I rischi e i danni degli eventi legati a siccità e piogge torrenziali sono destinati ad aumentare
La successione di siccità e alluvioni rende sempre più necessario pianificare le risorse idriche e una migliore modellazione degli eventi meteorologici futuri
www.greenreport.it
Si stima che negli ultimi 20 anni 3 miliardi di persone siano state colpite da disastri naturali legati all’acqua, come siccità e inondazioni e si prevede che il cambiamento climatico aumenterà la frequenza di questi rischi idrici, con danni che potrebbero arrivare fino a 3,7 trilioni di dollari nei prossimi 30 anni solo negli Stati Uniti. Oltre a danneggiare case e infrastrutture, periodi prolungati di pioggia o siccità devasteranno anche i raccolti e impoveriranno le riserve idriche.
Un’area di crescente interesse per i ricercatori è la frequenza della siccità composta e delle inondazioni pluviali (causate da precipitazioni rapide e abbondanti o da piogge prolungate oltre la norma), ovvero quando entrambe si verificano in successione nella stessa area entro un anno l’una dall’altra. Storicamente, questo livello di coincidenza è stato scarsamente saminato. Ma aumenta l’interesse anche per precipitazioni estreme seguite da una siccità meteorologica che si verifica quando prevalgono modelli di clima secco, che alla fine possono innescare la siccità idrologica, portando al disseccamento dei d’acqua e all’abbassamento dei livelli dei bacini idrici.
Il nuovo studio “Observational Uncertainty for Global Drought-Pluvial Volatility” , pubblicato su Water Resources Research da un team di ricercatori guidato da Yichan Li e Linyin Cheng del Dipartimento di Geoscienze dell’università dell’Arkansas, e composto anche da Chiyun Miao dell’Università Normale di Pechino e Zhiyong Liu, dell’università Sun Yat-sen, fornisce un esame globale della volatilità siccito-pluviale – o la tendenza a spostarsi da un estremo all’altro (da secco a umido o da umido a secco) in un breve periodo di tempo.
Lo studio esamina le transizioni estreme da siccità a piogge torrenziali e inom ndazioni e da umido a asciutto negli ultimi settant’anni attraverso l’analisi della coincidenza degli eventi, un metodo per quantificare il numero di eventi estremi consecutivi che considera anche le risposte istantanee o ritardate entro un periodo incerto tra di loro. Per farlo, lo studio dsi è servito di 3 dataset climatici ampiamente utilizzati per fornire prove dell’aumento della volatilità siccità-pioggia su scale temporali inferiori a un anno. Il team sino-americano ha anche valutato l’accuratezza di questi dataset, rilevando i diversi punti di forza e di debolezza di ciascuno a causa delle incertezze osservative nella raccolta dei dati. «Ad esempio – dicono i ricercatori – la lontananza di una regione può svolgere un ruolo nella raccolta di dati accurati».
Facendo una media a livello globale, il team ha scoperto che «Il 15,46% di tutte le siccità meteorologiche sono state seguite da piogge nella stagione successiva. La percentuale di transizione da umido a secco si è rivelata notevolmente simile: 15,49%. Tuttavia, esistono differenze notevoli quando si considerano regioni particolari».
Per questo, lo studio fornisce una mappa che dimostra come gli episodi di questi due fenomeni siano distribuiti a livello globale e ne emerge che «Nel complesso, il modello spaziale dei tassi di coincidenza degli eventi estremi da secco a umido e da umido a secco è in gran parte in accordo tra i 3 dataset, sebbene vi sia una notevole variabilità regionale. Ad esempio, in Eurasia dalla metà del XX secolo, c’è una probabilità relativamente bassa che la siccità meteorologica passi a piogge pluviali, ma una probabilità maggiore per lo scenario opposto, ovvero un rapido passaggio da eventi umidi a eventi secchi. Un modello simile esiste anche nel Nord America occidentale, che vede gravi transizioni da umido a secco con una frequenza media superiore al 17%. Al contrario, l’Asia meridionale e l’Australia sono più inclini a transizioni immediate dalla siccità meteorologica alle piogge pluviali».
Gli autori dello studio evidenziano che «I nostri risultati indicano che le differenze associate alla volatilità siccità-pioggia tra le osservazioni considerate sono in molte regioni più ampie di quelle dei loro singoli eventi [solo siccità o piogge torrenziali], evidenziando la necessità di utilizzare più dati indipendenti basati su osservazioni che consente esami più approfonditi quando si studiano eventi estremi così composti».
I ricercatori concludono sottolineando «La necessità di utilizzare più dataset indipendenti basati sull’osservazione quando si analizzano eventi estremi, composti da secco a umido. Questo fornirà linee guida più chiare per il processo decisionale relativo al clima, in particolare la pianificazione delle risorse idriche, oltre a garantire una migliore precisione nella modellazione degli eventi meteorologici futuri».