Risolto il mistero del “mostro verde” di Cassiopea A
E’ il materiale originario della stella esplosa
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Risolto il mistero del ‘mostro verde’ di Cassiopea A: il groviglio mostruoso di filamenti verdastri nasconde il materiale originario della stella esplosa in una supernova 350 anni fa.
Presentata nel convegno dell’American Astronomical Society, la scoperta è stata possibile grazie ai dati dei telescopi spaziali Chandra della Nasa e James Webb, di Nasa, Agenzia Spaziale Europea e Agenzia spaziale canadese Csa
A elaborare i dati è stato lo studio internazionale coordinato dal gruppo di Danny Milisavljevic, della Purdue University, e al quale l’Italia ha partecipato con Salvatore Orlando dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Palermo.
Identificata nel 2023, la struttura misteriosa di Cassiopea A era stata chiamata ‘mostro verde’ in riferimento al muro del campo da baseball di Fenway Park a Boston, alto 11 metri e dipinto in verde. La combinazione delle immagini dei due telescopi spaziali ha reso possibile per la prima volta fare il censimento del materiale stellare espulso dopo l’esplosione della stella: Chandra ha osservato ai raggi X i detriti riscaldati a decine di milioni di gradi dalle onde d’urto e le immagini di Webb, soprattutto nell’infrarosso, hanno permesso di vedere i frammenti originari e incontaminati della stella, in gran parte nascosti all’interno del mostro verde. “Possiamo ora osservare in dettaglio la completa frammentazione della stella morente durante la sua esplosione”, ha detto Milisavljevic a Media Inaf. “Questo – ha aggiunto – ci permetterà di svelare aspetti completamente nuovi dei frammenti della stella esplosa e della struttura del suo ambiente circumstellare”.
E’ stato un lavoro interdisciplinare che ha unito fisica, astronomia, calcolo numerico, scienza dei dati e computer grafica, ha detto Orlando. “Queste osservazioni – ha proseguito – sono fondamentali anche per la validazione dei modelli di esplosione delle supernove e nel fornire informazioni cruciali sulle fasi finali di evoluzione della stella progenitrice”.