Si chiama “neve da nebbia” e non neve chimica

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Si chiama “neve da nebbia” e non neve chimica

Si sente parlare di queste ore di ”neve chimica” in diversi siti di notizie o anche di meteorologia, ma attenzione alla bufala: si tratta di neve da nebbia! Ecco un veloce approfondimento.
di Federico Antonioli
tratto da centrometeoemiliaromagna

Eccoci tornare sul campo per far chiarezza su un tema molto attuale: scorrendo su alcune testate giornalistiche, ma anche sui social network e peggio ancora su pagine meteo, notiamo spesso la dicitura ”neve chimica”. Ma cosa c’è di vero?

Poco o nulla. Le precipitazioni legate alla nebbia non sono di certo una novità, capita spesso in aree in cui persistono formazioni nebbiose registrare accumuli irrisori da parte delle stazioni meteo, attorno mediamente a 0,1 mm.

Anzi, spesso capita di ritrovarsi nella nebbia in presenza di deboli pioviggini, ma non per questo sentiamo parlare di ”pioggia chimica”.

In poche parole, nel contesto attuale, quello erroneamente associato alla ”neve chimica”, si possono verificare delle vere e proprie nevicate o, meglio, deposizioni di cristalli di neve sulle superfici immerse in questo strato di nubi basse.

Sappiamo che le precipitazioni si formano grazie alla presenza di nuclei sui quali condensa il vapore acqueo (nuclei di condensazione), e anche le particelle di inquinanti assumono tale ruolo. Appare quindi chiaro che nelle aree dove persistono le nebbie (e in questo articolo abbiamo spiegato come nebbia e smog spesso vadano a braccetto), si possano palesare deboli precipitazioni in forma piovosa o nevosa. Quindi in poche parole questa forma di precipitazione è l’analogo della pioviggine che a volte registriamo in contesti nebbiosi.

Neve da nebbia

Tuttavia non vi è nulla di “chimico”, il termine è assolutamente fuorviante, non si forma per la presenza di ”prodotti estranei”, anche se è possibile trovare la presenza di queste particelle contestualmente alla precipitazione, così come accade con piogge e nevicate.

Perciò, sarebbe più corretto chiamare questo fenomeno “neve da nebbia“, comprendendo in esso i due meccanismi di deposizione di cristalli di ghiaccio sulle superfici:

Precipitazione da nebbia, e cioè la “caduta” e deposizione sulle superfici di cristallini di ghiaccio formatisi all’interno dello strato nebbioso freddo

Brina da nebbia, o “galaverna”, ovvero il fenomeno per il quale attorno alle superfici immerse nella nebbia (come i rami spogli degli alberi ad esempio) si forma pian piano uno strato di ghiaccio bianco per accumulo di aghetti minuscoli, formatisi appunto nella nebbia.

Non possiamo quindi considerare il fenomeno come qualcosa di anomalo, semmai può essere opportuno impegnarsi per ridurre la presenza di inquinanti presenti in atmosfera. In ogni caso si tratta di un fenomeno presente anche in passato, probabilmente meno enfatizzato poiché la notizia correva sicuramente meno velocemente sul web. Inoltre in conclusione, per ribadire come l’inquinamento non sia il progenitore di queste precipitazioni e quindi non vi è nulla di chimico, sono necessarie condizioni particolari come quelle che viviamo in questi giorni, ossia una forte inversione termica a causa della presenza dell’anticiclone, elevati valori di umidità al suolo con presenza di uno strato freddo nei primi metri della colonna d’aria nonché la calma di vento tipica del periodo invernale in contesti di alta pressione.

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