L’estate europea prossima ventura: il clima estremo è la nuova normalità?
Ondate di caldo più forti e più lunghe. Alluvioni, incendi e siccità più devastanti. Nuove malattie e il ritorno della malaria
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Secondo l’European environment agency (EEA) non bisogna farsi ingannare da una fine di primavera che in Italia è segnata da piogge e temporali sparsi (ma anche dall’alluvione dell’Emilia-Romagna e dai nubifragi devastanti nelle Marche e nel Mugello): «Con il nostro clima che cambia, il tempo in Europa sta diventando più estremo. Cosa potrebbe portare quest’estate in termini di ondate di caldo, siccità, inondazioni e incendi boschivi? Le prospettive generali sono pessimistiche, come abbiamo già visto lo scorso inverno e primavera. Questo rende cruciali l’adattamento e una migliore preparazione ai cambiamenti climatici».
L’EEA a ha pubblicato il rapporto ‘‘Extreme summer weather in a changing climate: is Europe prepared?” con gli ultimi dati disponibili e che approfondisce i principali eventi meteorologici estremi estivi che hanno colpito sempre più frequentemente la popolazione, l’economia e la natura europee. L’agenzia ambientale europea spiega che «Gli utenti possono esplorare mappe e grafici interattivi con informazioni su ondate di caldo, inondazioni, siccità e incendi e sull’aumento di malattie sensibili al clima come la febbre dengue. I briefing su ciascuno di questi estremi ripercorrono gli eventi passati, cosa possiamo aspettarci in futuro secondo le proiezioni scientifiche e quanto siamo preparati ad affrontarli, presentando anche esempi e migliori pratiche in tutta Europa. Lo scopo del prodotto web è fornire informazioni e dati aggiornati per sensibilizzare i decisori e il pubblico sull’urgente necessità di affrontare il cambiamento climatico e sostenere gli sforzi del governo in corso per mettere in atto misure di mitigazione del clima e costruire la società preparazione».
E le prospettive per l’estate non sono buone. Le ondate di caldo pericolose per la salute umana, come quelle dell’estate 2022, stanno diventando più frequenti, più lunghe e più intense e continueranno a esserlo secondo tutti gli scenari climatici. L’EEA avverte che «Nell’Europa meridionale, in particolare, potrebbero esserci più di 60 giorni estivi durante i quali le condizioni saranno pericolose per la salute umana, il che significa un numero maggiore di decessi aggiuntivi e ricoveri ospedalieri, soprattutto tra anziani e malati, a meno che non vengano prese misure di adattamento».
Le ondate di caldo sono gli eventi meteorologici estremi più mortali in Europa e l’EEA sottolinea che «L crescente vulnerabilità della popolazione europea a causa dell’invecchiamento e dell’urbanizzazione richiede l’attuazione urgente di misure per prevenire la perdita di vite umane».
E le grandi alluvioni come quelle che hanno devastato la Romagna diventeranno frequenti ed estreme. Il rapporto EEA prevede che «Gli eventi di forti precipitazioni aumenteranno sulla maggior parte dell’Europa, portando a una maggiore incidenza di inondazioni, specialmente nell’Europa nord-occidentale e centrale. Sono necessarie misure di adattamento per proteggere la società dagli impatti peggiori, come quelli causati dalle inondazioni del luglio 2021 in Germania e Belgio».
E l’EEA solleva un altro problema vistp (e negato o subito rimosso dalla politica) in Emilia-Romagna e un po’ in tutta Italia: «L’esposizione della popolazione e dei beni al rischio continua con il continuo sviluppo urbanistico e infrastrutturale nelle pianure alluvionali, mettendo spesso a rischio le popolazioni e le strutture più vulnerabili come scuole e ospedali. Tra il 1980 e il 2021, i danni dovuti alle inondazioni ammontano a quasi 258 miliardi di euro e aumentano in media ogni anno di oltre il 2%».cerca alternativamente di non guardare la politica negazionista italica: le siccità più frequenti e gravi: «Dal 2018, più della metà dell’Europa è stata colpita da condizioni di estrema siccità sia in inverno che in estate – ricorda il report EEA – La siccità del 2022 ha ridotto sostanzialmente i raccolti di colture come mais, soia o olio d’oliva. Un altro inverno secco non fa ben sperare per questa estate e le prospettive sono pessimistiche. L’inverno eccezionalmente secco e caldo ha comportato un basso manto nevoso e ha portato a poca umidità del suolo, basse portate dei fiumi e ridotto accumulo di acqua nei bacini idrici nella maggior parte dell’Europa meridionale e occidentale».
Le proiezioni climatiche a lungo termine indicano che nel corso del XXI secolo l’Europa meridionale e centrale diventerà ancora più secca e calda, con conseguenze devastanti per il settore agricolo: si prevede che, sulla base di scenari scientifici «Con 1,5 gradi Celsius di riscaldamento globale le perdite economiche totali in tutti i settori economici legati alla siccità aumenteranno entro la fine di questo secolo dagli attuali 9 miliardi di euro all’anno a 25 miliardi di euro all’anno, 31 miliardi di euro all’anno a 2° C di riscaldamento e 45 miliardi di euro a 3° C di riscaldamento».
