Dissesto idrogeologico, l’Italia spende 10 volte più in post-emergenze rispetto alla prevenzione
Anbi: «Si stima che per mettere in sicurezza il territorio nazionale siano necessari oltre 33 miliardi di euro»
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La sola alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna a maggio ha provocato danni per 9 mld di euro, ad oggi solo in minima parte ristorati dallo Stato, ma i casi come questo sono purtroppo sempre più frequenti.
«Sono necessari urgenti investimenti per evitare pesanti conseguenze per l’economia del Paese – dichiara il presidente dell’associazione che riunisce i Consorzi di bonifica nazionali (Anbi), Francesco Vincenzi, intervenendo al festival del Pensiero consapevole di Piacenza – Dal 2013 al 2021 si sono spesi 20 miliardi di euro per riparare i danni post-emergenze, che sono solo una parte minoritaria delle conseguenze negative per un territorio; nello stesso periodo sono stati spesi però solo 2 miliardi circa, cioè un decimo, per interventi di prevenzione idrogeologica. È necessario invece aumentare la capacità di resilienza delle comunità attraverso infrastrutture ecocompatibili e multifunzionali, consapevoli dei molteplici interessi che, salvaguardando le priorità di legge, gravano sulla risorsa idrica».
A causa della crisi climatica in corso, gli eventi estremi stanno infatti aumentando in frequenza ed intensità, rendendo le piogge più irregolari sia nello spazio che nel tempo.
L’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche evidenzia infatti che, nei primi 7 mesi del 2023 si sono già verificati 4 uragani mediterranei, e in Italia si registra una media 11 eventi estremi al giorno.
«Se a questo quadro aggiungiamo le incognite legate alle eccezionali temperature, che ancora si registrano nelle acque del mar Mediterraneo, abbiamo la percezione di un’Italia diventata hub climatico, di cui l’uragano Daniel, che ha sconvolto la Libia, rischia di essere solo il prologo – aggiunge Vincenzi – I Consorzi di bonifica stanno realizzando, nel rispetto dei cronoprogrammi, opere per circa 2 miliardi di euro, ma è evidente che sono insufficienti e che bisogna accelerare ad iniziare dall’ormai prossimo avvio del Piano idrico nazionale. Si stima che per mettere in sicurezza il territorio nazionale siano necessari oltre 33 miliardi di euro: tanti, ma ben 7 volte in meno di quanto, stanti le attuali condizioni, saranno spesi per riparare danni senza dare prospettive di sicurezza, indispensabili per qualsiasi disegno di sviluppo».