Così a Venere è stata “strappata via” l’acqua
Colpa di una piccola molecola effimera
di Leonardo De Cosmo
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E’stato ricostruito il meccanismo che ha strappato via l’acqua da Venere, a rendere il gemello delle Terra una sorta di pianeta deserto sarebbe un processo che avviene nella parte piu’ alta dell’atmosfera del pianeta e che costringe le molecole di acqua a rompersi per formare una nuova molecola, dalla vita molto breve.
A proporre questa nuova tesi, in un articolo pubblicato sulla rivista Nature, e’ il gruppo di ricerca guidato da Eryn Cangi e Michael Chaffin, dell’Universita’ del Colorado a Boulder.
Nonostante Venere sia una sorta di gemello del nostro pianeta, le sue condizioni sono estremamente diverse per dimensioni, massa e distanza dal Sole. Venere ha infatti una densissima atmosfera nella quale l’effetto serra genera temperature di oltre 400 gradi centigradi e pressioni enormi, che fanno del pianeta un ambiente inospitale per la vita. Inoltre, Venere non ha quasi acqua: si stima ne sia presente 100mila volte meno che sulla Terra, ma secondo i modelli di formazione del Sistema Solare, nel passato ne aveva quasi quanto la Terra.
Finora nessuna teoria e’ riuscita a spiegare in modo convincente il meccanismo responsaile della scomparsa dell’acqua da Venere, ma secondo la ricerca appena pubblicata a facilitare la fuga dell’acqua sarebbe una molecola molto diffusa nella parte superiore dell’atmosfera di Venere. Indicata con la sigla HCO+, la molecola e’ composta da un atomo di idrogeno, uno di carbonio e uno di ossigeno; si forma quando l’acqua evapora a causa delle alte temperature, raggiungendo gli strati alti dell’atmosfera. Qui le particolari condizioni fanno si’ che gli atomi si separino e successivamento si ricombinino per a formare HCO+. Questa piccola molecola, pero’ , non sopravvive a lungo e la sua rottura porta alla dispersione dell’idrogeno nello spazio, derubando cosi’ Venere di uno dei due ingredienti fondamentali per l’acqua.
Secondo gli autori della ricerca,questo meccanismo e’ ancora in atto e per averne conferma sarebbe necessario inviare sonde, piu’ sensibili di quelle inviate finora, capaci di riconoscere la presenza di HCO+.