Il sisma in Turchia avvenuto sulla intersezione tra 3 placche tettoniche
Doglioni (Ingv), il suolo si è spostato di almeno 3 metri
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E’ stata una delle due grandi faglie presenti in Turchia, quella Est Anatolica, a scatenare il terremoto di magnitudo 7.8 avvenuto nella notte e che finora ha fatto registrare una ventina di repliche, la principale delle quali di magnitudo 6.7 e molte di magnitudo oltre 5.
“Il sisma è avvenuto sulla faglia Est Anatolica, nel punto triplo nel quale convergono il blocco anatolico, quello arabico e quello africano”, ha detto all’ANSA il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
“Lungo questa faglia – ha proseguito – avviene un movimento orizzontale, ossia di tipo trascorrente. E’ una faglia che corre dal Mediterraneo verso Nord-Est, quasi fino al Mar Nero, e si ricongiunge con faglia Nord Anatolica che arriva fino a Istanbul”.
La faglia “è probabilmente arrivata a deformare la costa.
Si sono infatti osservate anomalie nel livello del mare in tre punti, in Turchia e a Cipro che hanno fatto scattare l’allerta tsunami. Per tutta la notte – ha detto ancora Amato – abbiamo seguito la situazione attraverso i punti di osservazione in Turchia, Grecia e Cipro. In Italia l’arrivo di un’onda di tsunami era previsto intorno alle 6:30 nelle zone a Sud-Est, ma poi l’allerta è stata chiusa”.
Nelle aree colpite dal terremoto in Turchia il suolo si è spostato di almeno tre metri, ma solo i dati dei satelliti, quando saranno disponibili, potranno fornire la misura precisa, ha detto all’ANSA il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni.
Il terremoto, ha proseguito, è stato generato dalla faglia Sud-Est anatolica, “una delle più attive nel Medio Oriente, insieme a quella del Mar Morto che attraversa Siria, Libano Israele e Giordania e che separa la placca Araba da quella Africana”. E’ avvenuto un movimento di tipo transpressivo”, vale a dire che è avvenuto un movimento di tipo trascorrente, ossia in senso orizzontale, durante il quale è avvenuta anche una compressione fra la placca Anatolica e quella Araba”, ha osservato Doglioni. “Il movimento – ha aggiunto Doglioni – si è esplicitato con almeno tre metri di rigetto.
Lo spostamento, di almeno tre metri, è avvenuto nella zona massima di movimento”. Misure più precise, ha concluso il presidente dell’Ingv, “saranno disponibili non appena avremo i dati satellitari, al momento abbiamo a disposizione solo modelli numerici”.