L’ESA annuncia una nuova missione verso l’asteroide Apophis

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L’ESA annuncia una nuova missione verso l’asteroide Apophis

La sonda Ramses dell’Agenzia spaziale europea perlustrerà l’oggetto roccioso prima e dopo che avrà sfiorato la Terra a distanza incredibilmente ravvicinata nel 2029. Sarà l’occasione per capire di più su questo tipo di asteroidi e sui rischi che comporta un eventuale impatto
di Meghan Bartels/Scientific American
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L’asteroide Apophis è pronto per il suo primo incontro ravvicinato. Ma noi lo siamo? Nel 2029 il grande oggetto roccioso spaziale passerà vicino al nostro pianeta a un decimo della distanza Terra-Luna. Scienziati e ingegneri stanno ora correndo contro il tempo per preparare un rendez-vous con una navicella spaziale per assistere in prima persona al raro incontro.

Il progetto, denominato Rapid Apophis Mission for Space Safety (Missione rapida Apophis per la sicurezza spaziale) o Ramses, proviene dall’Agenzia spaziale europea (ESA). Ramses dev’essere lanciata entro l’aprile del 2028: una tempistica ambiziosa, soprattutto perché, secondo una dichiarazione dell’ESA del 16 luglio che ha annunciato la missione, le difficoltà di bilancio dell’agenzia fanno sì che Ramses non abbia ancora una copertura finanziaria completa. Ma l’opportunità è altrettanto storica: Ramses arriverebbe su Apophis nel febbraio 2029, circa due mesi prima che l’asteroide sfrecci vicino alla Terra in uno sfioramento cosmico che gli scienziati stimano avvenga solo una volta ogni 7500 anni circa per oggetti di queste dimensioni, il cui diametro eguaglia quasi l’altezza di un grattacielo.

“Questa sarà la prima volta, nel corso della storia moderna della nostra specie e della civiltà umana, che un oggetto così grande si avvicina così tanto”, afferma Dani DellaGiustina, planetologa dell’Università dell’Arizona, che guida una missione separata della NASA che arriverà ad Apophis più tardi. Si prevede che durante l’incontro ravvicinato la gravità terrestre modificherà l’asteroide in modo lieve, ma potenzialmente sostanziale. Apophis assumerà un’orbita leggermente diversa intorno al Sole, il suo giorno di circa 30 ore potrebbe accorciarsi o allungarsi, e frane e scosse potrebbero rimodellarne la superficie.

Gli scienziati hanno iniziato a preoccuparsi di Apophis poco dopo la sua rilevazione, avvenuta nel 2004, quando si sono resi conto che l’orbita di questo masso spaziale lo poneva su una possibile rotta di collisione con la Terra nel 2029. Da allora, un attento studio del percorso dell’asteroide intorno al Sole ha dimostrato non solo che il flyby del 2029 sarà innocuo, ma anche che la Terra sarà al sicuro da Apophis per il prossimo futuro.


È un’ottima notizia: con un diametro stimato di 335 metri, Apophis causerebbe gravi danni se mai dovesse colpire il nostro pianeta. L’asteroide più recente che ha colpito la Terra è esploso nei cieli di Chelyabinsk, in Russia, nel 2013, rilasciando un’energia equivalente a circa 440 chilotoni di TNT e ferendo più di 1600 persone. Gli scienziati hanno stimato che l’asteroide avesse un diametro di appena 17-20 metri. Un impatto precedente, avvenuto nel 1908 e noto come evento di Tunguska, ha visto l’esplosione di un asteroide largo 40 metri abbattere circa 80 milioni di alberi su oltre 2000 chilometri quadrati della remota Siberia.

Anche se gli scienziati possono ora tranquillamente cancellare Apophis dall’elenco delle minacce apocalittiche che l’umanità si trova ad affrontare, non sono ancora sicuri che ogni altro asteroide nelle vicinanze della Terra sia altrettanto innocuo. Per questo gli scienziati che si occupano di difesa planetaria sono ansiosi di sfruttare il flyby di Apophis nel 2029 come un’occasione unica per imparare a conoscere gli oggetti rocciosi spaziali che fanno incontri così ravvicinati.

“L’evenienza che un asteroide come Apophis colpisca la Terra è incredibilmente rara, ma è meglio essere bene informati al riguardo che essere colti alla sprovvista”, afferma Richard Binzel, planetologo del Massachusetts Institute of Technology, che ha passato anni a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle opportunità scientifiche del flyby del 2029.

La NASA ha già ritarato la missione OSIRIS-REx perché orbiti per due anni attorno ad Apophis, ma la navicella non arriverà a destinazione se non poco dopo l’incontro ravvicinato. Ha una buona scusa per il ritardo: era il primo momento in cui poteva arrivare dopo aver completato la sua missione principale lo scorso autunno, la consegna sulla Terra del prezioso materiale prelevato da un asteroide chiamato Bennu. (La missione, ora denominata OSIRIS-APEX, è guidata da DellaGiustina.)

DellaGiustina e i suoi colleghi sono fiduciosi di poter usare i dati della missione per ricostruire come il passaggio vicino alla Terra avrà influenzato Apophis. Ma una missione come Ramses, che prevede una permanenza di sei mesi su Apophis a partire da due mesi prima del suo incontro col nostro pianeta, potrebbe offrire osservazioni inestimabili sullo stato dell’asteroide prima del flyby.

Ramses potrebbe persino fornire una visione dell’intero asteroide mentre risponde alla forza di gravità terrestre, afferma Paolo Martino, ingegnere dell’ESA a capo del progetto Ramses. L’agenzia spera anche di dotare la navicella di un compagno più piccolo e dislocabile che potrebbe atterrare su Apophis prima dell’incontro per dare un resoconto di prima mano dal vivo.


Naturalmente ciò richiede che l’ESA rispetti un calendario dai tempi molto stretti, facendo uno sprint per costruire, testare e lanciare un’ambiziosa missione interplanetaria in meno di quattro anni. La cosa è possibile solo perché la navicella Ramses sarà essenzialmente una gemella della missione Hera dell’ESA, con solo piccole modifiche ai pannelli solari e ai serbatoi di carburante, spiega Martino. Hera dovrebbe decollare quest’autunno per andare a indagare Didymos e Dimorphos, l’asteroide binario che la NASA ha colpito con la sua missione Double Asteroid Redirection Test (DART) nel 2022.

Le due missioni non sono collegate solo per la progettazione del veicolo spaziale. La missione DART ha testato la possibilità che – in caso di necessità – un intervento umano modifichi l’orbita di un asteroide per evitare una collisione con la Terra, un principio chiave della difesa planetaria. Ramses metterà alla prova un altro aspetto della difesa planetaria: se l’umanità, qualora scoprisse un asteroide in procinto di colpire la Terra, sia in grado di lanciare un veicolo spaziale per individuare il bersaglio con sufficiente rapidità per organizzare una missione di intervento. Inoltre, le osservazioni raccolte da Ramses e OSIRIS-APEX dovrebbero aiutare gli scienziati a comprendere la struttura degli oggetti rocciosi spaziali del sistema solare, informazioni fondamentali per qualsiasi missione futura in grado di scongiurare l’apocalisse.

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