Come stanno dimostrando i giganteschi incendi nell’Ovest del Canada che hanno soffocato New YorK col loro fumo che ha raggiunto la Norvegia, gli incendi sono sempre più diffusi. L’EEA sottolinea che «La maggior parte degli incendi in Europa sono provocati da attività umane, ma le condizioni climatiche – periodi secchi e caldi con forti venti – ne determinano l’intensità e l’impatto». Gli incendi boschivi colpiscono in gran parte l’Europa meridionale, ma sempre più anche l’Europa centrale e persino settentrionale. Paul Hedley, wildfire lead del National Fire Chiefs Council, ha detto che nel Regno Unito gli incendi stanno diventando di t ipo mediterraneo. L’EEA ricorda che «Dal 1980, 712 persone hanno perso la vita in tutta Europa a causa dell’impatto diretto degli incendi. La stagione degli incendi del 2022 è stata la seconda peggiore dal 2000, con oltre 5.000 km2 (il doppio dell’area del Lussemburgo) bruciati durante i mesi estivi (giugno, luglio, agosto) e un’area record di siti di protezione naturale Natura2000 colpiti».
Nello scenario high emissions climate change, «Il sud dell’Europa, in particolare la penisola iberica, sperimenterà un marcato aumento del numero di giorni con un elevato pericolo di incendio». Nello scenario di riscaldamento globale di +3° C, il numero di persone che vivono vicino a terre selvagge ed esposte a livelli di pericolo di incendio da alto a estremo per almeno 10 giorni all’anno aumenterà di 15 milioni (+24%) rispetto a ora.
I cambiamenti climatici stanno portando già a un aumento delle malattie sensibili al clima: «Acune specie portatrici di malattie sono diffuse in Europa (come le zecche che possono diffondere la borreliosi di Lyme o l’encefalite da zecche), mentre altre sono invasive (come l’Aedes albopictus, nota anche come zanzara tigre, che può diffondere la febbre dengue). Un clima più caldo significa che sia le specie endemiche che invasive possono diffondersi più a nord o essere presenti ad altitudini più elevate rispetto al passato».
L’areale climaticamente idoneo idoneità per la zanzara tigre si espanderà in gran parte dell’Europa, specialmente nell’Europa occidentale, che entro la fine del secolo potrebbe diventare un hot spot per l’Aedes albopictus. E in Europa potrebbe fare la sua ricomparsa la malaria a causa della diffusa presenza della specie di zanzara Anopheles che può veicolare la malattia. Il report spiega che «L’aumento delle precipitazioni e la presenza di acqua stagnante crea più habitat per le zanzare e temperature più calde aumentano il tasso di punture di zanzare e lo sviluppo del parassita Plasmodium che causa la malaria.
Ma cosa sta facendo l’Europa per prepararsi e adattarsi? La preparazione delle nostre società al cambiamento climatico si basa soprattutto sulla strategia dell’UE sull’adattamento ai cambiamenti climatici e la legge sul clima dell’UE e sulle politiche nazionali (a volte incomplete e in ritardo come quelle italiane).
L’EEA fa notare che «Tutti gli Stati membri dell’Ue, oltre a Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia (paesi membri dell’EEA) dispongono già di politiche nazionali di adattamento. L’EEA monitora la pianificazione e l’attuazione dell’adattamento nazionale utilizzando le informazioni fornite dagli Stati membri e da altre fonti». Ma l’agenzia ambientale europeaga aggiunge che «Tuttavia, si potrebbe fare di più per collegare le politiche di adattamento con le politiche settoriali, ad esempio in materia di salute. La maggior parte delle politiche nazionali di adattamento e delle strategie sanitarie riconoscono gli impatti del caldo sui sistemi cardiovascolare e respiratorio. Ma meno della metà copre gli impatti diretti del caldo come la disidratazione o il colpo di caldo».
Il rapporto si conclude con alcune raccomandazioni: «C’è un urgente bisogno di potenziare l’attuazione di misure di adattamento come i piani d’azione caldo-salute, l’aumento del numero di spazi verdi e blu (alberi e acqua) nelle città che possono abbassare le temperature e ridurre il rischio di inondazioni, o la sorveglianza e la prevenzione anticipata e gli avvisi per le malattie infettive sensibili al clima. L’adattamento è urgentemente necessario in agricoltura. Gli agricoltori possono limitare gli impatti negativi del rischio di temperature e siccità adattando le varietà delle colture, modificando le date di semina e modificando i modelli di irrigazione. Senza un ulteriore adattamento, si prevede che i raccolti e i redditi agricoli diminuiranno in futuro. L’attuazione pratica delle misure avviene spesso a livello subnazionale, pertanto l’impegno delle autorità locali e regionali per l’adattamento è fondamentale. Oltre 4.500 città, Paesi e comuni sono firmatari del Patto dei sindaci per il clima e l’energia, impegnati ad agire sull’adattamento e più di 300 regioni e autorità locali hanno firmato la Carta della EU Mission for Adaptation to Climate Change. Questo ultimo strumento dell’EEA include numerosi esempi di misure di adattamento messe in atto in tutta Europa, che provengono dal portale Climate-ADAPT dell’EEA».