Nel 2023 nuovo record di caldo negli oceani
Record per l’Ocean Heat Content: l’aumento di calore è continuo e accelerato
www.greenreport.it
Lo studio “Ocean heat content in 2023”, pubblicato recentemente su Nature Reviews Earth & Environment da un team di ricercatori cinesi statunitensi e di Mercator Ocean International di Toulose, ha fornito informazioni sull’aumento mondiale dell’Ocean Heat Content (OHC), che indica la quantità di energia assorbita dall’Oceano a diverse profondità e posizioni.
L’OHC indica la quantità totale di calore immagazzinato nell’oceano ed è misurato in joule. Lo sviluppo di migliori sistemi integrati di osservazione degli oceani a partire dagli anni ’60 ha consentito agli scienziati di produrre stime OHC e identificare i trend. L’OHC viene calcolato a diverse profondità attraverso una serie di strumenti di osservazione, come le boe Argo in situ dispiegatei da navi da ricerca in diverse parti dell’Oceano, o osservazioni satellitari, nonché simulazioni di modelli e variazioni di altre variabili chiave.
Gli autori – Lijing Cheng e Yuying Pan (Accademia cinese delle scienze), Karina von Schuckmann e Audrey Minière (Mercator Ocean International, Maria Hakuba (Jet Propulsion Laboratory, California Institute of Technology), Sarah Purkey (Scripps institution of oceanography), Gavin Schmidt (NASA) – hanno rivelato che «Nel 2023 l’OHC ha raggiunto un livello record, continuando l’aumento a lungo termine registrato a partire dal 1960z.
A partire dal 2017, ogni anno l’OHC ha battuto ogni record e il nuovo studio conferma una forte accelerazione del riscaldamento degli oceani a lungo termine. Gli autori insistono sull’importanza di un monitoraggio costante di questo parametro chiave per garantire un processo decisionale informato nei negoziati internazionali sul clima.
Dato che il caldo viene disperso a velocità variabili a seconda della profondità dell’oceano, lo studio descrive in dettaglio le percentuali di accumulo di calore nei diversi strati indicati dal Copernicus Marine Service dell’Unione europea: nel 2023 è stato registrato un accumulo di calore del 40% da 0 a 300 metri di profondità; del 24% da 300 a 700 metri; del 28% da 700 a 2000 metri; dell’8% sotto i 2000 metri. I ricercatori fanno notare che «Nel 2023, il calore si è accumulato più rapidamente negli strati superiori dell’Oceano, dove le attività umane sembrano avere un impatto maggiore; d’altro canto, gli strati più profondi sono rimasti meno colpiti dalle influenze antropiche, in linea con i risultati precedenti». E’ possibile accedere ai dati sui 3 indicatori di profondità con l’Ocean Climate Portal.
Secondo gli autori del nuovo studio e il recente IPCC assessment report, «Il trend a lungo termine dell’aumento dell’OHC è in gran parte attribuita a cause di origine antropica, come le emissioni di gas serra e gli aerosol. Le variazioni dell’OHC, tuttavia, non si verificano solo con magnitudo variabili a seconda degli strati di profondità ma anche in base alle posizioni geografiche».
Infatti, lo studio ha riscontrato il maggiore aumento di calore nell’Oceano Atlantico e nell’Oceano Antartico, al contrario dell’Oceano Indiano e del Pacifico, con i rispettivi strati profondi che mostrano un maggiore accumulo di calore. Gli autori hanno spiegato questo fenomeno con i cambiamenti nella circolazione oceanica di profondità e una più forte mescolanza tra l’Atlantico e l’Oceano Antartico.
Uno studio pubblicato nel 2023 da Mercator Ocean International conferma che, «Agendo come un “dissipatore di calore”, l’Oceano assorbe circa il 90% del calore extra immagazzinato nel sistema climatico»; dato che il 2023 ha visto la temperatura superficiale globale più alta mai registrata, gli autori del nuovo studio hanno già previsto un corrispondente aumento da record nell’accumulo del contenuto di calore dell’oceano.
Un’altra scoperta chiave del nuovo studio riguarda l’aumento di calore continuo e accelerato: «Mentre i numeri specifici differiscono a seconda dei datseti, dei periodi di tempo e delle scelte metodologiche utilizzate, i dati generalmente indicano una forte accelerazione del riscaldamento degli oceani a lungo termine. Uno scenario ottimistico low-carbon prevede che questa accelerazione si fermi intorno al 2030 – 2040, mentre l’accelerazione persisterebbe per tutto il XXI secolo nelle simulazioni che presentano percorsi di emissioni più elevati»
L’accelerazione del riscaldamento del sistema Terra è stata esplorata più in profondità nello studio “Robust acceleration of Earth system heating observed over the past six decades”, pubblicato nel dicembre 2023 su Scientific Reports da Minière e von Schuckmann e da Jean-Baptiste Sallée e Linus Vogt del CNRS francese.
I ricercatori concludono: «Il riscaldamento dell’Oceano ha già alterato il funzionamento dell’ambiente marino, causando l’innalzamento del livello del mare, cambiamenti nella circolazione oceanica, lo scioglimento del ghiaccio marino e l’intensificazione dei cicloni tropicali e di altri eventi estremi». Nel nuovo studio gli scienziati mettono in guardia dal peggioramento del riscaldamento degli oceani a causa del continuo riscaldamento globale e chiedono «Un monitoraggio prolungato ed esteso dell’accumulo di OHC per fornire dati a supporto di un processo decisionale informato nei negoziati sull’oceano e sul clima a livello internazionale. L’entità e il ritmo del riscaldamento sono strettamente legati agli scenari socioeconomici, sottolineando la rilevanza del contenuto di calore oceanico (OHC) come parametro cruciale per le considerazioni politiche».