La calda estate glaciale che cambiò i cicli climatici della Terra

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La calda estate glaciale che cambiò i cicli climatici della Terra

Identificato 700.000 anni fa un passaggio fondamentale per il successivo sviluppo climatico terrestre
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Lo studio “Moist and warm conditions in Eurasia during the last glacial of the Middle Pleistocene Transition”, pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori francesi, tedeschi, spagnoli e portoghesi guiidato da María Fernanda Sánchez Goñi dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes e dell’université de Bordeaux – CNRS, rivela che «Circa 700.000 anni fa, una “calda era glaciale” ha cambiato in modo permanente i cicli climatici sulla Terra. Contemporaneamente a questo periodo eccezionalmente caldo e umido, i ghiacciai polari si espansero notevolmente».

Per identificare questa connessione apparentemente paradossale, il team di ricerca europeo ha utilizzato dati geologici acquisiti recentemente insieme a  simulazioni al computer. Secondo i ricercatori, «Questo profondo cambiamento del clima terrestre è stato responsabile del cambiamento dei cicli climatici, rappresentando quindi un passaggio fondamentale nella successiva evoluzione climatica del nostro pianeta».

Le ere glaciali geologiche sono caratterizzate dallo sviluppo di grandi calotte glaciali nell’emisfero settentrionale. Lo studio ricorda che «Negli ultimi 700.000 anni, le fasi si sono spostate tra distinti periodi glaciali e caldi circa ogni 100.000 anni. Prima di allora, tuttavia, il clima terrestre era governato da cicli di 40.000 anni con periodi glaciali più brevi e più deboli. Il cambiamento nei cicli climatici si è verificato nel periodo di transizione del Pleistocene medio, iniziato circa 1,2 milioni di anni fa e terminato circa 670.000 anni fa».

Uno degli autori dello studio André Bahr dell’Instituts für Geowissenschafte dell’Universität Heidelberg, spiega che «I meccanismi responsabili di questo cambiamento critico nel ritmo climatico globale rimangono in gran parte sconosciuti. Non possono essere attribuiti a variazioni nei parametri orbitali che governano il clima terrestre».

Per le loro indagini, i ricercatori hanno utilizzato nuovi dati climatici provenienti da un carotaggio di sedimenti effettuato al largo del Portogallo e dati  di loess (un sedimento eolico molto fine) prelevati nell’altopiano cinese. Questi dati sono stati poi inseriti in simulazioni al computer e gli scienziati dicono che «I modelli mostrano una tendenza al riscaldamento e all’umidità a lungo termine in entrambe le regioni subtropicali negli ultimi 800.000 – 670.000 anni. Contemporaneamente a quest’ultima era glaciale nel periodo di transizione del Pleistocene medio, le temperature superficiali del mare nell’Atlantico settentrionale e nel Pacifico settentrionale tropicale erano più calde rispetto alla precedente interglaciale, la fase tra le due ere glaciali. Ciò ha portato a una maggiore produzione di umidità e precipitazioni nell’Europa sudoccidentale, all’espansione delle foreste mediterranee e a un aumento dei monsoni estivi nell’Asia orientale. L’umidità ha raggiunto anche le regioni polari dove ha contribuito all’espansione delle calotte glaciali dell’Eurasia settentrionale».

Bahr conclude evidenziando che queste condizioni «Hanno persistito per qualche tempo e hanno preannunciato la fase di glaciazione prolungata e di vasta portata dell’era glaciale che è durata fino al tardo Pleistocene. Tale espansione dei ghiacciai continentali è stata necessaria per innescare il passaggio dai cicli di 40.000 anni ai cicli di 100.000 anni che sperimentiamo oggi, il che è stato fondamentale per la successiva evoluzione climatica della Terra».

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