PERCHÉ NON PARLIAMO DI STRATWARMING
Di Andrea Corigliano
Tratto da Centrometeo.com
In uno dei recenti articoli un lettore ci ha chiesto notizie a proposito del surriscaldamento stratosferico polare (stratwarming), cioè di un marcato aumento della temperatura a cui andrà incontro la bassa stratosfera entro i prossimi 3-5 giorni, grosso modo sul settore asiatico orientale (vedi figura). Questo tema, da anni, diventa una sorta di «ultima speranza» a cui la maggior parte dei siti che fa meteorologia commerciale fa affidamento per prevedere l’arrivo di ondate di freddo e di gelo in Italia perché un apporto di calore così dirompente in sede stratosferica prima e troposferica poi – sempre che ci sia propagazione verso il basso di questo riscaldamento – può portare a modificare in modo significativo la struttura del Vortice Polare, cioè di quel serbatoio di aria gelida a cui attingono le irruzioni di aria fredda.
In altre parole, il Vortice Polare viene disturbato e conseguentemente può aumentare la probabilità di avere scambi meridiani e con essi il trasporto di aria fredda verso le basse latitudini. Supponendo che tutti i tasselli si incastrino alla perfezione e che quindi l’effetto del riscaldamento stratosferico arrivi a condizionare anche la troposfera modificando in tal modo tutta la struttura del Vortice Polare con una sua rottura in due o più lobi o con una sua fuoriuscita dalla sede polare, non è assolutamente detto che l’Italia si venga a trovare nel mirino delle correnti fredde.
Ci penserà poi la modellistica numerica a calcolare la traiettoria dei flussi con tutto il fardello di incertezza che quei calcoli si porteranno dietro quando si vuole andare troppo il là nel tempo nel prevedere un evento. In questo paragrafo che avete appena letto è sintetizzato il motivo per cui preferisco non trattare questo tema.
Fin tanto che l’argomento può interessare per capire che cosa è uno stratwarming e che cosa comporta in generale possiamo anche scriverci tutti gli articoli che vogliamo, ma parlare del fenomeno per alimentare le speranze sull’arrivo di gelo e neve in Italia è solo una forzatura che va ben oltre i limiti dell’approccio scientifico alla previsione del tempo.
Noi preferiamo l’approccio inverso, vale a dire parlare eventualmente di riscaldamento stratosferico solo quando un’ondata di freddo è ritenuta ormai probabile per la nostra penisola: in questo caso possiamo completare l’informazione facendo anche un cenno a questo fenomeno che nasce nei piani alti.
Un esempio magistrale su come si comunicano queste tematiche risale a ben trentanove anni fa, quando il Generale Andrea Baroni parlò per la prima volta di riscaldamento stratosferico polare in televisione e lo fece per completare l’informazione relativa all’ondata di gelo che stava interessando la nostra penisola. Era il gennaio del 1985.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell’atmosfera