L’ondata di freddo che stiamo vivendo è davvero eccezionale e il riscaldamento globale che fine ha fatto?
di Roberto Nanni
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Iniziamo subito col dire che clima e meteo sono due cose diverse. Il clima si riferisce al nostro patrimonio storico, il tempo meteorologico all’andamento di questi giorni. Da una settimana circa abbiamo invertito la rotta passando dai 30 gradi circa di massima del 15 aprile agli 11-13 gradi di ieri. Con lo zero termico che dai 3800 metri è precipitato in caduta libera fino a 5-600 metri.
Ma per capire veramente se è freddo oppure è la nostra capacità individuale che ha perso la sensibilità di adattamento, bisogna far riferimento alle serie climatologiche, per confrontare le temperature di questi giorni con l’andamento del mese degli ultimi 30 anni. Effettivamente, ieri, martedì 23, abbiamo raggiunto l’apice di questa irruzione fredda con un’anomalia negativa di -4/-5 °C riuscendo a spodestare il record giornaliero del freddo aprile 1991 di 4 decimi di grado.
Un’inezia, se vogliamo paragonare l’alto numero di “colpi di coda” invernali avvenuti nel ventennio 1980-1990 (ma anche più indietro), dove prolungate irruzioni fredde fecero la conta di danni in termini fenomenologici, tra estese gelate e nevicate fin sulle zone di pianura. Le ondate di freddo in aprile quindi non sono di certo una novità e in passato erano piuttosto frequenti e consistenti. Questo perché la naturale stagionalità primaverile mostra una accentuata tendenza alla variabilità climatica con le temperature medie mensili che smettono di aumentare mostrando un leggero calo rispetto alla prima decade.
Dal 2019 però abbiamo avuto spesso l’interruzione netta del riscaldamento, con queste colate artiche che hanno influenzato diversi paesi europei con pronunciate anomalie dal segno opposto. Ma di certo il riscaldamento globale non è sparito, anzi, il problema si è solo spostato, come spesso accade, di longitudine: portando picchi di 35 °C in Grecia e Cipro, 36 °C in Kazakistan, 37-40 gradi in Turchia e Caucaso, e notti tropicali in Russia.
L’aria rovente proveniente dal Niger e Ciad, con cui facevamo i conti fino a qualche giorno fa, è risalita verso nord-est fino a raggiungere la Siberia meridionale. In pratica le oscillazioni planetarie negli ultimi anni sono diventate più marcate con forti contrasti termici soprattutto in presenza di prolungate ondate caldo. La vera anomalia, con la quale per pareggiare i conti non basterebbe un’intera era glaciale, sono stati i valori di 11-12 gradi al di sopra delle medie stagionali mantenuti per un lungo periodo. Una serie di ripetuti record orientati tutti verso l’alto che ha proiettato le temperature medie regionali quasi sempre al di sopra dei 3 gradi centigradi tra il 2023 e il 2024. Senza contare, poi, che l’anno ancora in corso, ha già registrato ben 15 estremi di caldo giornalieri contro uno di freddo. Quindi le caratteristiche dall’irruzione simil invernale o meglio invernale, visto che la stagione fredda non l’abbiamo proprio avuta, possiamo definirla singolare ma non di certo inconsueta, visto che, probabilmente, per fine mese saremo già tornati sopra alle medie del periodo.
Roberto Nanni roberto.nanni@meteoprofessionisti.it