1,12 milioni di anni fa un forte raffreddamento spinse gli esseri umani ad abbandonare l’Europa
Un grande congelamento precedentemente sconosciuto alla scienza ha spinto i primi esseri umani fuori dall’Europa per 200.000 anni, ma si sono adattati e sono tornati
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Il nuovo studio “Extreme glacial cooling likely led to hominin depopulation of Europe in the Early Pleistocene”, pubblicato su Science da un team di ricercatori britannici, sudcoreani e catalani potrebbe riscrivere radicalmente la storia del popolamento umano dell’Europa, infatti rivela che «circa 1,12 milioni di anni fa un massiccio evento di raffreddamento nel Nord Atlantico e i corrispondenti cambiamenti nel clima, nella vegetazione e nelle risorse alimentari hanno interrotto la prima occupazione umana dell’Europa».
Lo studio presenta prove osservative e modellistiche che documentano che «uno stress climatico senza precedenti ha cambiato il corso della prima storia umana». Alla Pusan National University spiegano che «gli esseri umani arcaici, noti come Homo erectus, si trasferirono dall’Africa all’Eurasia centrale intorno a 1,8 milioni di anni. Da lì in poi si sono diffusi verso l’Europa occidentale, raggiungendo la penisola iberica circa 1,5 milioni di anni fa (Ma). Sperimentando condizioni climatiche inizialmente piuttosto miti, questi gruppi alla fine stabilirono un punto d’appoggio nell’Europa meridionale, come documentato da numerosi fossili datati e strumenti di pietra di questo periodo. Ma data la crescente intensità dei cicli glaciali in Europa da 1,2 Ma in poi, non si sa per quanto tempo i primi esseri umani abbiano vissuto in quest’area e se l’occupazione sia stata interrotta dal peggioramento delle condizioni climatiche».
Per comprendere meglio le condizioni ambientali nelle quali vivevano le prime specie umane in Europa, il team di esperti di pollini, oceanografi, modellisti climatici, archeologi e antropologi ha messo insieme i dati di un nucleo di sedimenti oceanici profondi dell’Atlantico subtropicale orientale con un nuovo modello climatico realizzato con un supercomputer e le simulazioni di modelli di habitat che coprono il periodo dell’evento di spopolamento. Setacciando migliaia di pollini di piccole piante immagazzinati nel nucleo dei sedimenti oceanici e analizzando i composti organici sensibili alla temperatura preservati lasciati da minuscole alghe, vissute oltre un milione di anni fa, gli scienziati hanno scoperto che «circa 1,127 milioni di anni fa, il clima nell’Atlantico nord orientale e nella terraferma adiacente si raffreddarono improvvisamente di 7° C».
L’autore senior dello studio, Chronis Tzedakis dell’University College London (UCL), spiega che «questo massiccio raffreddamento segna uno dei primi eventi stadiali terminali nella documentazione paleoclimatica. Si è verificato durante l’ultima fase di un ciclo glaciale, quando le calotte glaciali si sono disintegrate, rilasciando grandi quantità di acqua dolce nell’oceano e provocando cambiamenti nella circolazione oceanica e un’espansione verso sud del ghiaccio marino».
I dati sui pollini estratti dal nucleo dei sedimenti oceanici confermano ulteriormente a questo scenario e il principale autore dello studio, Vasiliki Margari dell’Ucl, aggiunge: «Fiumi e venti portano minuscoli pollini dalla terra adiacente all’oceano, dove affondano e si depositano nelle profondità dell’oceano. Secondo la nostra analisi del polline del nucleo dei sedimenti oceanici, l’evento di raffreddamento del Nord Atlantico ha trasformato la vegetazione dell’Europa occidentale in un inospitale paesaggio semidesertico».
Per quantificare in che modo i primi esseri umani potrebbero aver reagito a un’anomalia climatica senza precedenti, gli scienziati sudcoreani dell’IBS Center for Climate Physics (ICCP) hanno condotto nuove simulazioni di modelli al computer per questo periodo. Aggiungendo acqua dolce glaciale al Nord Atlantico, Kyung-Sook Yun e Hyuna Kim dell’ICCP sono stati in grado di riprodurre le caratteristiche chiave dell’evento stadiale terminale, come il raffreddamento e l’essiccazione sull’Europa meridionale.
Axel Timmermann, direttore dell’ICCP alla Pusan National University e co-autore corrispondente dello studio, spiega a sua volta che «abbiamo quindi utilizzato questa simulazione del modello climatico globale come input per un modello di habitat umano, che determina se determinate condizioni ambientali fossero adatte o meno al primo Homo erectus. Abbiamo scoperto che in molte aree dell’Europa meridionale, le prime specie umane come l’Homo erectus non sarebbero state in grado di sopravvivere».
Anche se l’evento di raffreddamento è durato solo per circa 4.000 anni, la mancanza di strumenti di pietra e resti umani nei seguenti 200.000 anni aumenta ulteriormente la possibilità di una pausa di lunga durata nell’occupazione umana dell’Europa che è stata nuovamente ripopolata solo circa 900 mila anni fa da un gruppo che viene spesso definito Homo antecessor. Questo gruppo e i suoi discendenti erano molto più resistenti, perché erano in grado di adattarsi alla crescente intensità delle condizioni glaciali in Europa.
Timmermann conclude: «Il nostro studio sui climi del passato documenta la sensibilità della vegetazione dell’Europa meridionale e delle risorse alimentari umane ai cambiamenti di temperatura del Nord Atlantico. Questo risultato si aggiunge alla crescente evidenza che la nostra storia umana è stata modellata dai cambiamenti climatici del passato».