Gli oceani hanno superato il record di calore per il quarto anno consecutivo
Nel 2022 hanno raggiunto i livelli più caldi mai registrati per il quarto anno consecutivo, alimentando l’innalzamento del livello del mare e contribuendo a disastri climatici
di Chelsea Harvey/E&E News
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Secondo un nuovo rapporto di un folto gruppo di scienziati, nel 2022 gli oceani hanno raggiunto i livelli più caldi mai registrati per il quarto anno consecutivo. I precedenti record di calore sono stati battuti nel 2021, 2020 e 2019, e tutti i sei livelli più caldi si sono verificati negli ultimi sei anni.
È un segnale inquietante della velocità con cui il mondo si sta riscaldando.
Gli oceani del mondo sono enormi serbatoi di calore: assorbono fino al 90 per cento del calore in eccesso nell’atmosfera. E poiché l’aria si sta riscaldando rapidamente, a causa delle emissioni di gas serra, gli oceani assorbono sempre più calore con il passare del tempo.
Il nuovo rapporto è stato pubblicato mercoledì 11 gennaio, pochi giorni dopo che gli scienziati del Copernicus Climate Change Service (CCCS) europeo avevano annunciato che il 2022 è stato il quinto anno più caldo del pianeta. Secondo il CCCS, anche gli anni 2016, 2020, 2019 e 2017 si sono classificati tra i primi cinque.
Il tutto fa parte di un modello a lungo termine di riscaldamento del pianeta, sia degli oceani che dell’atmosfera.
Il rapporto sugli oceani, coordinato da Lijing Cheng dell’Accademia cinese delle scienze, osserva che dal 1958 – quando gli scienziati hanno iniziato a effettuare misurazioni affidabili del calore degli oceani – ogni decennio è stato più caldo del precedente. E nel tempo il riscaldamento ha subito un’accelerazione. Dalla fine degli anni ottanta, la velocità con cui l’oceano accumula calore è aumentata da tre a quattro volte.
Alcune aree si stanno riscaldando più velocemente di altre. Quattro grandi bacini hanno raggiunto i propri record regionali di calore nel 2022, tra cui il Pacifico settentrionale, l’Atlantico settentrionale, il Mar Mediterraneo e l’Oceano meridionale.
Ma non è tutto. Il rapporto rileva anche che gli oceani sono sempre più stratificati, il che significa che le masse d’acqua calde e fredde non si mescolano più così facilmente e rimangono invece bloccate l’una sull’altra, come gli strati di una torta.
La stratificazione può rendere più difficile il trasporto di calore, ossigeno e nutrienti vitali attraverso la colonna d’acqua. Questo può danneggiare gli ecosistemi marini e intrappolare il calore vicino alla superficie dell’acqua, dove può finire per riscaldare ulteriormente l’atmosfera.
L’aumento del calore degli oceani ha altre gravi implicazioni per il resto del pianeta.
Quando si riscalda, l’acqua si espande. Ciò significa che gli oceani occupano più spazio e immagazzinano più calore, contribuendo all’innalzamento del livello dei mari.
Il riscaldamento degli oceani contribuisce anche al cambiamento degli andamenti meteorologici in tutto il mondo. Gli oceani hanno una grande influenza sui cicli idrologici del mondo, contribuendo a siccità più intense in alcuni luoghi e a precipitazioni più estreme in altri. Le acque calde forniscono anche energia ai cicloni tropicali, aumentando l’intensità degli uragani.
L’anno scorso è stato un anno da record anche per il clima estremo in tutto il mondo. L’Europa ha visto un caldo estivo senza precedenti. La Cina ha sperimentato una siccità record. Gli Stati Uniti hanno subito ondate di calore, incendi, inondazioni e uragani. Secondo un recente rapporto della statunitense National Oceanic and Atmospheric Administration, nel 2022 gli Stati Uniti hanno subito 18 disastri legati al clima, ognuno dei quali ha superato il miliardo di dollari di danni.
Secondo i modelli climatici, con il continuo riscaldamento del pianeta questi schemi continueranno. Nel frattempo, gli oceani continueranno ad assorbire costantemente più calore.
“Finché non raggiungeremo emissioni nette zero, il riscaldamento continuerà e continueremo a battere i record di contenuto termico degli oceani, come è successo quest’anno”, ha dichiarato in un comunicato il coautore dello studio Michael Mann, climatologo dell’Università della Pennsylvania. “Una migliore consapevolezza e comprensione degli oceani è alla base delle azioni per combattere il cambiamento climatico.”
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(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su “Scientific American” il 12 gennaio 2023. Traduzione ed editing a cura di “Le Scienze”. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)