La temperatura media giornaliera globale della superficie marina ha battuto il record del 2016
20,96° C, molto al di sopra della media per questo periodo dell’anno. Ma l’Oceano globale dovrebbe essere più caldo a marzo.
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L’oceano è un regolatore climatico vitale, svolgendo un ruolo fondamentale nel mitigare l’impatto delle attività umane sull’ambiente: assorbe circa il 90% del calore in eccesso prodotto dalle attività antropiche che viene successivamente distribuito globalmente attraverso le correnti oceaniche, rilasciandone una parte nell’atmosfera e consentendo al resto di penetrare negli strati più profondi dell’oceano. Il programma dell’Unione europea Copernicus ricorda che «Tale processo è fondamentale per mantenere l’equilibrio del sistema climatico del nostro pianeta. Tuttavia, questo processo sta mettendo a dura prova il nostro ambiente. Le conseguenze includono l’assottigliamento del ghiaccio marino e delle piattaforme di ghiaccio, gravi impatti sulle specie e sugli habitat marini e un preoccupante aumento degli eventi meteorologici e climatici estremi, come le ondate di caldo marino».
Ma, secondo il Copernicus Climate Change Service (C3S), «questa settimana la temperatura media giornaliera globale della superficie marina ha battuto il record del 2016», raggiungendo i 20,96° C, molto al di sopra della media per questo periodo dell’anno.
Il nuovo record di temperatura media batte quello stabilito nel 2016, quando la fluttuazione climatica naturale di El Niño era in pieno svolgimento e nella sua forma più potente. Da poco è iniziato un altro El Niño, ma gli scienziati dicono che è ancora debole, il che significa che nei prossimi mesi le temperature degli oceani dovrebbero aumentare ulteriormente al di sopra della media.
Samantha Burgess del C3S fa notare che «Dovrebbe essere marzo il momento in cui gli oceani a livello globale sono più caldi, non agosto o settembre. Il fatto che abbiamo visto questo record ora mi rende nervosa su quanto più caldo l’oceano potrebbe diventare tra oggi e il prossimo marzo. Più bruciamo combustibili fossili, più calore in eccesso verrà assorbito dagli oceani, il che significa ci vorrà più tempo per stabilizzarli e riportarli al punto in cui si trovavano».
Il nuovo record della temperatura superficiale oceanica fa seguito a una serie di ondate di caldo marino che quest’anno hanno colpito nel Regno Unito, nel Nord Atlantico, nel Mediterraneo e nel Golfo del Messico e la Burgess evidenzia che «Le ondate di caldo marino che stiamo vedendo si stanno verificando in luoghi insoliti dove non ce le aspettavamo».
Kathryn Lesneski, che sta monitorando un’ondata di caldo marino nel Golfo del Messico per la National Oceanic and Atmospheric Administration Usa (Noaa) f ha detto che «L’acqua sembra un bagno caldo quando ci si tuffa. Attualmente, c’è un diffuso sbiancamento dei coralli nelle barriere coralline poco profonde in Florida e molti coralli sono già morti».
In Florida, la scorsa settimana la temperatura della superficie del mare ha raggiunto i 38,44° C, paragonabile a quella di una vasca da idromassaggio. La Noaa fa notare che «Normalmente le temperature dovrebbero essere comprese tra 23 e 31° C».
E Matt Frost del Plymouth Marine Lab ha detto a BBC News che con l’inquinamento e la pesca eccessiva «Stiamo sottoponendo gli oceani a uno stress maggiore di quanto abbiamo mai fatto in qualsiasi momento della storia».
Mike Burrows, che sta monitorando gli impatti delle ondate di calo sulle coste del mare scozzese con la Scottish Association for Marine Science, sottolinea che «E’ preoccupante vedere che questo cambiamento sta avvenendo così rapidamente. Tra agosto 2022 e aprile 2023 , nel Regno Unito abbiamo avuto un’ondata di caldo marino di 247 giorni». Secondo il Met Office e l’Agenzia spaziale europea, a giugno le temperature nelle acque del Regno Unito erano da 3° a 5° C sopra la media.
