La Terra tra 250 milioni di anni? Eccola!

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La Terra tra 250 milioni di anni? Eccola!

La deriva dei continenti porterà alla formazione di un supercontinente, Pangea Ultima, di cui, secondo uno studio recente, solo una piccola frazione avrà condizioni climatiche favorevoli alla sopravvivenza dei mammiferi
di Jonathan O’Callaghan/Nature
www.lescienze.it

Secondo alcuni ricercatori, tra 250 milioni di anni il 92 per cento della Terra potrebbe essere inabitabile per i mammiferi. Si prevede che le masse terrestri del pianeta formeranno un supercontinente, provocando un vulcanismo e un aumento dei livelli di anidride carbonica che renderanno arida la maggior parte delle terre.

Distribuzione della temperatura media dell’aria superficiale della Terra tra 250 milioni di anni nel futuro se tutti i continenti si unissero per formare il prossimo supercontinente: i toni azzurro-verde indicano le temperature più basse, il giallo-arancione-rosso quelle più elevate (© Alex Farnsworth) 


“Sembra che in futuro la vita sarà un po’ più difficile”, afferma Hannah Davies, geologa del Centro di ricerca tedesco per le geoscienze GFZ di Potsdam. “È un po’ deprimente.”

Attualmente si pensa che la Terra sia nel bel mezzo di un ciclo dei supercontinenti, del quale la deriva dei suoi attuali continenti rappresenta una fase. L’ultimo supercontinente, la Pangea, si è frantumato circa 200 milioni di anni fa. Il prossimo, denominato Pangea Ultima (o Pangaea Ultima), dovrebbe formarsi all’equatore tra circa 250 milioni di anni, quando l’Oceano Atlantico si restringerà e un continente afro-eurasiatico fuso andrà contro le Americhe.

Modellizzando il clima del nuovo supercontinente, descritto su “Nature Geoscience”, Alexander Farnsworth dell’Università di Bristol, nel Regno Unito, e i suoi colleghi hanno scoperto che gran parte di Pangea Ultima sperimenterà temperature superiori a 40 °C, rendendola inabitabile per la maggior parte dei mammiferi. Nel momento in cui si fondono e poi si allontanano, i continenti daranno vita a un’attività vulcanica che “vomiterà enormi quantità di CO2 nell’atmosfera”, afferma Farnsworth, e che riscalderà il pianeta.

Amasia, il supercontinente prossimo venturo

Le regioni al centro del supercontinente, lontane dagli oceani, si trasformerebbero in deserti invivibili “se non per mammiferi molto specializzati”, dice Farnsworth. La mancanza di umidità diminuirebbe anche la quantità di silice che viene trasportata negli oceani, che di solito rimuove l’anidride carbonica dall’atmosfera.

L’aumento della radiazione solare causerà un ulteriore riscaldamento. Si prevede che all’epoca della formazione di Pangea Ultima il Sole sarà più luminoso del 2,5 per cento, poiché la stella avrà consumato una quantità maggiore di idrogeno e ridotto così il proprio nucleo, aumentando il tasso di fusione nucleare.

Nello scenario peggiore – in cui i livelli di anidride carbonica raggiungono le 1120 parti per milione, più del doppio dei livelli attuali – solo l’otto per cento della superficie del pianeta (regioni costiere e polari) sarebbe abitabile per la maggior parte dei mammiferi, rispetto all’attuale 66 per cento circa. Ciò porterebbe a un’estinzione di massa, spiega Farnsworth. “Non sarebbe solo per i mammiferi. Potrebbe riguardare anche le piante e altri tipi di vita. Che cosa ne potrebbe saltar fuori è difficile da dire. In altre estinzioni di massa sono emerse nuove specie dominanti.”

Le emissioni di carbonio causate dall’attività umana non sono state prese in considerazione dai ricercatori, che si sono concentrati sulla modellizzazione del clima a lungo termine.



Speranze di sopravvivenza

Davies, che in precedenza ha studiato la formazione di Pangea Ultima, afferma che è possibile che alcuni mammiferi sopravvivano ai cambiamenti ambientali. “L’estinzione o meno di tutti i mammiferi è solo uno dei risultati, non certo l’unico”, afferma. Non è nemmeno stabilito dove si formerà Pangea Ultima. La modellizzazione di Farnsworth ipotizza che si formerà nei caldi tropici, ma altri scenari suggeriscono che potrebbe formarsi in cima al Polo Nord, in condizioni più fredde dove la vita potrebbe prosperare meglio.

Secondo Davies, ci sono prove che la Pangea e altri supercontinenti precedenti abbiano avuto grandi deserti interni, che hanno ridotto le aree abitabili, portando a grandi estinzioni. “Si può osservare che cose simili sono accadute nell’evento di estinzione della fine del Triassico”, circa 200 milioni di anni fa.


Se gli esseri umani saranno ancora in circolazione tra 250 milioni di anni, Farnsworth ipotizza che potrebbero aver trovato dei modi per adattarsi, facendo somigliare la Terra al romanzo di fantascienza Dune del 1965. “Gli esseri umani si specializzerebbero maggiormente negli ambienti desertici, diventando più notturni o rifugiandosi nelle caverne?”, si chiede. “Ritengo che se riuscissimo a lasciare questo pianeta e a trovare un posto più abitabile, sarebbe meglio.”

Eppure il quadro potrebbe non essere tutto negativo. “Ci sono stati eventi di estinzione in passato e ce ne saranno in futuro”, conclude Davies. “Credo che la vita supererà anche questo. È solo un periodo un po’ cupo.”

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