I cambiamenti climatici stanno portando piogge estreme ai tropici
Contemporaneamente tendono a espandersi le zone aride
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L’aumento delle temperature dovuto al riscaldamento globale causerà piogge sempre più estreme ai tropici, provocando non pochi problemi nelle aree già sottoposte ad elevate quantità di precipitazioni.
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Science Advances, che ha utilizzato un nuovo modello climatico ad elevatissima risoluzione per comprendere i meccanismi alla base di questi eventi climatici estremi. Secondo i risultati ottenuti dal gruppo guidato dall’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Austria, la chiave sta nel fatto che temperature più alte spingono le nuvole ad aggregarsi di più e quindi a scaricare maggiori quantità di piogge sulle stesse zone, facendo contemporaneamente espandere quelle molto aride, che riceveranno sempre meno acqua.
Le precipitazioni estreme sono uno dei disastri naturali più dannosi e la loro frequenza è aumentata negli ultimi anni a causa del cambiamento climatico. Finora, però, i modelli climatici utilizzati per studiare questi fenomeni non potevano tenere conto in modo particolarmente dettagliato dei meccanismi in gioco, e quindi non riuscivano a calcolare molte delle complesse dinamiche che spingono le nuvole a riunirsi e a generare eventi più intensi. Per superare questo problema, i ricercatori guidati da Jiawei Bao si sono rivolti ad un nuovo modello climatico che raggiunge un livello di dettaglio prima impossibile: mentre le versioni precedenti avevano generalmente una risoluzione spaziale di circa 100 chilometri, questa ne possiede una di soli 5 chilometri.
“Questo nuovo modello ha mostrato che, con un clima più caldo, gli eventi di precipitazioni estreme ai tropici aumentano di gravità più di quanto previsto finora”, spiega Bao. “Possiamo vedere, infatti, che quando le nuvole sono più addensate piove per un tempo più lungo. Inoltre – aggiunge il ricercatore – le piogge più estreme sulle aree ad alte precipitazioni faranno allargare le zone aride, un ulteriore passaggio, quindi, verso modelli meteorologici estremi”.