Il mistero dei colpi di cannone durante i terremoti

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Il mistero dei colpi di cannone durante i terremoti

Una indagine sismologica rivela la particolare struttura delle faglie in corrispondenza del mar Rosso. E spiega ciò che finora si credeva una leggenda dei popoli del deserto.
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Il Sahara in prossimità del Mar Rosso: qui le popolazioni nomadi riportano di sentire suoni come di colpi di cannone in concomitanza con i terremoti.|WikiMedia/CC

Sembrava una delle tante leggende del deserto: per generazioni i nomadi e le tribù che vivono nell’area di Abu Dabbab, in prossimità delle coste egiziane del Mar Rosso, hanno raccontato che i terremoti che si avvertivano in quell’area erano accompagnati da suoni che somigliavano a colpi di cannone o a sordi rumori di fondo. Ebbene, si è scoperto che non si tratta di leggende ma di un fenomeno reale: lo studio è stato pubblicato il 16 giugno sulla rivista Bulletin of the Seismological Society of America.

Movimenti lubrificati. In quell’area, l’attività sismica è causata da una faglia (una frattura delle rocce) attiva a circa 10 km di profondità e sovrastata da vecchie rocce magmatiche. La frattura è lubrificata dall’acqua del Mar Rosso, che percola (si infiltra) tra le rocce. Ogni tanto, la faglia si muove e produce un sisma.

Rocce magmatiche coprono faglie attive sottostanti. Il suono prodotto dagli attriti del movimento delle faglie viene amplificato dalle rocce sovrastanti. | Geoloy IN

Le rocce sovrastanti, rigide, fanno da grancassa al movimento di frizione che si verifica quando la faglia si muove e così si produce un suono che, seppure debole, si diffonde molto bene e a grande distanza nel deserto.

Tanti piccoli terremoti. I sismi che si verificano sono frequenti e, di solito, di debole intensità: finora hanno raramente superato magnitudo 3.5. Il più forte documentato si verificò nel 1955 con magnitudo 6.1. Lo studio che ha portato anche alla conferma dell’effettiva esistenza delle voci del terremoto è stato condotto da Sami El Khrepy, della King Saud University di Riyadh (Arabia Saudita).

Il Mar Rosso si è formato dall’apertura di una dorsale che sta separando l’Arabia Saudita dall’Africa. | Nasa

Il ricercatore ha usato il metodo della tomografia sismica (l’analisi del tempo di propagazione delle onde sismiche, sia di compressione sia trasversali) a partire da una serie di esplosioni pilotate le cui onde sismiche – appunto – sono state raccolte da sismografi opportunamente posizionati. Lo studio dei sismogrammi, ossia dei grafici risultanti, permette poi di dedurre la composizione degli strati attraversati dalle onde. Nel caso specifico lo studio ha permesso di ricostruire la struttura della crosta in tre dimensioni e di mettere in luce l’esistenza della faglia e del suo collegamento con la crosta superiore e l’acqua di infiltrazione.

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