In Iraq i livelli dell’acqua nei fiumi Tigri ed Eufrate sono ai minimi record

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In Iraq i livelli dell’acqua nei fiumi Tigri ed Eufrate sono ai minimi record

Cambiamenti climatici, dighe in Turchia e Iran e cattiva gestione idrica hanno causato una crisi senza precedenti
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Il governo dell’Iraq ha rivelato che  «I fiumi Tigri ed Eufrate stanno subendo un forte calo del livello dell’acqua nel sud dell’Iraq» e ha promesso misure per affrontare la carenza idrica nel Paese duramente colpito dalla siccità.

A Nassiriya, capoluogo della provincia di Dhi Qar nell’estremo sud dell’Iraq, il livello dell’Eufrate è così basso che in alcuni punti si può vedere il letto del fiume, vicino alle sponde e ai piloni dei ponti che attraversano il corso d’acqua.

L’agenzia statale INA ha scritto che «Il ministero iracheno delle risorse idriche ha avvertito che la riserva idrica del paese è in pericolo» e che  «l’Iraq ha perso il 70% delle sue quote idriche a causa delle politiche dei Paesi vicini».

Le sorgenti del Tigri e dell’Eufrate sono in Turchia e il governo irakeno accusa i governi turco e iraniano di ridurre notevolmente, con le dighe che hanno costruito a monte, la portata dei fiumi prima che entrino i Iraq. Dal 2003, l’Iraq soffre di un abbassamento del livello dell’acqua del Tigri e dell’Eufrate a causa delle politiche idriche adottate da Turchia e Iran che riducono i rilasci idrici, modificano i percorsi degli affluenti e costruiscono gigantesche dighe sul fiumi.

Il 26 febbraio, riferendosi «All’abbassamento del livello dell’acqua in alcune province meridionali», il  ministero delle risorse idriche dell’Iraq ha attribuito chiaramente la crisi idrica «Alla scarsa quantità di acqua in arrivo dalla vicina Turchia. Questo ha portato a un forte calo delle riserve idriche del Paese». Ma In Iraq c’è tensione anche tra il nord e il sud del Paese: le principali riserve idriche sono trattenute dalle dighe nel nord dell’Iraq, suscitando regolarmente l’ira delle province meridionali che si considerano dimenticate e penalizzate.

La penuria di acqua è accentuata sia dal cambiamento climatico che dalle cattive pratiche di irrigazione in Iraq, con un eccessivo sfruttamento dell’acqua dei fiumi, e lo stesso ministero accusa gli agricoltori di non rispettare le aree per i raccolti fissate quest’anno dal governo.

L’International Organization for Migration (IOM)fa notare che «La diminuzione dell’acqua dolce consente alle maree salate del Golfo Persico di penetrare nel Tigri e nell’Eufrate, che alimentano canali secondari come ad Al Hadam. L’alto contenuto di sale impoverisce ulteriormente i terreni agricoli aridi».  Anche l’arrivo di scarse piogge autunnali non è stato  sufficiente alla coltivazione dei terreni agricoli per sostenere i mezzi di sussistenza dei piccoli contadini.

L’IOM avvertiva già nel 2022 che «Il cambiamento climatico, l’aumento delle temperature e la deviazione dell’acqua del fiume significano anche che gli irakeni lottano per accedere ad acqua adeguata per l’uso nelle loro case». Questa scarsità d’acqua sta costringendo molte famiglie irakene a fuggire dal Paese per cercare una possibilità di sopravvivere. Alcuni di loro erano probabilmente tra i naufraghi morti a Crotone.

Il portavoce del ministero delle risorse idriche, Khaled Shamal, ha spiegato che «La scarsità d’acqua a causa della mancanza di piogge negli ultimi tre anni ha portato a un significativo esaurimento delle riserve idriche dell’Iraq. Dopo l’insediamento dell’attuale ministro delle risorse idriche, la riserva idrica dell’Iraq si è rivelata inferiore agli 8 miliardi di metri cubi. Il ministero sta preservando tale quantità. Quando la Turchia scarica l’acqua dalle dighe che ha costruito, raggiungono l’Iraq tra i 200 ei 250 metri cubi di acqua al secondo».

Con le precipitazioni in calo e anni di siccità che si susseguono, secondo l’Onu l’Iraq è uno dei 5 Paesi al mondo più esposti agli effetti del cambiamento climatico. Nel dicembre 2022 la Banca mondiale ha invitato l’Iraq a «Modernizzare l’irrigazione e a ripristinare e adeguare le dighe» e ha sottolineato la necessità di «Migliorare la distribuzione dell’acqua  e adottare e aumentare l’uso di un’agricoltura climaticamente intelligente».

Intanto, l’Iraq sta tentando di razionare l’acqua in base alle necessità di irrigazione agricola, acqua potabile e mantenimento in vita delle paludi. Per l’IOM , «Sono necessari interventi continui a livello di governatorato e nazionale per sfruttare le risorse esistenti e trovare soluzioni adeguate per le famiglie nelle aree più colpite».

Dopo aver lanciato l’allarme, il portavoce del ministero delle risorse idriche, Khaled Shamal, ha cercato di tranquillizzare l’opinione pubblica: «Lla diminuzione dei livelli dei fiumi Tigri ed Eufrate in qualsiasi governatorato in Iraq è una misura del ministero Il calo delle acque del Tigri e dell’Eufrate nel sud è temporaneo. Lo stoccaggio dell’acqua ha ora raggiunto fasi critiche e il ministero non può pompare grandi quantità di acqua nei fiumi.  Il ministero aumenterà la portata dei fiumi, rilasciando più acqua dalle dighe irachene di Mosul, Dukan e Darbandikhan». E ha annunciato «Risultati promettenti nei prossimi due giorni».

Ma ha ammesso che «Il ministero pompa l’acqua per fornire acqua per l’irrigazione e per coprire il fabbisogno di acqua potabile. L’Iraq riceve solo il 30% della sua quota idrica» e ha accusato i governi precedenti di «Non aver  concluso nessun accordo che obblighi Turchia e Iran a garantire le quote idriche dell’Iraq, visto che il 70% dell’acqua dell’Iraq proviene dai Paesi vicini».

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