Sulle luci “sismiche” recentemente osservate in Marocco durante la scossa di Magnitudo 6.8
La consapevolezza delle luci sismiche è utile per parlare del terremoto, ma richiede documenti acquisiti accuratamente e una comunicazione della scienza identificata come un metodo che commette errori.
di Cristiano Fidani
Alcune video riprese hanno registrato fenomeni luminosi in occasione del recente terremoto di magnitudo 6.8
avvenuto in Marocco l’8 settembre 2023 alle 23:11, ora locale, come riportato nel link https://www.albawaba.net/editors-choice/mysterious-blue-light-flashes-moroccan-earthquake-1533613
Si tratta di lampi di colore azzurro ripresi ad Agadir con apparente provenienza dal suolo nella prima registrazione delle ore 23:08 dell’8 settembre 2023.
Il secondo video si riferisce al momento della scossa della Turchia del 7 febbraio 2023 con i lampi di provenienza meno definita. Entrambe le registrazioni sono state fatte in centri abitati, il primo da una telecamera di sorveglianza e il secondo attraverso un telefonino.
In un altro video sono stati ripresi sei punti luminosi che si muovono nel cielo del deserto senza alcuna informazione sui tempi e i luoghi di osservazione.
Video riprese analoghe sono state riportate per un gran numero di terremoti recenti grazie alla universale diffusione dei telefonini e degli impianti di sorveglianza. Così, il termine “luci sismiche” è utilizzato sempre più spesso, ormai più volte in un anno, da una sempre più ampia fetta di giornalisti e sconfinata popolazione di bloggers. I risvolti di questa forma di consapevolezza possono essere interessanti in almeno due ambiti legati ai forti terremoti: sono fenomeni che spesso li precedono e alimentano una continua discussione su di loro. Tuttavia, una lacuna merita di essere analizzata prima dei risvolti, che consiste nell’assenza di uno spirito critico nel riportare queste registrazioni.
Infatti, la maggior parte delle riprese degli ultimi anni sono state fatte nei centri abitati dove la popolazione vive ma dove è anche presente la rete di distribuzione elettrica. Al passaggio delle onde sismiche i punti a cui è ancorata la rete elettrica oscillano, i cavi elettrici vengono stirati e nei punti deboli cedono. Durante il terremoto di L’Aquila del 2009 numerose testimonianze hanno riferito di cavi elettrici che si sono staccati dagli angoli delle case al momento della scossa, emettendo scintille dal rosso al blu. E ancora, sempre durante la scossa, scariche fra i cavi dell’alta tensione sono state osservate nei dintorni della città con conseguenti illuminazioni estese simili ai lampi da temporale.
Dunque molti casi di luci sismiche possono essere stati originati dai corto circuiti nella rete elettrica e non sono misteriosi fenomeni senza spiegazione.
Per quanto riguarda i punti luminosi nel cielo, molte testimonianze del passato e altri video le hanno riportate più volte con caratteristiche di luce stabile e oscillante e colorazioni dal rosso al giallo fino al bianco. In qualche recente occasione si è fatto riferimento all’accensione di lanterne cinesi e in altre al movimento di droni, fino ad artefatti digitali creati appositamente per affermare la visita degli alieni. Sta di fatto che quando viene presentato un documento digitale che registra un fenomeno “strano o particolare”, almeno la data, l’ora e il luogo di osservazione, andrebbero riportati.
D’altra parte, chi è colpito dal mistero che possono suscitare questi fenomeni, è certamente stimolato a cercare di dare una spiegazione. Rimane la possibilità che uno sia solo interessato a scrivere un articolo con l’obiettivo di ottenere il maggior numero di letture e click.
Ma è questa la vera causa dell’assenza di uno spirito critico?
Infatti, inserire qualche critica, solitamente rende l’artico più attraente. Oppure è il modo in cui ci siamo abituati a comunicare la scienza, identificata con i soli risultati consolidati, a non stimolare un’osservazione critica?
