Le ondate di caldo marine potrebbero ridurre la sopravvivenza dei coralli del Mediterraneo

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Le ondate di caldo marine potrebbero ridurre la sopravvivenza dei coralli del Mediterraneo

Le ondate di caldo marine hanno un maggiore impatto su corallo rosso che sulla gorgonia bianca
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Lo studio “Lethal and sublethal effects of thermal stress on octocorals early life-history stages”, pubbicato su Global Change Biology da un team di ricercatori dell’Universitat de Barcelona (UB) e della School of Aquatic and Fishery Sciences dell’università di Washington – Seattle, conferma che «I cambiamenti climatici globali e, in particolare, il riscaldamento degli oceani, hanno fatto aumentare ogni anno la frequenza e la gravità delle ondate di caldo marino, con gravi conseguenze per la stabilità e la resilienza delle popolazioni di corallo».

Lo studio è però andato oltre, analizzando l’impatto dell’improvviso aumento delle temperature sui primi stadi di vita di due specie chiave del Mediterraneo: il corallo rosso (Corallium rubrum) e la gorgonia bianca (Eunicella singolare) e i risultati dimostrano che «Lo stress termico ha ridotto drasticamente la sopravvivenza delle larve di corallo rosso e anche la capacità di dispersione delle larve di gorgonie, il che potrebbe avere implicazioni per la sopravvivenza delle popolazioni adulte del Mediterraneo, dove svolgono un ruolo importante nel sostenere la biodiversità marina».

Cristina Linares, del Departament de Biologia Evolutiva, Ecologia i Ciències Ambientals de la Facultat de Biologia e dell’Institut de Recerca de la Biodiversitat (IRBio) dell’UB, che ha guidato lo studio insieme a Núria Viladrich, ricercatrice Marie Curie all’UB e dell’università di Washington – Seattle, evidenzia che «Sebbene precedenti studi sperimentali abbiano rilevato che le colonie adulte delle specie studiate sono per lo più resistenti allo stress da caldo, i nostri risultati nelle fasi iniziali suggeriscono che la persistenza e la connettività delle popolazioni locali possono essere gravemente compromesse dall’aumento della frequenza e dell’intensità delle ondate di caldo. Inoltre, poiché molti coralli svolgono un ruolo strutturale nell’aumentare la diversità degli ecosistemi marini, i cambiamenti nei loro processi riproduttivi potrebbero portare anche a una drastica perdita di biodiversità, che colpirebbe centinaia di specie associate, il che, in ultima istanza, può anche finire per minacciare risorse economiche dirette, come la pesca o attività ricreative come le immersioni».

Lo studio si è concentrato su due specie di ottocoralli endemiche del Mediterraneo che svolgono un ruolo chiave nel loro ambiente, in quanto sono entrambe considerate “specie ingegneristiche” degli ecosistemi marini. La Viladrich, che fa parte del Conservation Biology Research Group in Marine Ecosystems (MedRecover), spiega che «Hanno un importante ruolo strutturale e funzionale perché formano complesse strutture tridimensionali che generano eterogeneità spaziale e forniscono un habitat adatto a centinaia di specie associate, molte delle quali hanno un alto valore economico, come le aragoste e molte altre larve di pesci commerciali che si rifugiano dalla predazione nascondendosi nella struttura tridimensionale di coralli, gorgonie e anche spugne. Le comunità formate da queste specie, infatti, sono conosciute come “foreste di animali marini”, poiché, proprio come gli alberi nelle foreste terrestri, aumentano prepotentemente la biodiversità dell’ecosistema».

Ma questo complesso ecosistema marino è sempre più influenzato dai cambiamenti climatici. Il Mar Mediterraneo è una delle regioni a più rapido riscaldamento al mondo: l’aumento è di 0,41° C per decennio, un tasso di riscaldamento tra le 3 e le 6 volte superiore a quello degli oceani su scala globale. «In questo contesto – fanno notare all’IRBio – la capacità di prevedere la vulnerabilità e la resilienza dei coralli nelle diverse fasi della vita durante eventi estremi è essenziale per comprendere l’effetto del cambiamento climatico globale sulla distribuzione delle specie, stimare il potenziale di adattamento e progettare efficaci strategie di gestione».