L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) aveva già avvertito che tra il 1982 e il 2016 le ondate di caldo marino sono raddoppiate in frequenza e sono diventate più intense e più lunghe.
Anche se finora gli oceani hanno assorbito il 90% del riscaldamento della Terra prodotto dalle emissioni di gas serra senza apparentemente subire troppe conseguenze, ora ci sono segnali che le temperature oceaniche potrebbero essere in aumento. Karina von Schuckmann, della Mercator Ocean International, spiega che «Una teoria è che gran parte del calore è stato immagazzinato nelle profondità oceaniche, che ora sta arrivando in superficie, forse collegato a El Niño». Mentre gli scienziati sapevano che la superficie del mare avrebbe continuato a riscaldarsi a causa delle emissioni di gas serra, stanno ancora studiando esattamente perché le temperature sono aumentate così tanto rispetto agli anni precedenti.
Quel che è certo è che le ondate di caldo marino rappresentano una minaccia sostanziale per preziosi ecosistemi, l’economia marina le attività umane che dipendono dalla salute e dall’equilibrio dei nostri oceani.
Il Copernicus Marine Service, che svolge un ruolo essenziale nel monitoraggio delle ondate di caldo nel Mediterraneo, in particolare all’interno delle aree marine protette, ricorda che «Per quanto riguarda le specie marine e interi ecosistemi, le specie vulnerabili, come i coralli, i pesci e altri organismi marini, subiscono uno stress termico, che porta a eventi di sbiancamento e a un calo significativo della popolazione. Inoltre, l’interruzione degli habitat naturali e delle catene alimentari causata da queste ondate di caldo può comportare modelli migratori alterati, un ridotto successo riproduttivo e persino lo spostamento di alcune specie».
Gli eventi MHW nel Mar Mediterraneo sono direttamente collegati al rapido riscaldamento della regione. Come evidenziato nell’ultimo Copernicus Ocean State Report 6, «Da quando sono iniziate le registrazioni satellitari negli anni ’80, la regione del Mediterraneo si è riscaldata a un ritmo superiore alla media globale». Inoltre,econdo il rapporto dell’IPCC sulla regione mediterranea, «In uno scenario di riscaldamento globale. L’intensità, il numero e l’area totale colpita dalle temperature estreme continueranno ad aumentare».
Utilizzando i dati del Copernicus Marine Service riguardanti una serie di estati, gli oceanografi di Mercator Ocean International hanno scoperto che «Le ondate di caldo marine nel Mar Mediterraneo hanno raggiunto livelli record durante i mesi estivi del 2022». Infatti, nel 2022 l’Europa è stata segnata da diverse ondate di caldo marino estive senza precedenti in tutta la regione del Mar Mediterraneo. Tra maggio e agosto del 2022, tutte le acque del Mar Mediterraneo occidentale e della regione hanno registrato almeno un’ondata di caldo marino, superando gli eventi precedenti nella regione in termini di intensità, durata e impatto totale sulla superficie.
Al Copernicus Marine Service aggiungono che «Nello stesso periodo, le anomalie della temperatura superficiale del mare sono salite a valori senza precedenti fino 4,6° C in più. Questo ha superato il precedente record detenuto dall’estate del 2003, segnando le più elevate anomalie di temperatura osservate nella regione. Un’anomalia è la differenza tra i valori medi effettivi e quelli a lungo termine. Le ondate di caldo nella regione hanno raggiunto livelli record durante l’estate del 2022, con temperature della superficie del mare che sono salite a valori senza precedenti».
I ricercatori di Copernicus concludono: «Questa ondata di caldo marino è legata al rapido riscaldamento del Mar Mediterraneo, che pone gravi minacce agli ecosistemi marini e aumenta il verificarsi di eventi meteorologici estremi. Le preziose intuizioni del servizio e le soluzioni basate sui dati consentono ai decisori di salvaguardare gli ambienti marini e promuovere lo sviluppo sostenibile nella regione, sottolineando la necessità di un’azione collettiva per proteggere i nostri oceani e la vita marina per il futuro».