Da questa prospettiva la realtà dei molti sforzi imperfetti attuati per raggiungere pochi e limitati risultati, è persa nella comunicazione. Cosicché il compito di chi riporta la notizia sarebbe solo quello di posizionare le osservazioni in un catalogo dei risultati della scienza. In questo processo non c’è spazio per le domande, non c’è spazio d’errore, non c’è spazio per alcuno sforzo di comprensione, ma solo la catalogazione nei risultati consolidati, nel “prodotto” della scienza. Tuttavia, ogni risultato sarà di sicuro prima o poi confutato in quell’ambito scientifico. Dunque la scienza non è identificabile con i suoi risultati e, dalla comunicazione basata solo sui risultati, sembra nascere una mancanza di spirito critico.
Spesso lampi senza nuvole e senza tuoni sono stati osservati ore prima della scossa principale, così come scariche elettriche meno luminose dei fulmini e rossore diffuso del cielo. Sono stati necessari secoli di raccolta di testimonianze per evidenziarne qualche tratto comune, come ad esempio il loro verificarsi nelle zone di rift
https://pubs.geoscienceworld.org/ssa/srl/article-abstract/85/1/159/349010/Prevalence-of-Earthquake-Lights-Associated-with?redirectedFrom=fulltext.
Questi fenomeni non hanno attualmente interpretazioni univoche e sicure, ciò non di meno sono osservati, fotografati e ripresi. Sono semplicemente fenomeni da studiare maggiormente per svelare il loro legame con i terremoti. La scienza non sta nella loro interpretazione definitiva, piuttosto nell’approccio, nel metodo per studiarli, che comprende ipotesi, verifiche e tentativi che si rivelano spesso errati.
Le luci sismiche possono essere lette in presenza di uno sciame sismico come il segnale dell’arrivo di un evento più forte?
Non senza incertezza. Anche in presenza di osservazioni strumentali, da tempo possibili per questi fenomeni
https://nhess.copernicus.org/articles/10/967/2010/ e attivabili in occasione di uno sciame nella zona interessata, l’incertezza rimarrebbe. Se da un punto di vista personale la consapevolezza delle luci sismiche è già utilizzabile come autoprotezione o protezione della propria famiglia, ciò essendo già accaduto (https://nhess.copernicus.org/articles/10/967/2010), da un punto di vista collettivo il suo utilizzo richiede una preparazione della popolazione a discutere di una tale possibilità.
Finalmente, le luci da terremoto sono un argomento privilegiato per accendere la discussione intorno a disgrazie cosi tremende. Contemporaneamente hanno la capacità di coinvolgere chi non ha vissuto direttamente la scossa e chi l’ha vissuta con un ricordo assordante di tonfi, urla, impotenza e dolore.
Per i primi sono fenomeni spettacolari che rimarcano la grandezza delle energie che si scatenano coinvolgendo anche l’atmosfera, allo stesso tempo riportando alla mente che sono tragedie che accadono continuamente. Per chi l’ha vissuto in prima persona è una discussione che parte dai giorni precedenti e successivi al terremoto per convergere gradualmente al momento della tragedia. Questo approccio offre la possibilità di rivivere l’esperienza traumatica partendo da un momento di calma.
La raccolta di testimonianze dopo il terremoto di L’Aquila mi ha permesso di osservare la facilitazione che si ottiene con questo argomento nella condivisione del proprio vissuto. Non come una esperienza terapeutica realizzata per dissolvere le paure rimaste, ma come un contributo utile per “salvare” chi si troverà a vivere la stessa esperienza, trasformando il trauma in qualcosa di utile.
Parlare di luci, di osservazioni particolari, insieme al comportamento dei propri animali domestici, a me sembra possa avere grandi potenzialità nella rievocazione più serena dell’evento nei bambini. I cari animali domestici e i compagni “l’hanno vissuto e quindi non è successo solo a me”, aiutano a parlare delle proprie emozioni e a far apparire l’evento stesso come forse meno pauroso.
Dunque, la consapevolezza delle luci sismiche è utile per parlare del terremoto, ma richiede documenti acquisiti accuratamente e una comunicazione della scienza come metodologia, che può commettere errori.
Cristiano Fidani