L’Europa in crisi climatica: si sta surriscaldando a velocità doppia rispetto alla media globale
Copernicus: il 2022 è stato l’anno più secco col 63% dei fiumi europei in secca, con gravi impatti su agricoltura, trasporti ed energia. Le Alpi hanno perso in un solo anno 5 chilometri cubi di ghiaccio
di Luca Aterini
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Il nuovo rapporto annuale sullo Stato europeo del clima (Esotc) elaborato da Copernicus – il programma di punta dell’Ue per l’osservazione della Terra – documenta un impatto crescente della crisi climatica in Europa, tra record di temperatura e siccità.
Nel 2022 l’Europa ha vissuto il suo secondo anno più caldo mai registrato (per l’Italia è stato il primo, ma le emissioni di gas serra continuano ad aumentare) e l’estate più rovente di sempre, portando a una diffusa siccità.
«In Europa le temperature stanno aumentando a un tasso doppio rispetto alla media globale, più velocemente di qualsiasi altro continente – avvertono da Copernicus – I dati mostrano che la media europea per l’ultimo periodo di 5 anni è stata di circa 2.2°C al di sopra dell’era preindustriale (periodo compreso tra il 1850 e il 1900)».
Il dato medio globale, riportato dall’Ipcc, per ora si ferma infatti a +1,1°C. Un’osservazione non banale in risposta a quanti ancora si domandano perché mai gli Stati europei debbano agire rapidamente e con decisione contro la crisi climatica in corso.
Mentre il dibattito politico tentenna, il clima non aspetta. Solo lo scorso anno nelle Alpi si è registrato uno scioglimento record di ghiaccio, pari a oltre 5 chilometri cubi. Le emissioni di CO2 causate dagli incendi boschivi estivi sono state le più alte degli ultimi 15 anni, mentre il tasso annuo di umidità del suolo è stato il secondo più basso degli ultimi 50.
In termini di superficie interessata dalla siccità, il 2022 è stato l’anno più secco mai registrato, con il 63% dei fiumi europei che hanno registrato flussi inferiori alla media, con importanti ricadute economiche – soprattutto per l’agricoltura, il trasporto fluviale e l’energia – oltre che ambientali e sul numero di vite umane spente prematuramente.
Basti osservare, come documenta l’Istat, che in Italia «i cambiamenti climatici stanno assumendo rilevanza crescente anche sul piano della sopravvivenza, nel contesto di un Paese a forte invecchiamento».
Anche la produzione di energia da fonti rinnovabili, da cui passa buona parte della strategia di contenimento della crisi climatica, è stata influenzata dal clima che cambia.
Da un lato l’Europa ha subito la più alta radiazione solare superficiale degli ultimi 40 anni, con una conseguente produzione potenziale di energia solare fotovoltaica superiore alla media; dall’altra la produzione potenziale di energia dall’eolico è stata inferiore alla media nella maggior parte dell’Europa, soprattutto nelle regioni centro-meridionali.
«La riduzione delle emissioni di gas serra è un imperativo per mitigare le peggiori conseguenze del cambiamento climatico – commenta Samantha Burgess per Copernicus – Comprendere e rispondere ai cambiamenti e alla variabilità delle risorse energetiche rinnovabili, come l’eolica e la solare, è fondamentale per sostenere la transizione energetica verso il NetZero. Dati accurati e tempestivi migliorano la redditività di questa transizione energetica».