Arrivata anche in Italia la “formica di fuoco”: l’allarme degli scienziati
Viene dal Sudamerica e ha già conquistato mezzo mondo, ma per lo sbarco in Europa ha scelto la Sicilia. È la Solenopsis invicta, detta “formica di fuoco” per la sua puntura dolorosa: 88 nidi scoperti vicino Siracusa
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“Avevamo di fronte un nemico come la nebbia o la sabbia, contro cui la forza non vale”: nel 1952, Italo Calvino descriveva così in un suo racconto la formica argentina, specie aliena e invasiva sbarcata proprio in quegli anni del dopoguerra sulla riviera ligure.
Ma un’altra e forse più pericolosa specie di formica è arrivata di recente sulle nostre coste. È la Solenopsis invicta, formica rossa altrimenti nota come “formica guerriera” o “formica di fuoco” – per le punture assai dolorose che può infliggere, causando anche gravi reazioni allergiche.
Si tratta di una delle specie più invasive al mondo. Originaria anche questa del Sud America, grazie ai trasporti marittimi ha già conquistato buona parte del globo: in meno di un secolo ha colonizzato Australia, Cina, Caraibi, Messico e Stati Uniti, mentre l’Europa finora era rimasta immune. Finora, perché uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology certifica adesso la sua presenza in Italia e in particolare in Sicilia: 88 nidi sono stati individuati non lontano da Siracusa.
La Solenopsis invicta può diffondersi in maniera estremamente rapida, con impatti notevoli sugli ecosistemi, l’agricoltura e la salute umana.
“Si tratta di un predatore generalista e nei luoghi in cui si insedia causa la diminuzione della diversità di invertebrati e piccoli vertebrati”, spiega Mattia Menchetti dell’Istituto spagnolo di Biologia evoluzionistica, che ha guidato la ricerca con la collaborazione di Università di Parma e Università di Catania. “Grazie al veleno contenuto nel loro aculeo e alle colonie che possono raggiungere centinaia di migliaia di individui, queste formiche possono avere un impatto su animali giovani, deboli, o malati”.
Dopo aver visto alcune foto scattate in Sicilia, i ricercatori sono andati a verificare la situazione sul posto. Qui hanno trovato 88 nidi in un’area di 4,7 ettari, ognuno abitato da molte migliaia di formiche operaie. Parlando con gli abitanti della zona, gli autori dello studio hanno scoperto che le prime punture dolorose risalgono almeno al 2019, quindi l’arrivo della formica di fuoco non è recente e l’estensione reale dell’area invasa è probabilmente molto maggiore. Questione di tempo, prima che arrivi quasi ovunque.
Il Dna degli insetti trovati in Sicilia sembra indicare come ceppo di provenienza le popolazioni attualmente stanziate in Cina o negli Stati Uniti.
Lo studio dice che il 7% circa del continente europeo e il 50% delle nostre città ha condizioni adatte alla diffusione della formica di fuoco. “Secondo il nostro modello ecologico – dice Menchetti – le grandi città costiere sono tra i siti più adatti ad ospitarla. E con il cambiamento climatico le aree idonee al suo insediamento aumenteranno”.
La buona notizia è che si sta già cercando di capire come fermare l’invasione.
L’unico Paese che è riuscito a eradicare la formica di fuoco è la Nuova Zelanda e i ricercatori cercano di modulare le proprie mosse su quanto ha funzionato lì e sugli sforzi attualmente in corso in Cina. “I cittadini possono svolgere un ruolo molto importante”, dice Menchetti. E ancora: “C’è bisogno di una maggiore consapevolezza, perchè il problema è già in Europa. Abbiamo bisogno di un’azione coordinata e ne abbiamo bisogno ora”.