Clima del passato: i relitti svelano i segreti degli uragani degli ultimi secoli

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Clima del passato: i relitti svelano i segreti degli uragani degli ultimi secoli

Una ricerca ha permesso di ricostruire il comportamento degli uragani dal 1500 in poi
In redazione Mario Giuliacci

Il National Hurricane Center americano, dipartimento del servizio meteo degli USA che si occupa di monitorare e prevedere la traiettoria dei cicloni tropicali, ha cominciato a raccogliere dati sugli uragani solo a partire dal 1850: per il periodo precedente, fino a qualche anno fa, era possibile ricavare solo informazioni approssimative, ottenute dall’analisi degli anelli di accrescimento degli alberi o dei sedimenti depositati sui fondali di laghi vicini alle coste. Di recente però uno studio condotto da un gruppo ricercatori provenienti dell’Università dell’Ariziona, dall’Università del Mississippi Meridionale e dell’Università di Santiago di Compostela, ha svelato i segreti degli uragani del lontano anche per il periodo precedente al 1850

I naufragi svelano i segreti degli uragani

La ricerca (“Shipwreck Rates Reveal Caribbean Tropical Cyclone Response to Past Radiative Forcing”), pubblicata anche sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, è stata in grado di ricostruire con un buon dettaglio il numero di uragani che, di anno in anno, hanno attraversato i Caraibi dal 1500 in poi. Ma come ci sono riusciti gli studiosi? Per ottenere queste preziose informazioni, gli scienziati hanno inizialmente analizzato diversi testi e numerosi antichi diari di bordo, attraverso i quali hanno ricavato la data della maggior parte dei naufragi e degli affondamenti avvenuti nei Caraibi dopo il viaggio di Colombo. 

Il secondo passo è stato confrontare il dato relativo ai naufragi con le informazioni ottenute dall’analisi degli anelli di accrescimento degli alberi della Florida per il periodo che parte dall’anno 1707 in poi: nelle annate caratterizzate dal passaggio degli uragani infatti le piante crescono di meno e ciò si riflette anche nelle caratteristiche degli anelli di accrescimento. In tal modo gli studiosi hanno scoperto che le due serie di dati mostrano nel corso degli anni le stesse oscillazioni e che quindi il numero degli affondamenti nei Caraibi, poiché in accordo con quanto descritto dall’analisi degli anelli di accrescimento, può essere considerato un buon indicatore dell’attività degli uragani. 

Quel periodo in cui gli uragani si sono nascosti

Dall’analisi di tutti i dati raccolti gli studiosi hanno così potuto ricostruire il comportamento degli uragani atlantici nel corso degli ultimi quattro secoli: un andamento da cui sono emerse alcune interessanti sorprese! In particolare, l’informazione più interessante è stata ottenuta proprio ricostruendo, grazie ai dati relativi a nubifragi e affondamenti, l’attività dei cicloni tropicali nei Caraibi per il periodo antecedente al 1707. I ricercatori infatti hanno scoperto che l’attività degli uragani si è ridotta drasticamente, di circa il 75%, tra il 1645 e il 1715, cioè in coincidenza con il periodo, noto anche come Minimo di Maunder, durante il quale si osservò una sensibile riduzione dell’energia proveniente dal Sole. Il Minimo di Maunder del resto coincide con la fase climatica più fredda degli ultimi 1000 anni, e tutto ciò evidentemente ha avuto conseguenze anche sulla formazione degli uragani, che vengono alimentati dal calore immagazzinato negli oceani.   

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