Per studiare gli effetti di questo aumento delle temperature, i ricercatori hanno raccolto 10 colonie di gorgonie bianche e 10 colonie di corallo rosso nel Parc natural del cap de Creus (Girona) prima della prevista stagione di rilascio delle larve. Hanno quindi monitorato la sopravvivenza delle larve in una camera sperimentale a varie temperature: 24° C, la temperatura osservata durante le ondate di caldo mediterraneo degli ultimi anni; 26° C, la temperatura che si prevede raggiungeranno le future ondate di caldo, e 20° C, che è la temperatura di controllo. Oltre alla sopravvivenza delle larve, sono stati valutati aspetti come il tasso di insediamento, il tasso di sopravvivenza post-insediamento, la biomassa larvale e il consumo di energia delle larve.

Alla fine dello studio, i ricercatori hanno scoperto che «Mentre l’aumento della temperatura non ha causato effetti negativi significativi sulle larve di gorgonie bianche, la sopravvivenza delle larve di corallo rosso è stata drasticamente ridotta. In particolare, lo stress termico riduce la sopravvivenza delle larve di corallo rosso, che, legato ai marcati impulsi di reclutamento presentati dalla specie, potrebbe comprometterne la capacità di recupero e di far fronte ai cambiamenti climatici».

Al contrario, la gorgonia bianca ha mostrato una maggiore tolleranza al calore, ma anche effetti potenzialmente negativi: «Le larve hanno presentato un’elevata resistenza all’aumento della temperatura, con tassi di sopravvivenza e di insediamento simili. Ma le loro larve si sono insediate più rapidamente e, quindi, più vicine alla popolazione nativa, limitando così la loro dispersione e la connettività genetica tra le popolazioni».

all’IRBio  sottolineano che «Questi risultati suggeriscono che la gorgonia bianca potrebbe essere una “specie vincente” nelle future condizioni climatiche del Mar Mediterraneo, in quanto rafforzano studi precedenti che hanno mostrato l’elevata resistenza termica delle colonie adulte di questa gorgonia. Invece, se le ondate di caldo continuano e non vengono attuati rigorosi piani di conservazione e gestione, la persistenza delle popolazioni di corallo rosso è a maggior rischio. La minaccia alla sua vitalità è ulteriormente aggravata dal fatto che il corallo rosso è una specie altamente minacciata a causa del suo utilizzo nell’industria della gioielleria e, di conseguenza, è stato ed è tuttora sovrasfruttato in diversi Paesi del Mediterraneo. Ma i risultati dello studio  aiuteranno anche a comprendere meglio il comportamento e il futuro delle comunità bentoniche nel Mar Mediterraneo e, quindi, possono contribuire a sviluppare le politiche di gestione e conservazione che meglio si adattano a queste comunità».

Gli autori della ricerca scrivono che «Il nostro studio fornisce dati empirici che possono essere utilizzati per proiettare le dinamiche della popolazione e la demografia di entrambe le specie di ottocoralli in scenari futuri di cambiamento climatico globale basati su modelli. Queste simulazioni possono essere utilizzate per progettare misure per preservare queste specie endemiche insieme alla biodiversità loro associata».

Inoltre, lo studio sottolinea che «Le cause biologiche degli effetti del caldo sulle larve potrebbero essere molto più complesse di quanto si pensasse». Precedenti studi indicavano che la dimensione delle larve, la presenza di simbionti larvali (come nel caso della gorgonia bianca) e la qualità della covata (cioè biomassa e consumo di energia) spiegherebbero il grado in cui lo stress termico colpisce le larve. Ma i ricercatori affermano che «I risultati dimostrano che le risposte biologiche potrebbero essere molto più complesse perché, a differenza della gorgonia bianca, le larve di corallo rosso non hanno simbionti algali, e quindi l’aumento dei tassi di mortalità causato dall’aumento della temperatura non è in relazione all’esaurimento dell’energia endogena».

Però, i risultati dello studio hanno mostrato anche che la sopravvivenza delle larve allo stress termico dipendeva dal giorno di rilascio nelle due specie studiate e i ricercatori concludono: «Questo evidenzia l’importanza di considerare il giorno del rilascio delle larve per prevedere meglio il successo e la vitalità delle future popolazioni di coralli».

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