Cambiamento climatico: costi enormi, prevenzione difficile ma anche qualche opportunità
Di Roberto Nanni
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L’accelerazione con cui avvengono i cambiamenti climatici da alcuni anni è correlata all’intensificazione dei fenomeni meteorologici in molte regioni, con conseguente aumento del potenziale di perdita. Tutto ciò fa comprendere quanto sia indispensabile attuare una riduzione dei potenziali rischi e, allo stesso tempo, quanto possa essere di fondamentale importanza la definizione di un piano di modifiche al nostro territorio per la salvaguardia dell’intero ecosistema. Strategie di mitigazione e misure di adattamento che si riassumono nella parola “prevenzione”. Ecco perché abbiamo la necessità di proteggerci da eventi estremi che stanno diventando sempre più frequenti con un aumento della pericolosità del 50% rispetto agli stessi accadimenti del passato. Il cambiamento climatico è uno dei maggiori rischi che l’Europa si trovi ad affrontare nell’immediato futuro. Se pensiamo che è la stessa a finire sul gradino più alto del podio per danni provocati dall’aumento di frequenza e intensità delle tempeste. Il nuovo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, dal titolo “Is Europe on track towards climate resilience? Status of reported national adaptation actions in 2023” ha messo in evidenza come ondate di calore, siccità, inondazioni e forti precipitazioni rappresentano gli eventi meteorologici estremi più segnalati nel Vecchio Continente. A lungo termine, gli impatti più importanti saranno dovuti ai cambiamenti delle temperature e alla variabilità idrologica, con particolare riferimento a lunghi periodi di siccità. Infatti, tra il 1980 e il 2022, secondo l’indicatore EEA, eventi meteorologici estremi legati al clima hanno causato perdite economiche di beni stimate in 650 miliardi di euro, di cui 59,4 miliardi nel 2021 e 52,3 miliardi nel 2022.
Sebbene le perdite dovute alle catastrofi naturali in Europa siano salite a 77 miliardi di euro nel 2023 soprattutto a causa del terremoto in Turchia, la maggior parte di queste sono state invece determinate da forti tempeste: il 76% dell’ammontare è stato collegato alle condizioni meteorologiche, mentre il 24% ha cause geofisiche. La ragione per cui questi eventi si riflettono su uno tra gli hotspot più caldi del Pianeta, sta nell’aumento del riscaldamento degli ultimi anni, che viene esacerbato da temperature particolarmente elevate: Ogni anno, nei 53 paesi della regione europea dell’Oms, 1,4 milioni di persone perdono la vita per motivi correlati all’inquinamento atmosferico e per gli effetti del cambiamento climatico, con pesanti ripercussioni sulla salute umana e l’ambiente. Ondate di calore, siccità, inondazioni e forti precipitazioni sono gli eventi meteorologici estremi più segnalati, mentre il cambiamento delle temperature e la variabilità idrologica sono i pericoli attesi tra i più comuni. I rischi idrologici (inondazioni) rappresentano quasi il 43% e i rischi meteorologici (tempeste, compresi fulmini e grandine, insieme a movimenti di massa) circa il 29% del totale. Per quanto riguarda i rischi climatici, le sole ondate di caldo procurano circa il 20% delle perdite totali con 62 mila vittime occorse nel 2023 a causa del caldo anomalo, mentre il restante +/-8% è cagionato da siccità (Catalogna), incendi boschivi (Alessandropoli) e ondate di freddo insieme. Tra le catastrofi naturali più costose figurano al primo poste le alluvioni (Libia, Grecia, Francia, Germania settentrionale e Nord Italia) che le ultime vicissitudini in Romagna hanno contribuito a portare alla ribalta anche da noi. In Europa i danni derivanti da questo tipo di eventi ammontano a 17 miliardi di euro.
Se in Europa l’anno appena concluso abbia registrato una temperatura di 1,02°C superiore alla media, valore che classifica il 2023 al secondo posto fra gli anni più caldi, è sicuramente l’Italia a ricevere la maglia nera come tendenza al maggior surriscaldamento. Secondo l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Isac-Cnr), infatti, il 2023 è risultato ai vertici degli anni più caldi, con la temperatura che è stata di 1,05 gradi superiore la media storica nei primi undici mesi dell’anno e di ben 1,87 gradi il solo mese di dicembre. Con il Nord in testa alle classifiche a +1,21 gradi di anomalia media. Questi dati presi singolarmente potrebbero non rappresentare nulla, ma assumono una particolare rilevanza nel contesto storico, evidenziando come otto degli ultimi dieci anni siano stati tra i più caldi per il Paese, e 19 dei 20 anni più caldi dal 1800 rientrino in questo millennio. A sottolineare quanto questo primato, formato da anomalie sempre più importanti, abbia intrapreso una strada tutta in salita. Un evidente innalzamento della temperatura che a sua volta imprime un forte aumento alle manifestazioni più violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e localizzate ed il rapido passaggio da condizioni calde e siccitose al forte maltempo rappresentato, il più delle volte, da venti intensi, nubifragi e allagamenti che si riflettono su vaste porzioni di territorio. Fenomeni tanto significativi da far finire il Bel Paese nelle prime pagine delle cronache internazionali catalogando una media di eventi idro-meteorologici annuale spaventosa. È quindi evidente l’importanza nell’attuare delle azioni di adattamento del territorio per far fronte ai rischi provocati dai cambiamenti climatici, utilizzando tutti gli strumenti in nostro possesso finalizzati ad implementare le nostre capacità di resilienza e non a subirne le conseguenze. E, perché no, traendone vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche.