Siccità in Perù: scomparse due lagune, e molte altre a rischio (VIDEO)

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Siccità in Perù: scomparse due lagune, e molte altre a rischio (VIDEO)

Grave crisi idrica a causa del “triplo episodio” di La Niña, che potrebbe durare fino a marzo 2023]
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La laguna di Cconchaccota, situata nella regione peruviana di Arequipa, è scomparsa a causa della grave siccità che imperversa da ottobre  e non è l’unico specchio d’acqua svanito nel distretto di Progreso: anche la laguna di Taqraqocha si è estinta per la mancanza di piogge e la comunità indigena  Cconchaccota ha lanciato l’allarme sull’imminente disseccamento delle lagune di di CCarcca Qocha, Chullumpi e Millpoqocha.

Dato il totale esaurimento delle risorse idriche, la fauna e la flora locali sono in grave pericolo di estinzione: i pesci e le piante delle lagune sono scomparsi, mentre altre specie che dipendevano dall’acqua delle lagune sono minacciate. Gli ambientalisti dicono che almeno 70 specie di animali che vivono  nell’area sono in pericolo.

Come ha detto un abitante di Progreso  a Radio Titanak, «Prima c’era la carestia, ora sta succedendo la stessa cosa. Qui nella nostra laguna c’erano i pesciolini e tutti i nostri animali, adesso non c’è niente, erba da mangiare, come vedi, non c’è niente».

A Cconchaccota non c’è acqua potabile, fognature o servizio telefonico e,  nonostante quest’anno la regione a cui appartiene abbia ricevuto finora  50,4 milioni di dollari per lo sfruttamento della gigantesca miniera di rame di La Bambas, la nona al mondo, per più di due mesi le richieste di aiuto alle autorità non hanno avuto risposta.

Le stazioni radio rurali nelle Ande e una stazione televisiva nazionale hanno prestato poca attenzione alla siccità. A smuovere la situazione ci è riuscito  Grisaldo Challanca, un giovane agricoltore di Cconchaccota  che ha utilizzato il suo cellulare per registrare video, montare e preparare un reportage sulla siccità che ha poi pubblicato su una pagina Facebook. Challanca ha ricordato che ha dovuto salire a 4.500 metri di altitudine per avere una connessione internet.

La risposta tardiva delle autorità regionali è arrivata solo a fine novembre con la consegna di avena da foraggio per pecore, bovini e camelidi sopravvissuti. Ora nella zono c’è un team dell’Instituto Nacional de Defensa Civil che sta fornendo assistenza, supporto tecnico per le azioni di risposta e aiuti umanitari alla comunità locale. Ma per la comunità Cconchaccota si tratta di interventi ancora insufficienti.

Gli esperti affermano che le Ande del sud-est del Perù stanno vivendo il loro periodo più secco da quasi mezzo secolo. Secondo i dati ufficiali, già a ottobre c’era una marcata assenza di pioggia simile a quella dello stesso mese del 1976. «E’ un valore record ». aveva detto all’Associated Press il climatologo Yuri Escajadillo del Servicio Nacional de Meteorología e Hidrología de Perú (Senamhi). Lo Standardized Precipitation Index (SPI) -utilizzato a livello internazionale per definire la siccità su una serie di scale temporali-  a nelle aree colpite c’era un valore di -2  cioè “estremamente secco”.

Secondo il Senamhi, questa devastante siccità che colpisce il centro-sud e nel nord del Paese  è dovuta «All’ingresso di una massa di aria secca dal Pacifico che inibisce la formazione di nuvole temporalesche».

E’ una situazione drammatica: la mancanza di pioggia colpisce più di 3.000 comunità nelle Ande centrali e meridionali del Perù che vivono accanto a lagune e torrenti che finora sono stati fonte di cibo e acqua e che stanno scomparendo velocemente.

Le pecore morte punteggiano gli altipiani con rada erba gialla, dove vagano agnelli così deboli che riuescono a malapena a stare in piedi. Un bambino pastore 12enne, John Franklin Challanca ha detto all’AP che solo la sua famiglia ha avuto 50 pecore morte: «Gli animali che sono ancora vivi sono pelle e ossa».

La siccità sta colpendo duramente anche alcune aree in Bolivia, Paraguay e  anche in Argentina dove ci sono 22 milioni di ettari in “grave siccità”, soprattutto nella principale regione agricola.

In  Perù e Bolivia, i contadini che vivono lungo il  lago Titicaca o sulle colline che gli abitanti indigeni considerano dei, pregano per chiedere la pioggia. Nella chiesa evangelica di Cconchaccota, Rossy Challanca ha detto all’AP che «La siccità è una punizione per i peccati dell’uomo. E’ un chiaro segno della fine del mondo che presto arriverà insieme a pestilenze, guerre e carestie».

Ma gli esperti sanno che la laguna si è prosciugata perché era profonda meno di un metro e perché dipende esclusivamente dall’acqua piovana. Intervistato dall’AP, Wilson Suárez, professore di idrologia e glaciologia montana all’ Universidad Nacional Agraria La Molina, ha evidenziato che «Tutte queste caratteristiche costituiscono un cocktail ideale per il prosciugamento delle piccole lagune delle alte zone andine. Con una profondità media di mezzo metro, saranno sempre soggette alla radiazione solare,  con grandi perdite per evaporazione».

Suárez, che è anche ricercatore Senamhi e studioso delle Ande meridionali, ha sottolineato che «La perdita delle lagune provoca un impatto economico sui contadini della comunità alle quali per anni lo specchio d’acqua ha garantito l’idratazione del loro bestiame. Questo deve metterli in guardia sul fatto che i tempi stanno cambiando. Una siccità non è facile da gestire… il clima sta cambiando».

E, in un’intervista a La República, la vicedirettrice per la Predicción Climática  del Senamhi , Grinia Ávalos, gli dà ragione: «La carenza di precipitazioni non era stata così marcata nel paese dal 1976. Questo è dovuto al “triplo episodio” di La Niña».

Ad agosto, la World meteorological organitaion aveva avvertito che il 2022 sarebbe stato il primo anno dal 1950 in cui il fenomeno La Niña si sarebbe verificato per il terzo anno consecutivo a livello globale.

La Niña è un fenomeno naturale che (al contrario di El Niño che innesca un aumento delle temperature) provoca un notevole raffreddamento delle acque superficiali dell’oceano nel Pacifico equatoriale, centrale e orientale, ma la Wmo evidenzia che l’episodio di una Niña così prolungato e anomalo può anche essere attribuito all’aumento della temperatura globale come conseguenza dell’attuale crisi climatica.

Il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas, ha sottolineato che «Questo persistente episodio di La Niña sta prolungando le condizioni che causano siccità e inondazioni nelle regioni colpite». Secondo le proiezioni della Wmo, c’è una probabilità del 60% che La Niña duri fino a marzo 2023 e una probabilità del 75% che continui da dicembre 2022 a febbraio 2023.

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