sta succedendo e quali misure sono state adottate per affrontare gli effetti della crisi meteo climatica in Sicilia? Cerchiamo di fare chiarezza sulle colpe, tra clima e pianificazione errata.
Un’emergenza prevedibile? Diremmo proprio di sì
Certo che lo è o per lo meno nel lungo periodo. Sappiamo che la Regione Siciliana è la più a rischio siccità e desertificazione dell’intera Italia. Se solo si fosse pianificato con maggiore accuratezza in questi ultimi decenni una situazione simile non saremmo a questo punto. Certo, non si può pensare di risolvere una crisi idrica così grave nel giro di pochi giorni. Si sarebbe dovuto fare un lavoro di pianificazione maggiore, quando c’erano le piogge. Ad esempio utilizzando dei dissalatori, oppure creando una rete di canali dove non si perdono le acque. È fondamentale essere capaci di trattenere le precipitazioni quelle poche volte che cadono diffusamente in tutto l’anno, immagazzinarle e adoperarle quando non piove più per settimane.
Sentori tra la popolazione
L’allarme siccità era già stato fiutato e denunciato dalla popolazione locale durante la stagione autunnale e invernale, a causa delle piogge molto scarse (rispetto alla media) e delle alte temperature. Visto che ¾ delle piogge cade nel periodo Ottobre-Aprile, era più che chiaro che la situazione sarebbe inevitabilmente peggiorata con l’arrivo dell’Estate, quando sull’isola il termometro oscilla generalmente tra i 30 e i 40 gradi e non piove quasi masi (e quando lo fa lo fa malissimo).
Questa crisi non potrà essere risolta efficacemente se non in vista dell’Autunno o -peggio ancora- dell’Inverno. Come se non bastasse questo quadro così fosco, secondo l’ISTAT, nel 2022, in Trinacria la perdita idrica nella fase di immissione in rete dell’acqua per usi autorizzati è stata del 51,6%, per un volume di 339,7 milioni di metri cubi di acqua sprecata.
Disagi per la popolazione e il turismo
Gli invasi sono a secco, l’agricoltura è allo stremo e il turismo rischia un colpo durissimo. In alcune zone dell’agrigentino c’è acqua ogni 8 o 10 giorni. Ma come è possibile pensare di incentivare il turismo se i turisti che vengono rimangono senza acqua? Soprattutto quelli stranieri, che magari non sono consci dello status idrico attuale, rimangono basiti e non ritornano più. Questo è un ulteriore colpo di grazia dopo che la Regione sta perdendo centinaia di migliaia di euro di raccolti utili.
Laghi prosciugati e desertificazione sempre più drammatica
Il 26 giugno, Legambiente ha ufficializzato la scomparsa del Lago di Pergusa, in provincia di Enna, a causa della totale desertificazione del suo fondale. È la notizia più grave e drammatica sullo stato dei laghi in Sicilia in queste settimane di crisi. Pergusa era l’unico invaso naturale presente sull’isola e rappresentava una delle principali stazioni di sosta per numerose specie di volatili che migravano ogni anno dall’Africa all’Europa. Stiamo parlando di un danno gravissimo alla flora e alla fauna, locale e interregionale.
Da Pergusa agli altri laghi artificiali in enorme sofferenza
Ma ovviamente non è certo l’unico: esistono altresì di molti altri bacini artificiali, che sono ridotti a pozzanghere o chiazze di fango. Tutti gli invasi sono in sofferenza e le conseguenze sono gravissime su più fronti. Il Lago Disueri, nel comune di Gela, in provincia di Caltanissetta, è quasi a secco. Preoccupano pure il Fanaco a Palermo, l’Ogliastro e il Pozzillo nel catanese, in visibile calo di livello e destinati a sparire entro fine Agosto.
Questi bacini idrici (che sono opere ingegneristiche attive da decenni proprio in vista delle stagioni secche, sono beni da cui si dovrebbe attingere per irrigare i campi, dissetare fauna locale e bestiame. Infine, ma non meno importante, son fonti essenziali per ricaricare d’acqua le sacche dei carabinieri forestali in caso di incendi, numerosissimi in questo periodo dell’anno, a causa di mani criminali e senza scrupoli, che ne approfittano a distruggere quel poco che rimane da devastare.
Gli interventi necessari
Per affrontare questa grave crisi idrica, sono necessari interventi urgenti e strutturali. La costruzione di nuove infrastrutture per la raccolta e la gestione dell’acqua è solo un incipit, perché è altresì indispensabile migliorare l’efficienza delle reti idriche esistenti per ridurre le perdite. Solo con investimenti adeguati e una gestione oculata delle risorse idriche sarà possibile garantire un futuro sostenibile per l’agricoltura, il turismo e la popolazione locale.
Per affrontare in maniera efficace la siccità del futuro e prevenire crisi future, è necessario sviluppare progetti innovativi che includano l’uso di tecnologie avanzate per la gestione delle risorse idriche. Questo quadro è il primo così serio ma non sarà l’unico! La desalinizzazione dell’acqua di mare, l’uso di sistemi di irrigazione a goccia ad alta efficienza e il recupero delle acque piovane sono solo alcune delle soluzioni che potrebbero essere implementate. Ma ciò deve essere fatto PRIMA di una crisi idrica, altrimenti non c’è tempo per pianificare e progettare il tutto.
Il meteo non ci viene incontro, anzi!
Le tendenze meteo per la Sicilia non sono incoraggianti, anzi risultano davvero pessime. Pare certo un aumento delle temperature e una diminuzione delle precipitazioni nei prossimi decenni, il che potrebbe aggravare ulteriormente la crisi idrica. L’Estate 2024 sarà tutt’altro che un unicum e potrebbe persino divenire la norma a breve. Insomma, non c’è tempo da perdere. Inutile nascondere la testa sotto la sabbia: abbiamo già perso tempo (qui e altrove) e i cambiamenti climatici corrono imperterriti e ci fanno capire che la Natura ha molta più forza di noi. Spetta a noi adattarci e mitigare il rischio.