Antartide: si è staccato un nuovo iceberg grande cinque volte l’isola di Malta

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Antartide: si è staccato un nuovo iceberg grande cinque volte l’isola di Malta

Visto dagli occhi dei satelliti europei, era monitorato dal 2012
www.ansa.it

Nuove immagini dell’iceberg che il 22 gennaio scorso si è staccato dalla piattaforma di ghiaccio Brunt, in Antartide, arrivano dagli occhi dei satelliti europei Sentinel di Copernicus, il programma di osservazione della Terra gestito da Commissione europea e Agenzia spaziale europea (Esa): le foto scattate mostrano l’estensione del nuovo iceberg, grande 1.550 chilometri quadrati, cinque volte l’isola di Malta, e spesso circa 150 metri.

L’enorme pezzo di ghiaccio ha preso il largo dopo che la frattura nota come Chasm-1 si è estesa completamente verso Nord: la frattura era sotto controllo fin dall’inizio del 2012, quando cominciò a mostrare segni di attività dopo essere rimasta dormiente per decenni, ed era solo questione di tempo prima che incontrasse quella di Halloween (così chiamata perché è stata vista per la prima volta ad Halloween del 2016).
Al nuovo iceberg verrà probabilmente dato il nome A-81, mentre il pezzo più piccolo che si trova a Nord sarà identificato come A-81A o A-82. “Dopo diversi anni di monitoraggio, la tanto attesa separazione dell’iceberg A81 ha finalmente avuto luogo”, commenta Mark Drinkwater dell’Esa: “È stato forse il monitoraggio più dettagliato e di più lunga durata mai avvenuto per il distacco di un iceberg da una piattaforma di ghiaccio antartica. 

La combinazione delle immagini riprese da Sentinel-2 durante l’estate – aggiunge Drinkwater – con quelle catturate dal radar di Sentinel-1 in inverno e nel resto dell’anno hanno permesso di seguire in modo dettagliato l’intero processo”.
Il distacco dell’iceberg potrebbe ora influenzare il comportamento di ciò che resta della piattaforma di ghiaccio Brunt e delle altre crepe presenti, portando ad un’accelerazione dello scorrimento del ghiaccio verso il mare: “Continueremo ad utilizzare le capacità dei satelliti Copernicus – conclude Mark Drinkwater – per seguire da vicino il comportamento e la stabilità della piattaforma”.

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