Addio all’ultimo ghiacciaio del Venezuela che diventa ufficialmente il primo Paese glacier free al mondo per colpa del cambiamento climatico
Il Venezuela ospitava sei ghiacciai nella catena montuosa della Sierra Nevada de Mérida, a circa 5mila metri sul livello del mare. Cinque dei ghiacciai erano scomparsi nel 2011, lasciando solo il ghiacciaio Humboldt, noto anche come La Corona. Scomparso anche quello
di Germana Carillo
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C’erano sei ghiacciai una volta in Venezuela, ma ora la maestosa catena montuosa della Sierra Nevada de Mérida è stata testimone dell’ultima rovinosa scomparsa: il ghiacciaio Humboldt, noto anche come La Corona, l’ultimo a soccombere alle estreme temperature da record.
Il Paese sudamericano dice così definitivamente addio ai ghiacci, segnando un capitolo senz’altro oscuro nella storia globale e il passaggio a un’altra epoca: la Corona, infatti, visibile in una immagine Copernicus Sentinel-2 acquisita il 14 febbraio 2024, si è sciolto rapidamente, restringendosi fino a un’estensione inferiore a 2 ettari.
Gli esperti attribuiscono il suo rapido declino alle temperature record alimentate dal recente evento El Niño e lo declassano da ghiacciaio a campo di ghiaccio.
Altri Paesi hanno perso i loro ghiacciai diversi decenni fa, dopo la fine della piccola era glaciale, ma il Venezuela è probabilmente il primo a perderli nei tempi moderni, ha affermato Maximiliano Herrera, climatologo e storico del tempo.
Secondo Herrera, Indonesia, Messico e Slovenia sono i prossimi a vedere una scomparsa dei ghiacciai, con l’isola indonesiana di Papua e il Messico che hanno sperimentato un caldo record negli ultimi mesi (il che dovrebbe accelerare il ritiro dei ghiacciai). Nell’area andina del Venezuela, ci sono stati alcuni mesi con anomalie mensili di +3°C/+4°C sopra la media del periodo 1991-2020, il che è eccezionale a quelle latitudini tropicali.
Il Venezuela è uno specchio di ciò che continuerà ad accadere da nord a sud, prima in Colombia ed Ecuador, poi in Perù e Bolivia, mentre i ghiacciai continuano a ritirarsi dalle Ande, spiega invece Luis Daniel Llambi, ecologista di Adaptation at Altitude, un programma per l’adattamento ai cambiamenti climatici nelle Ande.
Si tratta di un record estremamente triste per il nostro Paese, ma anche di un momento unico nella nostra storia, che offre l’opportunità non solo di comunicare la realtà e l’immediatezza degli impatti dei cambiamenti climatici, ma anche di studiare la colonizzazione della vita in condizioni estreme e i cambiamenti che i cambiamenti climatici apportano agli ecosistemi di alta montagna.
In un disperato tentativo di salvare il ghiacciaio, il governo venezuelano aveva installato una coperta termica per prevenire un ulteriore scioglimento, ma gli esperti dicono che è un esercizio inutile.
La perdita di La Corona segna la perdita di molto di più del ghiaccio stesso, segna anche la perdita dei numerosi servizi ecosistemici forniti dai ghiacciai, dagli habitat microbici unici agli ambienti di significativo valore culturale, conclude Caroline Clason, glaciologa e professore assistente all’Università di Durham.