Campi Flegrei: dalla deformazione del suolo 66 scosse in 7 giorni
Ingv, il numero più alto dall’inizio dell’anno. Tutte di lieve entità
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Nei Campi Flegrei si sta registrando un aumento della frequenza dei piccoli terremoti generati dal sollevamento del suolo in atto da anni nell’area: 66 le scosse documentate solo nell’ultima settimana, il numero più alto dall’inizio del 2023.
Lo rileva l’ultimo bollettino dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
“Si tratta per lo più di eventi di lieve entità, come quelli documentati la scorsa notte che hanno avuto una magnitudo massima di 2.0. Nonostante ciò – spiega il direttore dell’Osservatorio, Mauro Di Vito – questi terremoti vengono avvertiti più spesso dalla popolazione, perché sono superficiali e interessano aree più periferiche che prima erano meno colpite, come il golfo di Pozzuoli e la costa di Bagnoli”.
La frequenza delle scosse varia in funzione della rottura delle rocce provocata dalla deformazione del suolo in atto.
“Dal 2011 a oggi abbiamo avuto un sollevamento di 101,5 centimetri nel Rione Terra di Pozzuoli”, ricorda l’esperto. “Fino a novembre 2022 c’è stata una velocità di deformazione del suolo che si è attestata su un massimo di circa 15 millimetri al mese. Dopo un rallentamento nel mese di dicembre, da gennaio si è verificato un nuovo aumento con valori simili a quelli di novembre”.
La deformazione e i terremoti non sono però gli unici indicatori delle condizioni dei Campi Flegrei: ci sono anche parametri come la temperatura e il flusso di anidride carbonica che per il momento, stando ai bollettini dell’Ingv, non fanno segnare variazioni significative. Il fenomeno in atto, sottolinea Di Vito, ricorda molto da vicino l’ultima grande crisi di bradisismo avvenuta tra il 1982 e il 1984, “ma allora la velocità di sollevamento del suolo era 5-10 volte superiore a quella attuale. Anche i terremoti erano molto più frequenti: in un giorno se ne verificavano quanti ne registriamo adesso in un mese”. Per gli esperti rimane impossibile fare previsioni sul lungo termine. “Quello che possiamo fare è monitorare la situazione, aumentare e continuare a migliorare la strumentazione sul territorio e intensificare le campagne di misura”, conclude Di Vito.