Che differenza c’è tra Aurora Boreale e Sar?
Che differenza c’è tra Aurora Boreale e Sar?
Tratto da Meteopop
L’aurora boreale rossa avvistata in Italia non era aurora! No niente complotti, ma 2 fenomeni differenti scoperti recentemente.. Infatti, le enigmatiche luci rosse che hanno attraversato il cielo italiano il 5 novembre non erano il frutto dell’aurora boreale, ma di un fenomeno altrettanto affascinante noto come SAR, o “arco aurorale rosso stabile“, stable auroral red (SAR) arc per essere ancora più precisi.
Ma andiamo con ordine, il 5 novembre 2023 in Italia (ma non solo, come accaduto in maniera più forte il 10 maggio e il 10 ottobre 2024) , uno straordinario fenomeno ha colorato il cielo di rosso, e in alcuni casi di bande viola.
Come riportato dai media e da moltissimi siti con bellissime fotografie si sarebbe appunto trattato di aurora boreale, ma andiamo a comprendere perché non si é trattato di aurora boreale ma di SAR e STEVE.
Il primo fenomeno, quello più osservato, ovvero “archi di luce rossa” sarebbero dei SAR. I SAR descritti per la prima volta nel 1956 sono comparsi a causa di una violenta tempesta geomagnetica, causata da 2 violente espulsioni di massa coronale (CME) avvenute sul sole.
Questa tempesta di classe G3 avvenuta nei giorni precedenti, ha causato un flusso di vento solare (plasma) altamente energetico carico elettricamente, che ha interagito con il campo magnetico Terrestre, e con i gas presenti in alta atmosfera come ossigeno e azoto.
A spiegare il fenomeno, oltre a Gianluca Masi dell’INAF, anche il Professor. Jeff Baungardner del centro per la fisica spaziale dell’università di Boston con una dichiarazione sul prestigioso portale Spaceweather.com.
Il SAR che é un acronimo che sta per “
archi rossi aurorali stabili” a dispetto del nome non hanno nulla a che fare con le aurore.
Se le aurore si manifestano per interazione delle particelle i SAR sono un segno di energia termica che si disperde nell’atmosfera superiore dal sistema di correnti ad anello della Terra, un circuito a forma di ciambella che trasporta milioni di ampere intorno al pianeta.
Questi “archi di luce” che compaiono durante le forti tempeste geomagnetiche si illuminano di rosso a 6300 Ä sempre a causa dell’ossigeno atomico presente in alta atmosfera.
I SAR di solito sono così deboli che non sono osservabili ad occhio nudo. Il 5 novembre tuttavia la corrente dell’anello é stata alimentata per ore dalla tempesta, creando un evento globale e le telecamere lo hanno ripreso dall’Italia alla Nuova Zelanda come spiegato dal Prof. Baungardner.
Gli archi SAR si manifestano in prossimità del picco massimo del ciclo undecennale dall’attività magnetica del sole.
SAR si originano nell’alta atmosfera, a un’altezza di oltre 300-400 km, e sono il risultato dell’eccitazione dell’ossigeno, ma a differenza delle aurore boreali, non sono causati direttamente dalle particelle cariche solari, bensì dalla dinamica delle fasce di Van Allen.
Queste fasce, a forma di ciambella, circondano la Terra e intrappolano le particelle solari grazie al magnetismo terrestre, e in particolare, è la fascia interna a dare vita ai SAR. Le particelle all’interno di questa fascia creano flussi circolari di cariche che si comportano come correnti elettriche di alta quota, conosciute come correnti ad anello.
Un significativo afflusso di materiale dal Sole, come avvenuto poco prima del 5 novembre con due espulsioni di massa coronale, può indebolire il campo magnetico terrestre tanto da abbassare l’altitudine di queste correnti ad anello. Quando interagiscono con l’alta atmosfera, trasferiscono energia termica all’ossigeno presente, generando gli splendidi archi rossi luminosi che possono essere facilmente confusi con le aurore.
Un secondo fenomeno chiamato STEVE (Strong Thermal Emissione Velocity Enhancement) é di recentissima scoperta ed in parte ancora misterioso.
Si tratta di un fascio di luce viola descritto nel 2018 nell’articolo: “New science in plain sigth: Citizen scientist lead to Discovery of optical structure in the upper atmosphere.” Un Team di ricerca guidato dalla Dott. Elizabeth A. MacDonald ricercatrice presso il Goddard Space Centro della Nasa e il New Mexico Consortium.
Come specificato dalla ricerca, si ritiene che STEVE (avvistato principalmente in Irlanda) sia legato all’interazione del vento solare e il campo magnetico terrestre.
Il bagliore viola sarebbe provocato da velocissimi flussi di gas caldi 3000°C che fluiscono dalla magnetosfera Terrestre a oltre 21.000 km orari.
Fino al 2018 si sapeva poco o nulla di STEVE, sebbene ci fossero una grande quantità di fotografie scattate da fotografi e scienziati cittadini.
Grazie al satellite SWARM gli scienziati hanno rivelato, osservando STEVE un livello insolito della temperatura degli elettroni ed una diminuzione della densità, insieme ad un forte flusso ionico verso ovest, ovvero una pronunciata deriva ionica subaurorale acronimo SIAD.
Le complesse dinamiche di STEVE (questo bellissimo fascio viola) sono ancora da comprendere completamente.
Photo di Copertina – da Norcia (PG) di Andrea Saviati